Milano: accompagnare la vita

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“Accompagnare” è una delle azioni più ripetute nella “Proposta pastorale per l’anno 2023-2024” dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini.

Il titolo rivela l’origine di questo atteggiamento: «Viviamo una vita ricevuta. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona (Gen 1,31).

Il testo nasce dopo un attento ascolto: «La proposta che offro alla Chiesa ambrosiana è frutto di una consultazione che ha coinvolto i Consigli diocesani – pastorale e presbiterale – così come persone che, senza appartenere ai Consigli, hanno ritenuto farmi pervenire osservazioni e proposte». E sono proprio queste voci a chiedere un aiuto, «in un momento in cui una certa confusione induce più alla reticenza e all’imbarazzo che a una proposta franca del messaggio cristiano e a un accompagnamento delle persone e delle comunità sapiente e costruttivo».

Il cuore della lettera è l’invito a riconoscere la vita come vocazione ed è Gesù a rivelarne i contorni: «Ritengo che solo la relazione personale con Gesù vissuta dentro la comunità cristiana renda possibile interpretare l’identità, la vita, la responsabilità, la presenza nel mondo come la condizione per portare a compimento la propria vocazione».

La scoperta dell’amore di Dio rende riconoscenti: «La riconoscenza, che è alla base della vita intesa come vocazione, è anche la sorgente della nostra carità». Sta in questo stupore l’antidoto a quell’individualismo che mina alla base la possibilità della vita umana, anche dentro le comunità.

Da questo sguardo, l’autore dichiara esplicitamente di non voler elaborare un programma pastorale, quanto piuttosto un invito ad essere comunità credente attorno ai bisogni della vita, nei suoi passaggi decisivi. Quali in particolare?

Prima di affrontarli, una premessa chiarisce come tutto ha origine nella «santa liturgia», fonte e ispirazione della vita cristiana. È questa che rende cristiani, cioè persone che «non si ritengono migliori di nessuno. Sentono però la responsabilità di essere originali e di avere una parola da dire a chi vuole ascoltare, un invito alla gioia».

Il primo passaggio è quello dell’amore e dell’educazione affettiva. Le comunità sono invitate «a fare dell’educazione affettiva e del discernimento vocazionale una pratica in cui convergono molte competenze, scelte coerenti, proposte comprensibili». L’accompagnare si traduce in ascolto, studio e dialogo: «ciascuna persona, in qualsiasi condizione si trovi, deve essere aiutata a vivere la propria vocazione ad amare».

Il secondo passaggio è quello della fedeltà. La comunità cristiana è chiamata ad essere testimone dell’amore fedele proprio lì dove «l’enfasi sul “diritto a essere felice”, che si rivendica come giustificazione a vivere la precarietà dei rapporti, riducendo gli altri a “esperimenti” e le scelte a “esperienze”, è una delle ragioni più diffuse dell’infelicità».

Il terzo passaggio è quello del dono della vita: l’autore riconosce i tanti “angeli dell’annunciazione”, che sono presenti nel momento in cui si attende e nasce un figlio. È evocato il dramma dell’aborto.

Il quarto passaggio è quello del lavoro e della sua dignità. Un tema urgente è quello del “lavoro povero”, che crea vittime di nuove forme di povertà.

Il quinto passaggio tocca quanti si impegnano per la pace e danno la propria vita per un mondo più giusto.

Un sesto e ultimo passaggio è quello della vita anziana e fragile: la presenza numerosa delle persone anziane chiede «una “proposta pastorale” che aiuti tutti gli anziani, in ogni condizione, a vivere la loro vocazione cristiana».

Accompagnare la vita come chiamata all’amore: è questo l’invito per il nuovo anno pastorale. Ogni capitolo è sostenuto da attenzioni pastorali, che coinvolgono i centri pastorali diocesani, le famiglie, le imprese, i luoghi educativi di ispirazione cristiana, le scuole.

Si percepisce nella lettera la preoccupazione di una Chiesa che soffre per lo spaesamento culturale e valoriale e chiede un riferimento preciso al proprio vescovo.

I passaggi proposti, così importanti e delicati, chiedono alle comunità un lavoro di dialogo con la cultura e di reinterpretazione della proposta cristiana. Un lavoro tutt’altro che scontato.

Anche le comunità stesse, davanti a questa sfida, chiedono in fondo un accompagnamento.

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