Benedizioni: non confusione, ma approfondimento

di:

francesco

Proponiamo una nostra traduzione dell’editoriale della rivista dei gesuiti americani, America, del 18 gennaio 2024 (qui l’originale inglese) a proposito delle reazioni suscitate dalla dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede, Fiducia supplicans (18 dicembre 2023).

Un nuovo approccio alle benedizioni segnala un cambiamento nel magistero della Chiesa sul matrimonio? Il 18 dicembre, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato Fiducia Supplicans, che prevede la possibilità di benedizioni pastorali spontanee – distinte dalle benedizioni all’interno di un rito liturgico – per le persone che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari o in unioni dello stesso sesso.

Sebbene il documento dica chiaramente che l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio rimane invariato, molti cattolici stanno discutendo proprio su questa questione. Infatti, se ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio non cambia, il documento segna uno sviluppo nel modo in cui la Chiesa insegna ciò che ha sempre insegnato. Questo sviluppo tocca una questione più profonda e fondamentale per il ministero della Chiesa e per l’evangelizzazione: come può la Chiesa unire la chiarezza dell’insegnamento con la prossimità pastorale alle persone nelle loro difficoltà? Questa sfida ha segnato tutto il ministero papale di Francesco e merita una riflessione approfondita, al di là del singolo documento magisteriale.

Reazioni

Le reazioni alla Fiducia Supplicans sono state numerose. Molti hanno accolto la nuova dichiarazione come un cambiamento sia nel tono sia nella pratica rispetto a un documento del 2021 dello stesso Dicastero vaticano [un Responsum ndr] che proibiva qualsiasi benedizione di un’unione tra persone dello stesso sesso e affermava che Dio «non benedice e non può benedire il peccato». Ma altri l’hanno definito un esempio ulteriore di «confusione» nell’insegnamento di papa Francesco, fonte di scandalo e divisione nella Chiesa.

Alcuni vescovi e conferenze ecclesiali hanno criticato la nuova dichiarazione o sembrano limitarne l’applicazione nelle aree di loro competenza. Molti altri critici della dichiarazione hanno espresso la preoccupazione che la discussione sulla benedizione delle coppie portasse a confondere la benedizione delle persone in un’unione irregolare o dello stesso sesso con la benedizione dell’unione stessa.

Queste reazioni hanno portato a un comunicato stampa del Dicastero, il 4 gennaio, in cui si ribadisce che la dichiarazione non cambia in alcun modo l’insegnamento della Chiesa e quindi le reazioni al documento non riguardano una disputa dottrinale. Al contempo, lo stesso comunicato ha riconosciuto che ci possono essere diverse situazioni locali, soprattutto nei Paesi in cui l’omosessualità è criminalizzata, in cui l’applicazione pratica del documento potrebbe essere più complicata.

In quanto dichiarazione, Fiducia Supplicans ha un peso maggiore rispetto alle risposte ordinarie che il Dicastero pubblica (l’ultima dichiarazione, prima della presente, era stata Dominus Iesus nel 2000). E anche un comunicato stampa per chiarire una dichiarazione è una novità, in particolare quando la dichiarazione diceva che «non ci si devono aspettare ulteriori risposte su possibili modi di regolare i dettagli o le pratiche relative a questo tipo di benedizioni».

Valutare nel contesto

Sarebbe però un errore concentrarsi solo sulla Fiducia Supplicans. La dichiarazione dello scorso dicembre fa parte di una serie coerente di interventi recenti del Dicastero per la Dottrina della fede.

Il 25 settembre, il Dicastero ha pubblicato una risposta ad alcuni dubbi sulla comunione ai divorziati e risposati, confermando l’appello di papa Francesco in Amoris Laetitia per «l’accompagnamento pastorale per il discernimento di ogni singola persona» (corsivo nel documento).

Il 31 ottobre ha risposto a un dubium sulla partecipazione di persone transgender e omosessuali al battesimo e al matrimonio, confermando che possono, alle stesse condizioni applicate a chiunque altro, essere padrini nel sacramento del battesimo o testimoni nel sacramento del matrimonio.

Il 13 dicembre, meno di una settimana prima di pubblicare Fiducia Supplicans, il Dicastero ha pubblicato una lettera di risposta a un vescovo della Repubblica Dominicana sulle ragazze madri che si astengono dalla comunione per paura del giudizio dei sacerdoti e in generale degli altri credenti cattolici.

Il Dicastero vaticano, citando Amoris Laetitia, ha sottolineato che «nelle difficili situazioni che vivono le persone più bisognose, la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio».

In ognuno di questi casi, il primato della chiarezza nell’insegnamento della Chiesa sembra comportare una qualche forma di esclusione. E in ognuno di questi casi, il Dicastero per la Dottrina della fede non ha risposto cambiando l’insegnamento, ma insistendo sul fatto che la Chiesa, pur insegnando ciò che ha sempre insegnato, deve avvicinarsi anche a coloro la cui vita può essere visibilmente in contrasto con tale insegnamento.

Una sfida per la Chiesa

Questa chiamata alla prossimità sfida la Chiesa in molti modi.

Sfida coloro che pensano che la vera carità pastorale si esprima solo insegnando in modo chiaro le verità morali e chiamando i peccatori alla conversione. Focalizzarsi sulla chiarezza dell’insegnamento può portare alla conclusione che le persone che da tale insegnamento si sentono escluse, giudicate, abbandonate, o non capiscono, oppure si rifiutano di accettare la chiamata alla conversione. Potrebbe inoltre suggerire che la Chiesa debba farsi incontro a queste persone sottolineando anzitutto il pentimento e il cambiamento di vita.

L’attenzione alla prossimità pastorale insiste sul fatto che ci si debba fare carico del grido di tali sentimenti di esclusione anche quando sorgono in risposta a un insegnamento autentico. Sottolinea che la Chiesa ha sempre il dovere di accompagnare le persone che cercano la benedizione di Dio, anche in situazioni moralmente complicate e imperfette.

La chiamata alla prossimità sfida anche chi suppone che l’insegnamento della Chiesa debba cambiare, o debba essere in via di cambiamento, affinché un tale accompagnamento sia autentico. Nel caso di Fiducia Supplicans si afferma che non vi è alcuna contraddizione intrinseca tra il continuare ad affermare la comprensione tradizionale del matrimonio come unione esclusiva di un uomo e una donna e il benedire una coppia dello stesso sesso.

La dichiarazione non considera una benedizione pastorale come il quasi-ma-non-completo riconoscimento del matrimonio omosessuale, ma confida invece nel fatto che in tale benedizione, la quale «non pretende di sancire né di legittimare nulla, le persone possono sperimentare la vicinanza del Padre “oltre ogni desiderio e ogni merito”» [n. 34]. Riconosce inoltre che la grazia «opera nella vita di coloro che non si pretendono giusti ma si riconoscono umilmente peccatori come tutti» [n. 32].

Incontro al peccatore

Flannery O’Connor scrisse una volta a qualcuno che stava pensando di convertirsi al cattolicesimo: «Penso che la maggior parte delle persone arrivi alla Chiesa attraverso mezzi che la Chiesa non consente, altrimenti non ci sarebbe nessun bisogno di arrivare a lei. Tuttavia, questo è vero anche all’interno, poiché l’agire della Chiesa è interamente impostato per il peccatore; il che crea molti malintesi tra coloro che si considerano giusti [smug]».

Sostenere una maggiore chiarezza nell’insegnamento o la necessità di uno sviluppo dello stesso non è automaticamente un’affermazione orgogliosa della propria giustizia [smugness]. Altrettanto si può dire di tutte le critiche rispettose che vengono fatte all’insegnamento papale o magisteriale. Non dovremmo però essere frettolosi e misurare tutti gli insegnamenti contrari sulla base della nostra limitata tolleranza alla confusione.

Potrebbe essere proprio in quanto ora fraintendiamo come confuso che Dio ci sta rendendo più vicini. Il successore di Pietro continua a richiamare la Chiesa a prestare attenzione allo stile di Dio, che è uno stile di «vicinanza, compassione e tenerezza». Non si tratta di una confusione dell’insegnamento della Chiesa, ma di un suo approfondimento.

Print Friendly, PDF & Email

5 Commenti

  1. Gian Piero 20 gennaio 2024
    • anima errante 21 gennaio 2024
  2. Gian Piero 20 gennaio 2024
  3. Pietro 19 gennaio 2024
    • Gian Piero 20 gennaio 2024

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto