Espulsioni di cittadini russi, fra cui il vescovo Eugenio, metropolita di Tallin, in Estonia, e minacce ai paesi baltici di Vladimir Putin: sono i riflessi a Nord del conflitto russo-ucraino a Sud.
Permesso negato
Lo scorso 18 gennaio, il Consiglio di polizia e delle frontiere estone ha avvisato il vescovo ortodosso Eugenio di Vereya, metropolita di Tallin e di tutta l’Estonia, che il suo permesso di soggiorno non sarebbe stato rinnovato alla scadenza del 6 febbraio prossimo.
Cittadino russo, il vescovo ha 66 anni e dirige la locale Chiesa ortodossa dipendente dalla Chiesa di Mosca che raccoglie la maggioranza degli ortodossi locali (14 % del milione e 300.000 abitanti). Una minoranza di questi fa riferimento alla tradizione ortodossa locale autonoma.
Il provvedimento è giustificato dalle sue azioni pubbliche e discorsi a sostegno dell’aggressore nel conflitto ucraino. «Secondo la polizia, il patriarca Cirillo di Mosca e di tutta la Russia giustifica e sostiene costantemente l’aggressione sanguinosa del regime del Cremlino contro l’Ucraina. Le attività del patriarca Cirillo e del metropolita Eugenio hanno contribuito a diffondere e incoraggiare la politica della Federazione russa in Estonia», posizioni che «costituiscono un rischio per la sicurezza dell’Estonia».
Il vescovo è nel paese da quattro anni con un permesso provvisorio che ora giunge a scadenza. Qualche mese fa alcuni esponenti del ministero degli interni hanno fatto presente all’interessato le esigenze del governo, senza trovare risposte considerata adeguate. In particolare la sua partecipazione a una preghiera per la pace con un movimento politico filo-russo il cui dirigente, Aivo Peterson, è stato arrestato dopo un suo viaggio nel Donbass, l’area di guerra in Ucraina.
Nel 2022 il ministro dell’interno aveva minacciato di espulsione il gerarca, dovendo però ammettere che non vi erano dichiarazioni pubbliche espressamente filo-russe. È stato sottolineato che il provvedimento è relativo solo all’interessato e non riguarda i fedeli della Chiesa ortodossa.
Aria di guerra
La società estone è largamente laicizzata. Circa il 70-80% si dichiara senza appartenenza confessionale. Al 14% ortodosso si affianca il ceppo luterano storico, circa l’8%. I cattolici sono una minoranza esigua (7-8.000), ma molto stimati per il servizio scolastico, per il consenso degli intellettuali e per la figura del papa.
In un’intervista su queste pagine, l’amministratore apostolico, Philippe Jourdan, ricordava le famiglie irregolari come una delle prime preoccupazioni della pastorale («solo il 13% dei bambini vive in una famiglia regolare») e il paese era, in merito, il primo in Europa.
La guerra ha ridisegnato la presenza ortodossa nei paesi baltici. In Lettonia il parlamento ha chiesto che la Chiesa diventasse autocefala. In Lituania il governo ha firmato un accordo con il patriarca Bartolomeo per dare un’alternativa all’inquieto corpo dei fedeli ortodossi e ai 40.000 fuoriusciti dall’Ucraina. Ora in Estonia si chiede una diversa presidenza per la Chiesa ortodossa locale (cf. su SettimanaNews qui e qui).
Il ceppo etnico russo in Estonia è consistente, circa il 25% della popolazione. Non sempre il rapporto etnico è sereno. Gli estoni ritengono i russi dei prevaricatori, mentre i russi si stimano come i liberatori dal giogo nazista.
Sulla minoranza russa si gioca una parte della sicurezza nazionale. Il governo intende togliere la cittadinanza a chi chiedesse ora una cittadinanza russa (ci sono particolari facilitazioni). Inoltre ci sono 64.000 cittadini residenti che non hanno cittadinanza estone e provengono dalla Russia. Il governo pensa di minare il confine terrestre con il vicino.
Putin non ha mai escluso l’attacco ai paesi baltici e, anche in caso contrario, non sarebbe creduto. L’occupazione eventuale dei paesi baltici legherebbe la Russia all’enclave militare di Kaliningrad.
Alla domanda sulla paura degli estoni verso la Russia, l’amministratore apostolico rispondeva nel 2016 – ben prima dell’invasione dell’Ucraina –: paura? «Tanta. Se è vero che qui i russi residenti si sentono estoni, non è altrettanto vero che ci sono più russi qui che in Ucraina. Il paese aderisce alla NATO e questo dà sicurezza, ma non fino in fondo. C’è una base NATO, ma il nostro governo ha chiesto nella riunione di Varsavia del luglio scorso una presenza più consistente di soldati. Se ne aspettano un migliaio dei 4.000 che saranno stanziati sul fronte Est»(cf. qui su SettimanaNews).
Ora il clima è molto più teso e Putin ammonisce: «Gli eventi attuali, inclusa l’espulsione di russi dalla Lettonia, incidono sulla sicurezza del nostro paese». L’espulsione di un ex militare dell’armata rossa (82 anni) dalla Lettonia ha avuto un’enorme risonanza in Russia. Meno l’arresto in Estonia di un professore di scienze politiche dell’università di Tartu, accusato di spionaggio.
Ora si vedrà con il vescovo.
Bisogna trovare il modo per eliminare Putin prima che l’intera europa venga destabilizzata con conseguente terrificante guerra fra Europa e Russia. Uno scenario apocalittico sembra passo passo aprirsi davanti a noi se Putin non verrà liquidato entro le elezioni americane.