È lecita una lettura «queer» della Bibbia? La risposta è semplice: una lettura siffatta è lecita e possibile, come dimostra la voluminosa opera appena pubblicata in traduzione italiana Bibbia Queer. Un commentario, per le EDB. L’originale inglese è del 2022 e, dunque, va a merito dell’Editore italiano aver posto all’attenzione dei nostri esperti e lettori un testo complesso, suggestivo, problematico, che apre prospettive inedite ed è destinato a far discutere (speriamo!).
Nuove piste di lettura
Cosa è «queer», cosa s’intende con questo termine? Prendo a prestito la definizione dall’introduzione di Selene Zorzi e Martin M. Lintner.
«Il termine queer intende riferirsi a tutto ciò che di strambo, storto nel senso di non allineato possa presentarsi in una identità personale. Queer si riferisce all’alterità che, attraversando un’identità, ne decostruisce la definizione pubblica e sociale, rendendola in qualche aspetto non allineata» (corsivi nel testo).
E il Dio della Bibbia non fa eccezioni: ama totalmente gli esseri umani, è un Dio trinitario, padre ma anche madre, che opera attraverso un terzo cioè lo Spirito Santo, non rientra in nessuna categoria e, anzi, è il totalmente altro che trascende le categorie, ordina e spiazza allo sesso tempo.
Da questo punto di vista, una lettura «queer» del testo biblico – Vecchio e Nuovo Testamento – è suggestiva e interessante nella misura in cui scardina categorie stratificatesi nel tempo. Il volume si pone esattamente in questo solco, seguendo una teologia radicalmente inclusiva, in fermento, che discute e critica dal punto di vista esegetico assunti che sembravano assoluti e propone nuove piste di lettura. In questo senso, è un’operazione culturale di alto profilo. Gli autori dei diversi capitoli appartengono al mondo protestante, più spesso sono loro stessi a far parte di una minoranza socio-culturale e quindi possono proporre una prospettiva «dal basso».
Nella scansione, le oltre mille pagine del volume propongono piste di lettura a partire da ognuno dei libri della Bibbia, accompagnandoli uno dopo l’altro. È un volume che si presta a venire studiato, approfondito, meditato, consultato, a seconda delle intenzioni e dei punti di vista di chi lo approccia.
Ci sono proposte suggestive. Una per tutte, riguarda la lettura della vicenda di Sodoma e Gomorra come narrata nella Genesi, e ricomposta secondo la prospettiva suggerita da Michael Carden. Carden legge il passaggio in cui Lot ospita i due angeli e gli abitanti di Sodoma che li vogliono possedere per punirli, non secondo una modalità omosessuale e contro natura – motivo della distruzione della città – ma come un caso di violenza omofoba e xenofoba. Sodoma non è punita per la dissolutezza contro natura dei suoi abitanti – lettura secondo Pier Damiani dell’XI secolo – ma perché i suoi sicuramente eterosessuali abitanti volevano disfarsi dei due stranieri ospitati da Lot, due angeli inviati da Dio.
Letture problematiche
Il messaggio di accoglienza dello straniero, nel senso del diverso, l’estraneo, il fuori-norma, è un universale monito della Bibbia che deve – dovrebbe – risuonare a maggior ragione nel nostro tempo.
Anche qui, il volume va compreso nel suo essere un tentativo di esplorazione di tutta la Bibbia, con aspetti e interpretazioni meglio riuscite e altre meno. Ad esempio, è convincente l’idea di inserire Giobbe in un contesto di riflessione sull’ingiustizia che colpisce l’innocente. Giobbe – lo straniero, non ebreo – diventa la persona sofferente in cui si possono identificare i sofferenti del mondo, coloro che vengono colpiti o perseguitati e stigmatizzati per il fatto stesso di essere diversi o di venire percepiti come tali.
Giobbe è un paradigma, che attraversa e supera le definizioni culturali, gli stereotipi di genere, le differenze e le epoche storiche. In questo senso, un approccio «queer» è molto riuscito. Riesce di meno quando si vuole a forza svellere la «mascolinità», a volte sicura, altre volte solo presupposta di episodi o autori biblici. Si veda, ad esempio, l’argomentazione filologica che vuole riportare Qohelet alla possibilità di un autore non maschio (pp. 395-401).
Altri passaggi problematici riguardano appunto il tentativo di trovare elementi «queer» proprio in tutti i libri della Bibbia. A volte può sembrare un tentativo forzato. O peggio – a giudizio di chi scrive – come nel caso di un passaggio della lettura degli Atti degli Apostoli.
Il riferimento va all’episodio in cui l’apostolo Filippo, nel deserto, incontra un personaggio – scrive l’autore del capitolo, Sean D. Burke – che «è l’incarnazione dell’intersezionalità» e, «in rapida successione, viene presentato come “un uomo, un etiope, un eunuco, un funzionario di Candace (regina degli Etiopi)”». E qui, nel contesto di una lettura «queer», l’autore propone al lettore una lunga divagazione per descrivere le pratiche sado-chirurgiche che in quell’epoca rendevano eunuchi, con dettagli francamente raccapriccianti e degni di un testo horror. Abbiamo, in queste pagine, un assaggio di crudeltà che non serve alla storia e soprattutto alla proposta esegetica verso gli Atti. Forse una maggiore attenzione da parte dei curatori sarebbe stata saggia.
Altro aspetto problematico riguarda la lettura proposta verso il Levitico. È un libro complesso, presenta minuziose prescrizioni, complicate, non condivisibili e incomprensibili per un lettore contemporaneo, se non si risale al contesto sociale e culturale in cui sono state messe per scritto. Vengono minuziosamente esaminate le prescrizioni sessuali e le tipologie di scambio tra i sessi, senza avvisare il lettore di oggi in modo altrettanto chiaro, preciso, puntuale, che – ad esempio – non si deve usare il termine omosessualità in riferimento al Levitico, perché è un concetto estraneo al mondo della Bibbia. Utilizzarlo, svia.
Così, per capirci, l’autore del capitolo, David Tabb Stewart, avrebbe potuto contestualizzare meglio nella mentalità semitica e nell’epoca dell’Esilio a Babilonia, il significato di una complicata ritualità che aveva lo scopo di mantenere intatte le tradizioni e la purezza di Israele. Sappiamo che una lettura fondamentalista del Levitico è ancora oggi usata per stigmatizzare comportamenti di discriminazione; tuttavia, una lettura di decostruzione senza contestualizzazione precisa compie anch’essa dei danni.
Suggerimenti
In conclusione, oltre a ripetere quanto sia importante avvicinarsi e leggere direttamente la «Bibbia Queer», sarebbe ora importante che l’editore – EDB – lavorasse in almeno due sensi.
Primo: accompagnare le tematiche trattate nel volume principale con una serie di contributi più agili per approfondire singoli aspetti. In tal senso, una produzione letteraria non manca, soprattutto nel mondo anglosassone. Sarebbe poi veramente cruciale – secondo aspetto – interrogare la teologia quantomeno europea e il vasto e articolato settore degli studi biblici, affinché si possano discutere, raccogliere e rilanciare le suggestioni di questo testo principale.
Averlo pubblicato è non solo lodevole, ma porta anche una visione di altissimo livello culturale. Non bisogna correre il rischio di spostare tutto l’asse della Bibbia in un’altra direzione, contrapponendo ad una lettura finora sessista (anche inconsapevole), una lettura «queer» che è certamente possibile e legittima, ma con qualche attenzione. E il dibattito (non gli anatemi!) serve tantissimo.
Bibbia Queer. Un commentario, a cura di Mona West e Robert E. Shore-Goss, edizione italiana a cura di Gianluca Montaldi, EDB, Bologna, 2023, pp. 1104, € 79.
In tutti questi commenti acidi, conformisti e confusionari (cosa c’entra il woke con il queer?) vedo soprattutto la paura di confrontarsi con una lettura alternativa della realtà. L’idea che la Bibbia possa essere letta in modo diverso rispetto alla dominante prospettiva maschile spaventa perché mette in luce la debolezza delle certezze date per scontate.
Qui di debole ci sono solo alcune esegesi creative che si vanno affermando nel mondo occidentale. Capaci di inventarsi di sana pianta amori improbabili fra Davide e Gionata ed amenità consimili.
Il tentativo di “liberare Dio” dalle visioni patriarcali e binarie dei tempi in cui furono redatti i testi biblici è solo l’ennesimo riduzionismo delle Scritture. Altro che metodo storico-critico! È il solito uso ideologico delle Scritture. Dopo il Cristo liberale e quello rivoluzionario ne avremo anche una versione gender fluid? Ma certo! Basta che sia “Amicone” come il Gesù propagandistico del film Dogma che consiglio a tutti di rivedere (insieme ai corrosivi preti de “i soliti idioti”). Buon Natale
Veramente il binarismo di genere, come l’eterosessualità e l’omosessualità, nel senso in cui li intendiamo oggi, non sono concetti astorici, ma costrutti storici e culturali, anche piuttosto recenti.
E appunto: riconoscere che i testi biblici furono scritti in un contesto patriarcale e interpretati per secoli da una tradizione solo maschile può servire proprio per capire e discernere. Quello che può aiutarmi a scoprire aspetti inediti di Dio a me non fa paura. Poi magari non accolgo le idee. Ma rifiutare a priori ogni possibilità di crescita a me sembra proprio una debolezza.
Non so se è la paura a fare diventare cattivi o semplicemente il desiderio di sentirsi “normali” a discapito della felicità altrui.
Le regole sono importanti ma quando diventano obsolete e nocive anche solo per alcuni (specialmente se sono regole dettate in nome di Dio) vanno cambiate. Moravia diceva: sapete cosa si fa quando non se può più? Si cambia. Ecco molte persone della chiesa rappresenta dall’acidume supponente presente in molti commenti non ne possiamo più. E quindi si cambia. Via!
Ma il Decalogo, che esprime regole importanti, rischia dunque di parlare un linguaggio obsoleto e nocivo?
Caro Pietro, Natura non facit saltus.
I cambiamenti arrivano cairologicamente secondo altra volontà che, non stabiliamo noi con velleità terrene.
Che dire? Prima di tutto un plauso a EDB per questa pubblicazione. Troppo spesso in Italia non sono stati pubblicati testi molto interessanti, e talora fondamentali, che erano editi in altre lingue relegandone quindi l’accesso al solo ambito accademico. Trovo buono l’aver superato questa lacuna dando modo a tutte le persone interessate di leggere il testo ed uscire da un certo provincialismo.
In secondo luogo sarebbe forse meglio esprimersi DOPO aver letto il testo, cosa che personalmente farò appena ne avrò l’occasione con una visione aperta e critica.
In terzo luogo forse non nuoce ricordare che nessuno è obbligato a leggere ciò che non gli piace.
Pace .
Mona West e Robert E. Shore-Goss (uscita nel 2022), nella quale biblisti e teologi leggono le Sacre scritture in maniera rivoluzionaria, senza occhiali patriarcali e binari, riportando alla luce significati alternativi di testi ingabbiati da secoli di cultura maschilista e omofoba. Il commentario raccoglie contributi di studiosi, rabbini e pastori che attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste, decoloniali e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura inedita dei 73 libri della Bibbia e un nuovo modo di riflettere sul divino. «Usando il queer come metodo esegetico – scrivono nell’introduzione Selene Zorzi e Martin Lintner, teologi – ci si ritroverà a sottolineare qualcosa che è già presente nelle righe del testo sacro ma al quale siamo stati resi ciechi per la consuetudine a un solo tipo di interpretazione», liberando Dio da quelle strutture in cui «una cultura patriarcale, androcentrica, machista, binaria e colonialista lo ha relegato nel momento in cui i testi biblici vennero “confezionati”». Perché Dio non ha sesso. Anzi Dio stesso è queer.”
Credo che tutto questo sia un concentrato al cubo della (non) cultura) woke : tutto ridotto a categorie come” patriarcato, machismo, colonialismo”.
Parafrasando Ennio Flaiano: “nella Chiesa la situazione è molto grave ma purtuttavia non è seria”. Non si sa più se ridere o piangere, se preoccuparsi o lasciar stare, se commentare o tacere. Comunque io personalmente rido ormai da circa mezz’ora e non riesco a smettere. Voglio proprio capire dove si vuole andare a parare, sono curiosissimo. Però ho una proposta, il prossimo papa potrebbe essere un sacerdote transessuale diventato donna sposato civilmente. In questo modo si risolverebbero le discriminazioni sia verso le donne che verso le sessualità non convenzionali. Due piccioni con una fava.
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A quando la Bibbia pedofila? Con tutti gli esperti preti biblisti e anche pedofili che ci sono in giro …..sarebbe un successo editoriale.
doveva comparire la persona che associava il mondo LGBT alla pedofilia…
Le sue sono sparate di cattivo gusto. Ma si vergogni un po’.
L’aggettivo “queer” sembra esprimere efficacemente la natura del testo e della esegesi che lo anima. Strambo, peregrino.
Mi pare che la recensione non intraveda molto degli aspetti problematici e insensati che i commenti sottolineano.
Più pungente ma a mio parere condivisibile quanto scrive: https://ilsismografo.blogspot.com/2023/12/italia-ci-mancava-solo-la-bibbia.html?m=1
Se quanto è scritto – aspetto di vederlo di persona – corrisponde al vero, direi che non ne avevamo bisogno. Che editrici serie come EDB investa energie per tradurre una tale opera mi lascia personalmente molto perplesso.
Appunto, tra i tanti testi teologici che escono nel mondo anglosassone e che meriterebbero di essere diffusi in italia, perché proprio questo?
Forse solo per il titolo o perché la questione suscita sempre grande dibattito e quindi pubblicità per una casa editrice che ha già avuto difficoltà…
La cosa che più mi dispiace è che EDB non è una semplice casa editrice commerciale ma è Edizioni Dehoniane Bologna, si porta appresso il nome di un ordine religioso. Si vogliono pubblicare dei libri con contenuti che aprono al dibattito? Posso comprenderlo, però a mio avviso sarebbe bene non associarli a ordini religiosi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. E’ in gioco la salvezza dei fedeli, non dico quelli che un tempo venivano chiamati i “semplici” ma piuttosto i meno semplici, coloro che credono che tramite la scienza si potrà cambiare il Magistero e che sono in continua ricerca.
In effetti nel suo commento ci sono imprecisioni che è utile correggere. EDB non è una casa editrice, ma un marchio editoriale il cui editore è “Il Portico Spa”, società che non vede partecipazione dehoniana. Il marchio editoriale richiama il nome di una congregazione religiosa, vero, ma il controllo del medesimo totalmente è al di fuori della suddetta. Il Portico Spa acquisisce il ruolo di editore per il marchio EDB a far data dall’ottobre 2022.
La ringrazio. Ma se sbaglio io che sono un lettore assiduo di questo giornale, immagino potrebbero farlo anche altri che non lo sono e dunque uscirne in ogni caso confusi. A maggior ragione, forse è bene che la parola “Dehoiane” sia tutelata e ne sia impedito l’uso da parte di una società commerciale non legata all’Ordine.
si, però la EDB è la stessa casa editrice che in Italia pubblica la Bibbia di Gerusalemme, che se non è la più apprezzata e diffusa edizione della Bibbia in Italia poco ci manca
pubblicare questo libro estremamente estremamente discutibile rischia veramente di minare la credibilità di tante altre iniziative editoriali
oltre allo scandalo che suscita nei fedeli per varie tesi espresse nel volume
La scaraffia parla di aperture che ci sono sempre state… Ma per favore. Nulla di meno condivisibile e ipocrita.
Nessuna sorpresa per la Bibbia invertita. Infatti, fra i vari titoli attribuiti a Satana, c’è quello di “maldestro scimmiottatore di Dio”.
Sono d’accordo che questa opera sia una portata, ma evitiamo di chiamare certi nostri fratelli con epiteti non belli
Altra sparata di pessimo gusto e offensiva verso le persone.
Piegare la Bibbia alle ideologie del mondo è una cosa estremamente pericolosa. Noi cattolici dovremmo fare di meglio, abbiamo un Magistero che interpreta autorevolmente le Sacre Scritture e questa è una grazia che ci guida alla salvezza e non un segno di chiusura.
Una grazia dice… A volte certamente. Altre volte una vera disgrazia.
A cosa fa riferimento? Io penso che l’insegnamento autentico della Chiesa, ovvero il Magistero, non può far altro che portare alla salvezza, e ne abbiamo prova nei Santi canonizzati che hanno vissuto seguendolo. Seguendo il Magistero ci si salva certamente, non seguendolo la salvezza diventa una possibilità. Ed il Magistero è incorruttibile, perché risale agli insegnamenti dello stesso Gesù tramandati agli apostoli.
Ma il magistero lo fanno gli uomini. E secondo lei per quanto ispirati non sbagliamo mai? Pura illusione.