Gli incendi, durante l’estate, hanno bruciato 245.290 acri dei 424.280 del parco nazionale della Foresta Dadia-Lefkimis-Soufliou, situato nel dipartimento della Tracia Evros a nord-est della Grecia, al confine con la Turchia europea. In realtà, gli incendi, fino al 2 settembre 2023, hanno bruciato oltre 1.726.260 acri e costretto all’evacuazione migliaia di residenti e di visitatori.
A causa degli incendi boschivi, hanno trovato la morte 28 persone, fra le quali i due piloti dell’aeronautica militare che operavano con i Canadair: il loro aereo si è schiantato a Evia.
Questa catastrofe era ancora in atto quando è venuta ad aggiungersi la terribile perturbazione dell’uragano, denominato “Daniel”, che in quattro giorni (dal 5 all’8 settembre) ha portato alla disperazione gli abitanti delle zone colpite, a Volos, Larissa, Karditsa, Pelion e Skiathos, e ha causato fenomeni alluvionali che hanno trasformato gran parte della campagna della Tessaglia, nella Grecia centrale, in un immenso lago paludoso. Sono 15 sono le persone decedute e incalcolabile il numero degli animali morti.
Enorme è inoltre la distruzione della rete infrastrutturale: strade, ponti, rete idrica ed elettrica. La città di Volos ha visto distrutta quasi totalmente la sua rete idrica. Centinaia sono le case completamente immerse nell’acqua, quindi inagibili, o travolte dalle acque e quindi scomparse del tutto.
Tutto ciò nel momento in cui il paese fa degli enormi sforzi per sanare le ferite economiche e sociali del decennio scorso, senza dimenticare la stagione del Covid.
In poche parole, il danno economico e ambientale e il forte impatto sociale è, a dir poco, enorme, quasi insopportabile per una nazione delle dimensioni della Grecia.
Le nuove carte di identità
Come non bastasse questa «catastrofe biblica» – così l’hanno definita i mass-media –, il 10 settembre scorso, nella Piazza centrale di Atene, Syntagma, di fronte al parlamento greco, e una settimana prima a Salonicco, hanno avuto luogo manifestazioni di protesta contro le nuove carte di identità, che entreranno in vigore dal 25 settembre prossimo.
Da mesi è in corso una “campagna” sui social media, orchestrata da teorici della cospirazione, composta dall’estrema destra religiosa, cioè dagli ortodossi ultraconservatori e fondamentalisti, dall’estrema destra politica e da gruppuscoli anarchici e antisistema, i quali sostengono che, dopo il chip inoculato nelle persone attraverso i vaccini contro il coronavirus, il processo si completerà con le nuove carte di identità.
La loro tesi è che lo Stato sta compiendo un ulteriore passo nel monitoraggio generale dei cittadini.
Molti, tra il clero, spiegano che questi chip memorizzano un numero per ogni cittadino. In questa cifra è nascosta la sequenza numerica 666, simbolo apocalittico di Satana: «I nuovi documenti di identità avranno un chip e così sarà possibile seguire ogni nostro movimento». Molti pensano che tutte queste cose siano opera del diavolo e che quindi stia per cominciare il regno dell’Anticristo. Tutto come prevede il “nuovo ordine delle cose”.
Di fronte a questa situazione, per evitare la catastrofe, si deve resistere e perciò conservare le vecchie carte d’identità. C’è quindi una corsa per rinnovare le carte di identità di vecchio tipo. Questa operazione è valida sino al 25 settembre e permetterà di evitare così il pericolo di essere segnati con il numero dell’Anticristo, il 666. Questa corsa è particolarmente accentuata nelle aree conservatrici del Paese. A questo scopo si organizzano addirittura delle comitive.
La storia si ripete come una barzelletta, in un tempo inopportuno.
Qui si tocca il ridicolo. Non vogliono avere le carte d’identità del nuovo tipo, ma vogliono avere le carte d’identità del vecchio tipo, cioè quelle stesse carte di identità contro le quali erano scesi nelle strade e nelle piazze nel 2001, allorché il governo Simitis aveva deciso di rilasciare le nuove carte d’identità, senza l’iscrizione della confessione religiosa di appartenenza!
Difatti, l’attuale campagna contro le carte di identità ricorda la guerra culturale degli anni ’90, guidata dalla Chiesa ortodossa greca, quando l’allora governo del PASOK cercò di rimuovere dai dati riportati sulle carte di identità la confessione religiosa.
Per un decennio la Chiesa Ortodossa, che si considera la protettrice del sentimento religioso e patriottico greco-ortodosso, ha impedito l’attuazione della riforma. Ma alla fine, nel 2001, il Consiglio di Stato dichiarò incostituzionale l’indicazione della religione sulle carte d’identità della polizia e quindi la riforma passò.
Ora ricompaiono gli stessi argomenti di allora, le stesse citazioni bibliche e patristiche, gli stessi ambienti infervorati.
In illo tempore, la Chiesa ufficiale, con a capo l’arcivescovo Christodoulos, ha riempito le piazze di Salonicco e di Atene con milioni di fanatici religiosi che gridarono slogan divisivi e di odio, contro tutto e contro tutti quelli che, a loro parere, non erano ortodossi, minacciando direttamente il governo con… punizioni politiche da parte dei “credenti”.
In quel frangente, molti hanno visto l’occasione propizia per procedere alla separazione dello Stato dalla Chiesa o almeno all’allentamento degli strettissimi legami reciproci. Ma l’opposizione ufficiale, che all’epoca era esercitata da Nuova Democrazia, non solo non volle aderire a questo cambiamento, ma non contribuì neppure a placare gli animi e ad arginare il fanatismo e l’irrazionalità. Al contrario, andando a caccia di voti, fece sì che colui che la presiedeva in quel periodo, Kostas Karamanlis, in qualità di leader dell’opposizione (del partito più forte all’opposizione), si precipitasse tra i primi a firmare contro le allora nuove identità.
Oggi la Chiesa forse non condivide del tutto l’atteggiamento intransigente e ultraconservatore dell’allora arcivescovo di Atene Christodoulos (eravamo nel 2001), il quale si considerava protettore della patria. Adesso c’è l’arcivescovo Hieronymos, uomo dai toni pacati e aperto alle “riforme”, che però non osa uscire allo scoperto e dire con coraggio al suo popolo che il chip satanico, l’Anticristo, i piani oscuri delle forze diaboliche sono… comici, ridicoli, assurdi, che non devono impressionare i veri cristiani, e far in modo che prevalga il buon senso.
Il Santo Sinodo Permanente sulle nuove identità
Il Santo Sinodo permanente della Chiesa di Grecia del 167° Periodo sinodale, il 6 settembre scorso, a conclusione della due giorni di lavori sul tema delle identità, ha dichiarato che «le teorie secondo cui la dottrina della Chiesa ortodossa orientale di Cristo viene insultata dalla forma e dal contenuto della nuova carta d’identità» come anche l’uso delle espressioni come “imbustamento elettronico” (archiviazione di tutte le informazioni che riguardano la persona) – tutto imposto dal “nuovo ordine delle cose” e dalla “globalizzazione” che non mira a tutelare le libertà individuali dei cittadini – hanno sì una dimensione che interessa la religione, ma non comporta che la Repubblica greca, i suoi servizi e il suo governo eletto siano «strumenti dell’Anticristo».
Sempre il Santo Sinodo dichiara che il giudizio sulla legalità delle carte d’identità spetta alla magistratura del Paese, la quale si è già pronunciata, e riguarda una questione amministrativa dei rapporti tra lo Stato e i cittadini.
La questione però rimane irrisolta, è allo studio in tutte le sedi e viene rinviata ad una futura convocazione generale straordinaria della Gerarchia (il Santo Sinodo Permanente della Chiesa di Grecia è costituito dall’arcivescovo di Atene e da dodici metropoliti provinciali attivi della Chiesa di Grecia. Il Santo Sinodo permanente della Chiesa di Grecia si riunisce regolarmente la prima settimana di ogni mese. Il suo mandato dura un anno).
Le opinioni di alcuni metropoliti
Il metropolita di Corfù ha dichiarato: «Non accettiamo che la persona diventi un numero». E sottolinea che c’è la “necessità di metanoia (un cambiamento del pensare)”, per evitare che le persone siano ridotte a numeri e che la società diventi un insieme di individui che pensano e vivono “sotto la dittatura dell’elettronica”, senza fede e senza amore per Dio.
Il metropolita di Corinto, in una predica domenicale e in altre circostanze, ha dichiarato: «Come vostro padre spirituale dico no alle nuove carte di identità… Se, per le carte di identità (prive della confessione religiosa) che non volevamo (in passato), abbiamo fatto raduni e manifestazioni di piazza, ora siamo di fronte a nuove carte identità che, con gli attuali chip, non sono più innocenti delle altre. Non lasciamoci mettere le manette. Io dico no, non accetto questa libertà…».
Il metropolita di Glyfada, Antonios, come altri metropoliti, in una predicazione, ha chiesto la non entrata in vigore delle carte di identità elettroniche e che sia mantenuto l’uso del denaro contante nelle transazioni quotidiane della gente.
Gli altri pareri sono tutti dello stesso spessore e tenore.
E un partito
Si tratta del NIKI ( = Vittoria) che è un partito superconservatore legato non solo agli ambienti ultraconservatori della Grecia e del Monte Athos, dell’estrema destra sia politica sia religiosa, ma c’è anche chi pensa che sia legato a doppio filo con la Chiesa Russa e con la cerchia di Putin. Ha il 3,70% dei voti (193.124 elettori) e 10 seggi in parlamento.
Il suo presidente, il signor Dimitris Natsios, ex insegnante di religione in pensione, dichiara assolutamente giustificate le reazioni dei cittadini nei confronti delle nuove identità digitali e parla di una completo “imbustamento” dei cittadini greci: «Le reazioni, le preoccupazioni e le proteste di una larga parte del popolo greco a riguardo delle nuove identità digitali sono del tutto giustificate».
Aggiunge poi che il partito NIKI è Stato il primo a sollevare la questione delle nuove carte di identità elettroniche in Parlamento e a dichiarare fin dall’inizio la sua contrarietà assoluta. Esorta il popolo greco a non affrettarsi a ricevere le nuove carte di identità digitali. Rileva, inoltre, che «è nell’interesse del cittadino greco disporre di un mezzo di identificazione sicuro». Pertanto – afferma – «le carte d’identità possono essere estremamente sicure senza microchip, come nel caso delle patenti di guida… A tal fine, l’Unione Europea raccomanda che gli stati membri abbiano carte d’identità sicure ma non obbliga nessuno Stato a utilizzare microchip. Invece, i nuovi documenti d’identità previsti dal governo sono documenti dotati di microchip e di tecnologia di scambio-dati RFID senza contatto. Potranno, cioè, memorizzare informazioni di cui il titolare non sarà a conoscenza. Potranno essere connessi a più banche dati…».
Prosegue Dimitris Natsios: «Queste carte di identità non saranno altro che un preciso “imbustamento” del singolo cittadino. E tutto fatto da un governo che è campione nelle intercettazioni telefoniche, nelle manipolazioni e nella coercizione. Ricordiamo ancora che il partito al potere, in passato, ha fatto tante storie per non rimuovere la religione dalle carte d’identità, ma ora che le nuove carte elettroniche hanno la possibilità di archiviare tutti i nostri dati sensibili, non si muove. Questa è ipocrisia e il NIKI condanna questo atteggiamento».
Sono coinvolto nel tema, materialmente ed emotivamente. Ho parte della famiglia acquisita proprio nei luoghi colpiti dalle catastrofi, particolarmente dalle alluvioni. Molte le cose da dire, altrettante da rilevare, alcune da domandare. Da dire: seppure il tema delle carte di identità è presente, certamente non è percepito come prioritario all’interno del dibattito pubblico. Quando lo diviene è perché è utile lo divenga, distogliendo l’attenzione dai problemi reali del paese, nella migliore delle consuetudini manipolatorie dell’informazione. Le proteste di piazza Syntagma, come altrove, affondano in gangrene ben più profonde. La Grecia è una nazione affaticata, laddove non pregiudicata, nell’economia, nelle infrastrutture, nella psiche delle persone, alle quali comincia a venir meno una cosa fondamentale: la speranza. La tiene insieme una matrice di solidarietà familiare e di prossimità, caratteristica di società meno sviluppate in termine di quanto intendiamo con il termine sviluppo in occidente; aggiungerei anche un’affezione alla terra, alla cultura, quest’ultima tanto profonda, quanto sempre più lontana (si studia meno, si emigra, si cerca di sopravvivere; in questo i fasti di un tempo non aiutano). Disastro economico, conseguentemente occupazionale, disastro istituzionale, disastro infrastrutturale, disatro climatico come ultima ciliegina di una torta che sta andando a male. Una crisi continua senza soluzione di sosta e senza apparenti opportunità di ripresa. Da rilevare: una totale trasparenza della crisi greca, generalmente parlando, particolarmente in queste ultime settimane, sui media italiani ed europei. Della tragedia vissuta inTessaglia, enorme, alcuni giornali del paese non hanno fatto neppure menzione. La trasparenza informativa è più tristemente seguita da quella politica: non esiste alcun serio meccanismo di solidarietà europea. E’ la riconferma del fallimento completo di un progetto politico ed è la prova provata del fatto che gli europei non costituiscono un popolo, né sotto il profilo formale, né sotto quello sostanziale. Da domandare: cosa deve pensare un greco dell’Unione Europea? Che rilevanza ha nel dibattito dei problemi reali la querelle sulle carte di identità? Parlo sia per osservatori interni, che esterni. Chi conosce bene la Grecia sa perfettamente che essa difetta anche dell’infrastruttura tecnologica per una gestione coerente di questi strumenti. Tutto fumo e poco arrosto, mi pare. Poi possiamo parlare di quanto l’ortodossia sia a tratti rigida ed utilizzata dalla politica, da Niki, da altri che verranno, ma d’altro canto sappiamo che è proprio nel disagio, nella fatica e nella povertà che qualsiasi forma di estremizzazione prova a farsi largo.