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Un’ombra si staglia e si allarga sul mondo è l’ombra del caos – e del presidente russo Vladimir Putin.
La guerra in Ucraina si incancrenisce con offensive e controffensive vane e dissanguanti in pianure ghiacciate o fatte di fango e insetti. Il conflitto contro Hamas a Gaza macina cadaveri di colpevoli, innocenti e case, l’uno insieme all’altro in una calce rossa e acida. Gli Houthi yemeniti appoggiati dall’Iran minacciano il traffico commerciale internazionale ed esportano panico e rialzi nei costi. La Nord Corea spara missili e cannonate in una nuova strategia della tensione che vuole estendersi dal sud Corea al Giappone fino agli USA.
C’è un filo rosso che lega tutti questi conflitti, Putin appunto. Oltre al suo coinvolgimento diretto in Ucraina, Mosca ha fornito aiuti e sostegni a Hamas, ha un ricco mercato di assistenza e forniture con Teheran e Pyongyang.
Ci sono poi i rapporti ormai datati della Russia con partiti di destra europei come l’AfD in Germania, o quello di Marine Le Pen in Francia o la Lega di Matteo Salvini in Italia.
Infine in America il candidato presidenziale Donald Trump promette rivoluzioni per il futuro del paese e un grande accordo pacificatore con Putin, se eletto.
Trump ha poi oggettivamente interesse a dipingere la situazione come caotica e contribuire al caos per poi dare la colpa di tutto all’attuale presidente Joseph Biden. Il caos, internazionale o interno, vero o presunto, convince gli scontenti a votare per l’ex presidente.
Non è chiaro se sia tutto una coincidenza astrale o se dietro c’è un disegno politico preciso. È bizzarro che Trump voglia un accordo con il nemico che gli Stati Uniti combattono in Ucraina, piuttosto che schierarsi con il presidente americano in una guerra aspra e orribile che si sta diffondendo.
Di certo la ribellione di giugno dell’anno scorso del capo mercenario della Wagner Yevgeny Prigozhin aveva messo in luce le difficoltà russe in Ucraina. Da marzo-aprile erano aperti dei canali di colloqui tra americani e russi per trovare una pace in Ucraina per cercare di arginare la situazione ed evitare una possibile destabilizzazione della Russia.
Ma qualunque pace, o concessione alla Russia avrebbe comunque esposto il fallimento di Putin. La Russia aveva iniziato la guerra per prendere il controllo dell’Ucraina e respingere la Nato dai suoi confini. Non aveva preso il controllo dell’Ucraina e aveva allargato e rafforzato la Nato.
Quindi Putin, senza vittoria, non poteva cercare la pace. Allora è stato salvato da (oppure ha architettato) l’aggressione di Hamas contro Israele del 7 ottobre. L’azione ha subito diluito l’attenzione sull’Ucraina e diluizioni successive sono arrivati con le escalation nord coreane, yemenite.
Sembra configurarsi così non semplicemente una epidemia di guerra[1] ma forse una strategia cosciente di caos. Putin ha un interesse al caos che alleggerisca la sua pressione sull’Ucraina, Trump ha un interesse al caos che gli porti voti. Il caos è utile alla AfD che cerca un’affermazione politica più forte in Germania, il caos è utile all’Iran affinché nasconda le sue proteste interne.
Con tanti attori interessati al caos la Cina, storicamente prudente, è probabile che voglia rimanere a guardare per capire se ci sarà un equilibrio nuovo che emerge e quale sarà.
In queste condizioni, oggettivamente la campagna elettorale di Trump con i suoi toni radicali ed esasperati è un moltiplicatore esponenziale delle incertezze globali.
[1] https://www.settimananews.it/informazione-internazionale/china-war-epidemic/
Shadows of Chaos
A shadow is looming and spreading over the world. It is the shadow of chaos — and of Russian President Vladimir Putin.
The war in Ukraine festers with vain and gruesome offensives and counter-offensives on frozen plains or wading through mud and bugs. The conflict against Hamas in Gaza grinds corpses of terrorists, innocents, and homes together in a red, acidic lime. Iran-backed Yemeni Houthis threaten international trade and export panic and rising costs. North Korea fires missiles and cannons in the latest scheme of tension stretching from South Korea to Japan and the US. There is a fil rouge linking all these conflicts — Putin.
In addition to its direct involvement in Ukraine, Moscow provided aid and support to Hamas; it set a rich market of assistance and supplies with Tehran and Pyongyang. Then there are Russia’s long-standing ties with European right-wing parties such as the AfD in Germany, Marine Le Pen’s in France, or Matteo Salvini’s Lega in Italy.
Finally, in America, presidential candidate and ex-President Donald Trump promises revolutions for the country’s future and a grand peacemaking agreement with Putin if elected. Trump apparently has an objective interest in depicting the situation as chaotic and contributing to chaos and then blaming everything on President Joseph Biden. Chaos, international or domestic, real or alleged, convinces the disgruntled to vote for the former president. It is unclear whether it is all a cosmic coincidence or whether there is a definite political design behind it.
It is bizarre that Trump wants a deal with the enemy the US fights in Ukraine, rather than siding with American president in a bitter and horrible spreading war.
Indeed, the June rebellion of Wagner mercenary leader Yevgeny Prigozhin last year exposed Russian difficulties in Ukraine. Since March-April, channels had been open for talks between the Americans and Russians to find peace in Ukraine to try to contain the situation and avoid a possible destabilization of Russia. But any peace or concession to Russia would still have exposed Putin’s failure. Russia had started the war to take control of Ukraine and push NATO back from its borders. It had not taken control of Ukraine and had enlarged and strengthened NATO.
Putin, without victory, could not seek peace. He was saved by (or engineered) Hamas’ October 7 aggression against Israel. The action immediately diluted the focus on Ukraine, and subsequent dilutions came with the North Korean Yemeni escalations.
This seems to be shaping up not simply an epidemic of wars[1] but perhaps a conscious strategy of chaos. Putin has an interest in the chaos that will relieve his pressure on Ukraine; Trump has an interest in the chaos that will bring him votes. Chaos is useful to AfD seeking a stronger political assertion in Germany; chaos is useful to Iran to hide its internal protests.
With so many actors interested in chaos, China, historically cautious, will likely want to sit back and watch to see if a new equilibrium will emerge and what it will be. Under these conditions, objectively, Trump’s election campaign, with its radical and exaggerated tones, is an exponential multiplier of global uncertainties.
[1] https://www.settimananews.it/informazione-internazionale/china-war-epidemic/
La situazione internazionale è oggettivamente molto tesa.
La Russia, dopo aver aggredito l’Ucraina, non raggiungerà gli obiettivi dichiarati all’inizio del conflitto (cambio di regime e di postura internazionale dell’Ucraina).
L’Ucraina rimarrà in stato di instabilità e non tornerà ad una vera indipendenza (ad oggi è un paese distrutto e privo di tutto, dipende dall’occidente totalmente).
In medio oriente la tensione aumenta con il rischio di un coinvolgimento diretto dell’Iran.
La Cina non è ancora riuscita a risolvere la questione Taiwan.
L’Africa è una polveriera.
Negli USA si affronteranno, molto probabilmente, alle prossime elezioni presidenziali due candidati che non avrebbero l’età per essere nominati vescovi perché sono troppo anziani.
Putin sta provando ad approfittare della situazione ma dargli la responsabilità di tutto significa veramente sopravvalutarlo.
Non ne sarebbe capace e la Russia è un paese troppo debole per poter sostenere tanti conflitti contemporaneamente.
Il vero problema è la mancanza di strategia americana e la debolezza degli europei.
Putin approfitta della situazione glibale
La vera domanda e’ : ma perche’ il Partito Democratico americano si ostina a ripresentare un candidato come Biden oggettivamente anziano, e non sa trovare un altro candidato per battere Trump?
Perché il Partito Repubblicano è praticamente diventato un culto messianico votato a un uomo arancione che decide e parla senza pensare?
Scusate, nel frattempo pare che persino no il Partito Democratico si sia accorto che Biden e’ Rimbambiden, si fa avanti Kamala Harris, quella che ride sempre , ma non essendo nata negli Stati Uniti non potrebbe per legge diventate presidente . Si scalda in panchina la muscolosa moglie di Obama, Michelle, il cui unico merito politico e’ di essere ” la moglie di ….” Naturalmente l’ unico democratico decente ,Kennedy, e’ snobbato da tutti .
scusi, Kennedy è un noto novax con dichiarazioni razziste ed estremiste e folli (come dire che gli autistici sono ‘braindead’), e non ha mai avuto l’appoggio di più del 20% degli elettori democratici, con il consenso che è rapidamente calato appena si sono resi conto di chi era di fatto è più popolare tra i libertari e repubblicani che fra i democratici. Comunque anche Trump è rimbambito, negli ultimi mesi durante le conferenze dimostra chiaramente di non ricordarsi nomi, date, eventi etc
Thank you, Francis, for this simple and clear window on the panorama of today’s conflict situation. Since the beginning of humanity, a Cain has pounced on Abel. The image of Cain and Abel is not an episode of the past but a recurring and ever-present situation in human history. You have hit Putin’s diabolical subhuman machinations squarely. Don’t you think that the round of slander passed off as truth about Biden’s state of health, his senility, and the great flourish they make in the various media is not the result of as many cains, Putin’s associates, who lend themselves to the game? It is from the very beginning that a Cain in current opinion passes as a victor, as a dominator. When we begin to call him by his true name: a non-man. The one who uses violence is not a man. A man is an abel, a man without violence. In the common view, he is a loser. Now to be Abel or to be Cain does not depend on blood: within us flows the blood of Abel and the blood of Cain, it is by choice that one becomes a Cain or an Abel. To choose to be a cain, to choose violence and oppression is to relegate oneself to the subhuman. We have not yet learned the lesson from history: the losers are not the abels, they are the cains that are always losers and losers: the poison of violence kept in the bosom of a cain, before killing an abel, kills the man in him. This has not yet been written in the history books, and cainic propaganda is flourishing. An Abel who does not use violence, is not a loser, is a man and as a man cannot be annihilated. Humble people is usually far away from violence, humanity is long for the conversion of cains’ hearths leaving violence back and getting a new Eden garden on Earth.
Grazie, Francesco, per questa semplice e chiara finestra sul panorama della situazione odierna dei conflitti. è dall’inizio dell’umanità che un caino si avventa contro un abele. L’immagine di Caino ed Abele non è un episodio del passato ma una situazione ricorrente e sempre attuale della storia umana. Hai centrato a pieno la diabolica subumana macchinazione di Putin. Non pensi che il giro di calunnie passate per verità sullo stato di salute di Biden, sulla sua senilità, e il grande svolazzo che fanno sui vari media non sia frutto di altrettanti caini, soci di Putin, che si prestano al gioco? è dai primordi che un caino nell’opinione corrente passa da vincitore, da dominante. Quand’è che cominciamo a chiamarlo col vero suo nome: un non uomo. Chi usa la violenza non è un uomo. Uomo è un abele, un uomo senza violenza. Nella visione comune è uno sfigato. Ora essere abele o essere caino non dipende dal sangue: dentro di noi scorre sangue di Abele e sangue di Caino, è per scelta che si diventa un caino o un abele. Scegliere di essere un caino scegliere la violenza e la sopraffazione significa relegarsi nel subumano. Dalla storia non abbiamo ancora appreso la lezione: gli sfigati non sono gli abele, sono i caini che sempre sono perdenti e sconfitti: il veleno della violenza custodito in seno ad un caino, prima di uccidere un abele, uccide l’uomo che è in lui. Questo non si è ancora scritto sui libri di storia e la propaganda cainica svolazza alla grande. Un abele che non usa violenza, non è uno sfigato, è un uomo e da uomo non è annientabile.