Nella chiesa del santuario di Sant’Antonio a Split (Spalato), in Croazia, oltre a un grande trittico di alto valore artistico vi è un quadro che sorprende per vari aspetti. È l’opera del pittore barocco Miholvil Luposignoli, dell’inizio del 1700, certamente sotto la guida dei francescani che dal 1400 avevano assunto l’animazione di quel monastero, prima appartenente ai monaci benedettini.
Il quadro
Nella pittura si vede, in alto, Maria santissima, con le braccia incrociate, la luna sotto i piedi ed è circondata da 38 teologi, con cartigli di riconoscimento e, tra essi, appare – e qui è l’unicità di tale pittura – Maometto, il profeta dell’Islam.
Va detto che, fin dai primi secoli, vi sono state due interpretazioni della dottrina religiosa da lui (Maometto) proclamata, giudicandola alcuni come una corrente fondamentalmente cristiana, pur con vari limiti (dati anche i molti riferimenti agli eventi biblici e a Gesù), altri invece la considerano una dottrina religiosa totalmente diversa.
Questa differenza di giudizio riguardo all’Islam si ripresentò con i grandi “Ordini mendicanti” dei secoli XII e XIV ed è presente anche oggi nel dialogo interreligioso. Una testimonianza di attenzione rispettosa e di apprezzamento in un quadro di chiesa è tuttavia un fatto straordinario. Fu certamente commissionato dai frati Francescani che, assieme ad altri ordini religiosi, sostenevano l’Immacolata Concezione.
La meraviglia nasce anche per il fatto che la prima riflessione moderna di un cristiano sul ruolo di Maria madre e vergine nel Corano risale al 1845 e fu elaborata da Antonio Rosmini, noto filosofo e teologo, ora beato. Ma quello studio rimase isolato e soltanto dalla metà del 1900 nel mondo cristiano si pose attenzione, con successive pubblicazioni, all’importanza che il Corano attribuisce a Maria, come ricorda lo stesso Concilio Vaticano II.
Gli studiosi musulmani riconoscono in Maria diverse virtù come la castità, l’obbedienza, la veridicità, l’essere purificata da Dio, l’essere scelta da Dio tra tutte le donne, essere guidata dagli Angeli, ricevere cibo da Dio, portare il Messia, ma qui citerò solo i testi sull’esenzione da ogni forma di peccato, tralasciando quindi il molto spazio che è dato all’Annunciazione e al concepimento verginale di Gesù.
Nel Corano non si parla della visita a Elisabetta, del Magnificat, della presentazione di Gesù al tempio, del suo intervento alle nozze di Cana, e quindi del messaggio sociale contenuto in tali eventi, così come non si parla di Maria nel Cenacolo o sul Calvario. Non per questo mancano solidi punti di contatto con la devozione mariana dei battezzati. Rosmini scriveva nel 1848: «Ciò non pregiudica al luminoso testimonio che [Maometto] a lei rende».
Maria nel Corano
Nel libro sacro dell’Islam Maryam è menzionata 34 volte; talora brevemente come madre di Gesù, ma anche tale riferimento è segno distintivo.
Sappiamo che la cultura semitica attribuisce una grande importanza al padre di una persona e notiamo che ancora oggi [in arabo] il nome proprio appare con bin o con ibn, che significano «figlio», e quindi si riporta il nome del padre.
Il Corano parla spesso di Gesù come «ibn Maryam », figlio di Maria [una donna!]: questo è un grande onore per lei! I testi più ampi su Maria sono nelle sure 3 e 19, attribuite entrambe a un’epoca pre-Egira e troviamo brevi frasi su Maria nelle sure 4, 5, 21, come anche nelle sure 23 e 66.
Il Corano conferisce un onore speciale a due mogli di Muhammad e a Fatima, la sua amata figlia, ma Maria (Maryam) è l’unica donna menzionata per nome. La sura (capitolo) 19 porta il titolo di «Maryam» (anche se poi molti versetti non trattano di lei, ma di altri personaggi presenti nella Bibbia). Considerando i suoi privilegi, gli autori musulmani disputano se ella possieda le qualità di «profeta»: alcuni sono favorevoli, altri non giungono così lontano.
La famiglia, la nascita, la presentazione al Tempio
Consideriamo alcuni testi. Nella terza sura (che porta il titolo di “Al-Imrân”) si parla della sua nascita in una famiglia distinta: «In verità Dio ha eletto Adamo e Noè e la famiglia di Abramo e la famiglia di Imrân al di sopra degli altri uomini» (sura 3,33). Sua madre, sposata con ‘Imrân, sperava, nonostante l’età avanzata, di avere un figlio maschio. Era una famiglia eletta da Dio.
Gli studiosi musulmani del periodo classico accettano unanimemente che Imrān appartenesse alla linea genealogica del re Davide; era sposato con Anna (il suo nome non è nel Corano, ma in hadith: Hannah).
Dopo un’intensa preghiera, la coppia ricevette la gioia di una bambina, e Anna invocò Allāh affidandola a lui: «O Signore, ecco che ho partorito una femmina (Dio sapeva meglio di lei quello che aveva partorito). Il maschio non è come la femmina! L’ho chiamata Maria e pongo lei sotto la tua protezione, lei e la sua progenie, contro Satana il reietto!» (3,36).
Per assicurarsi che ricevesse un’educazione appropriata, Maria venne affidata a Zaccaria (Corano 3,44), padre di Giovanni [il Battista], poiché Zaccaria era stato scelto, con un sorteggio tra numerosi contendenti, per questa missione nei confronti di Maria.
Fu Zaccaria a portare Maryam nel santuario. Secondo la tradizione, già all’arrivo, accompagnata dai genitori, mostrò immediatamente le sue eccezionali qualità: mentre di solito le postulanti procedevano lentamente per tutti i (sette o più) gradini fino alla cima delle scale, Maria con un solo balzo raggiunse l’ultimo, dove il sommo sacerdote la aspettava. «E il Signore l’accolse di accoglienza bella e la fece germogliare del miglior germoglio» (3,37).
Sorprendeva il fatto che ogni volta che Zaccaria andava a trovarla, poteva vedere che era ben fornita di cibo. Ovviamente questo veniva dal Cielo: «E ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel santuario vi trovava del cibo e le diceva: “O Maria, donde ti viene questo?”. Ed essa rispondeva: “Mi viene da Dio, perché Dio dà della sua provvidenza a chi vuole, senza conto”» (3,37).
La prima parte di questo versetto spesso è incisa con un’accurata calligrafia araba nella cornice del mirhab, la piccola nicchia posta all’interno di ogni moschea che indica la direzione della preghiera verso La Mecca. Ne consegue che tutti i musulmani che vanno in moschea vi possono trovare menzionata Maria, ovunque nel mondo, sia pure tramite il suo pronome.
Santità unica di Maria, la purissima fra le donne
Secondo il Corano (come per il Vangelo), Maria è sempre stata fedele alla parola ricevuta da Dio. La sua fede è confermata come modello per tutti i credenti e Maria è presentata come esemplare per tutte le donne nell’Islam. Dopo tutto, la parola Islam significa abbandono fiducioso (in Dio).
Infatti, due versetti della terza sura riferiscono le parole dall’angelo al momento dell’Annunciazione: «In verità, o Maria, Dio ti ha purificata ed eletta fra tutte le donne del mondo. O Maria, sii devota al tuo Signore, prostrati e adora con chi adora!» (3,42-43).
Nella sura 19, dove si riprende il racconto dell’Annunciazione, Maria stessa dichiara: «Non sono una donna cattiva», cioè di mal costume (v. 20). E nella sura 21 è scritto: «E rammenta ancora colei che custodì la sua verginità, sì che Noi alitammo in lei del Nostro Spirito e rendemmo lei e suo Figlio un Segno per le creature» (21,91). E nella sura 66 leggiamo: «Noi insufflammo in lei del Nostro Spirito, e credette alle parole del suo Signore e nei Suoi Libri, e fu una delle donne devote» (66,12).
Il libro sacro dell’Islam dice che Dio stesso invitò Gesù a lodare sua madre. Nella quinta sura leggiamo: «E quando Iddio disse: «O Gesù, figlio di Maria, ricorda il mio favore verso di te e verso la madre tua» (5,110) o, secondo altra traduzione: «O Gesù, figlio di Maria, ricorda la mia grazia su di te e verso tua madre quando ti confermai con lo Spirito di Santità».
In un altro versetto coranico si dichiara decisamente: «Sua madre [di Gesù] era una santa» (5,75). La tradizione afferma che non fu toccata da Satana, il quale da parte sua si rammaricava che vi fossero due persone a cui non aveva mai potuto avvicinarsi: Gesù e Maria (un riferimento a ciò appare nella sura 23,50), ma soprattutto si deduce dall’accostamento di alcuni testi coranici.
La teologia islamica non conosce il concetto di «peccato originale» come eredità comune, tranne che da parte di qualche autore (gli esperti citano: Ibn Adhem, Bistami e al-Allaj); ma nei versetti 115-124 della sura quinta si mostra la disobbedienza di Adamo ed Eva (anche se il nome di Eva non appare) e nella sura 38, ai versetti 71-85 si parla della concessione di Dio a Iblis (shaitan = satana, demonio) di poter tentare fino al giorno della risurrezione della carne «tutti, salvo quelli che tra loro sono i tuoi servi puri». Lo stesso testo si trova nella sura 15,32-36, dove Dio tollera che il demonio tenti tutti «fino al giorno del giudizio, … eccetto i tuoi servi purificati».
Il diavolo non può avvicinarsi
Ora, ascoltando quanto il Corano dice circa Maria e suo Figlio, è chiaro che loro due eccellono tra i giusti e quindi il diavolo non può avvicinarsi a loro e provare a trarli in inganno. In alcune miniature di mano musulmana dedicate a Maria con il Bambino Gesù si vede appunto Iblis sullo sfondo dietro una montagnola, col volto corrucciato perché non può avvicinarsi. È un modo per esprimere che in quella madre e in quel pargolo non ci fosse ombra di male.
In questo contesto, si comprende meglio il cartiglio che Maometto mostra nel quadro di Split: «Nulla est ex Adam quam non tenuerit Satan praeter Mariam et Filium eius» (non c’è discendenza di Adam che Satana non abbia raggiunto, tranne Maria e il Figlio suo). Nel cartiglio stesso poi si legge: «Mahometo, in libro V Corani».
Come notavo, non è la traduzione di un versetto, ma il sunto di alcune sentenze che effettivamente appaiono nella quinta sura. (Qualcuno sospetta che circolasse una versione del Corano un po’ diversa dall’attuale, dato che si arrivò al 1900 per determinare il testo tipico).
Rosmini commentava che, mentre nel secolo XI, si iniziò in Occidente a disputare sull’Immacolata concezione di Maria, gli arabi del settimo secolo la credevano senza contrasto e il loro profeta «la inseriva, come articolo della sua fede, nel Corano». Citava quindi alcuni autori che affermavano che il demonio mai poté raggiungere Maria e Gesù, ma senza riferirsi a un versetto coranico specifico (come fa invece in altri passi). Infatti, quel versetto non appare negli studi più recenti come proveniente dal libro sacro dei musulmani, ma è fermamente ritenuto come asserzione propria di Maometto.
Nella 116ª sura si dice: «Allah ha proposto ai credenti l’esempio della moglie del Faraone… e di Maria figlia di Imran» (116, 11-12). La terza sura, sulla famiglia di Maria, afferma, come si notava sopra: «E quando gli angeli dissero a Maria: «O Maria! In verità Dio t’ha prescelta e t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato» (3,42). La purezza totale di Maria e la sua posizione unica tra le donne sono interpretate dagli studiosi come un’esenzione da ogni macchia di peccato, pur senza usare il termine «immacolata».
I Francescani di Split hanno anticipato i tempi e offerto una testimonianza di dialogo, pur coscienti che non in tutto la figura di Maria del Corano corrisponde a quella del Vangelo.
Addendum. Tra gli «immacolisti» del quadro di Split potrebbe esserci anche Martin Luther (forse il monaco in nero con cappuccio nell’angolo sinistro degli scanni?). In un sermone del 1522 (dunque anche dopo la rottura del 1517) egli asseriva che Maria «è piena di grazia e viene dichiarata senza peccato; è qualcosa di estremamente grande, poiché la grazia di Dio la riempie di ogni cosa buona e la rende priva di ogni male». In un altro discorso del 1527 era ancora più preciso dell’esprimere la sua fede nell’immacolata concezione, dichiarando che «l’infusione dell’anima di Maria fu effettuata senza peccato originale».
Inoltre la madre lactans del quadro non sembra sia Maria, ma Anna, e il bimbo sarebbe Maria stessa (da notare i lunghi cappelli, e il ditino che mostra il cielo!), per dire che era santa fin dai primi istanti di vita e poi, glorificata, appare in alto nella stessa pittura.
Non che la fratellanza (fratello maggiori mi pare abbia detto qualcuno pochi anni fa) dell’ebraismo sia stata poi trattata meglio… La chiesa spesso ha insegnato che il diverso va annullato e combattuto. Oggi ha cambiato idea (credo) ma non il resto del mondo.
Occorre distinguere tra il Corano pre Egira e quello successivo. L’islam, dall’Egira in poi si diffonde con la conquista militare, quindi in modo violento. Quando ciò non accade è per via della volontaria sottomissione di popolazioni che, ad esempio nel maghreb, trovarono conveniente la dominazione islamica a quella dei bizantini. Il facile entusiasmo che può suscitare una riflessione come quella qui proposta, deve fare i conti con la realtà dell’islam politico connotato da una cultura di violenza e di sottomissione. Comunque la dimensione mariologica proposta può essere argomento di dialogo soprattutto con l’islam sufi, peraltro minoritario e perseguitato.
Peccato che nells storia della chiesa, se si eccettua Francesco che va dal Saladino, non ha mai messo in evidenza la figliolanza tra Cristianesimo e Islamismo, con milioni di morti nei secoli fino al Concilio ecumenico II.
Ci siamo noi, a sapere che siamo figli dello stesso Padre. E allo stesso tempo, troppo si basano le persone su concetti umani, come se Vogliamose Bene fosse a discrezione nostra. Troppo poco i Cristiani si documentano, troppo poco fanno, per sapere che dare la vita, la si DEVE dare per i devoti che come te a loro volta danno la vita, fratelli dell’Islam.
Ignoranza da entrambe le parti