Nato a Roma in uno dei primi giorni di ottobre del 1926, così da ricevere il nome di Francesco, è passato attraverso la morte il 26 febbraio 2024, a 97 anni di età e 79 di vita nella Compagnia di Gesù. Biblista, predicatore di esercizi spirituali si è speso con rara intelligenza e sapienza nella cura delle anime.
Amante della Parola
Per me ha rappresentato la persona che più di ogni altra è riuscita a capire il Signore, nella persona di Gesù, del Padre e dello Spirito Santo. Per lui le realtà invisibili erano evidenti, tangibili. Francesco era riuscito a pensare e vivere il più possibile secondo la fede. In questo modo guardava il mondo con occhi nuovi, mai sottomessi al peccato, misericordiosi verso le nostre miserie ed anche ironici in relazione alle molte fatiche inutili in cui, non di rado, ci dimeniamo.
Ricordava che spesso viviamo in un mondo religioso ma senza Cristo risorto. Ripeteva: Cristo è qui, Lui c’è, ed è il centro della storia. Compagno di Gesù ogni giorno, lo riconosceva accanto a sé e dentro i fatti piccoli e grandi. Riusciva con poche parole a illuminare la storia e la contemporaneità componendola e ordinandola nella storia della salvezza. Anche la Sapienza gli era compagna.
Uno dei suoi doni più preziosi era la capacità di sintesi. Le sue lectio illuminavano la mente. Quante volte chi lo ascoltava ha vissuto quell’insight caro a padre Lonergan, l’illuminazione che collega brandelli di conoscenza e coscienza, per arrivare alla comprensione delle cose nella fede. Alla fine delle sue meditazioni con moto naturale affioravano alla mente le parole dei discepoli di Emmaus: non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?
Direttore di anime
Da vero discepolo non legava le persone a se stesso, ma le rimandava all’unico Maestro, in modo simile a come Hans Urs von Balthasar ha descritto simbolicamente il suo lavoro di teologia: il dito di Giovanni che indica Cristo nel polittico di Issenheim.
Poche parole, semplici, misurate, dirette, profonde, libere, meravigliose, anche sorprendenti. Come quando ridendo diceva che «la fine naturale della vita» è una locuzione che non ha senso, o almeno, alcun senso cristiano.
Ricordo che in un campo sul Cantico dei cantici tenuto a «Marana thà» – nei pressi di Bologna – alla fine degli anni Novanta evidenziò come problema fondamentale dell’umanità e della Chiesa la disparità tra i generi. Da allora ripenso a quanto disse, ed ogni volta comprendo un po’ di più la verità del suo pensiero.
Suo malgrado mi sentivo sciocca di fronte alla sua sapienza. Anche la sua presenza fisica non aiutava: era grande, imponente. Poi un giorno ho saputo da mia conoscente che andava a trovarlo regolarmente. Allora mi dissi che anch’io sarei potuta andare da lui semplicemente e chiedergli consigli, parlargli. E così avvenne.
Negli incontri personali aveva parole di gratitudine per le piccole attenzioni che gli si potevano mostrare. Gradiva sinceramente l’amicizia. Ascoltava con pazienza e interesse e non giudicava – invitando a non farlo. In uno di questi incontri andai con un collega responsabile di case per religiosi anziani e gli domandammo il senso spirituale della vecchiaia. Lui rispose prontamente citando Romani 12,1: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Da allora le visite nella sua camera d’angolo alla comunità Pietro Canisio ebbero il gusto di un luogo dove, in ogni momento, si celebrava il sacrificio vivente dell’offerta del suo corpo a Dio. E davvero la sua vita era preghiera continua. Preghiera di lode, di ringraziamento, di pace.
Pellegrinaggi
Pellegrino su questa terra, ci invitava a non considerare solo il treno della vita, ma anche la direzione in cui questo ci porta. Grazie al suo lavoro di lettura della Parola sulla terra sono gemmate tante esperienze. Tra queste Itinerari Ignaziani, pellegrinaggi di preghiera e meditazione sui luoghi di sant’Ignazio di Loyola in Italia. Anche in questo caso la sua preoccupazione era quella di mantenere il primato dell’essere sul fare. Domandava: i pellegrini hanno capito che Ignazio era un mistico?
Le sue esequie hanno celebrato la gratitudine verso il Signore per il dono di quest’uomo, verso lo stesso padre Francesco, alla Compagnia di Gesù, alla sua famiglia e ad Antonella Carfagna che da molto tempo gli è vicina.
In molti hanno scritto ringraziamenti per quanto hanno ricevuto da lui. Raccogliamo ancora contributi (ricordi, foto, scritti, audio) che invito a mandare all’indirizzo francescorossidegasperissj@gmail.com con la finalità di coltivare la memoria e rendere facilmente fruibile quanto da lui regalatoci. Rimando al sito dei gesuiti di Ragusa dove è possibile scaricare alcuni dei suoi scritti.
Concludo esprimendo anche la mia gratitudine verso questo uomo sapiente, misericordioso e maestro nella fede che con la sua vita ci ricorda che Gesù è già qui con noi.
Profilo biografico (dal sito della Compagnia di Gesù)
Francesco Rossi de Gasperis SJ nasce a Roma il 6 ottobre 1926, entra in Compagnia il 12 novembre 1944, riceve l’ordinazione presbiterale il 6 luglio 1957 a Roma da mons. Traglia. Pronuncia gli ultimi voti il 2 febbraio 1962 a Yokosuka in Giappone.
Dopo il noviziato resta a Galloro per il carissimato, quindi nel 1947 è inviato a Roma per studiare filosofia.
Dal 1950 al 1954 vive presso il Collegio dei Nobili di Mondragone per svolgere il magistero in qualità di prefetto, redattore de Il Mondragone il giornalino scolastico del Collegio, contemporaneamente inizia gli studi di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma fino al 1960.
In questo anno è inviato in terza probazione a Cleveland negli Stati Uniti d’America sotto la guida di p. Robert Willmes; al suo ritorno è inviato in Giappone dove resta alcuni anni, studiando la lingua giapponese e venendo nominato padre spirituale dei teologi.
Nel 1965 è nuovamente in Italia, a Roma per dedicarsi all’apostolato universitario presso la Cappella Universitaria della Sapienza; tra 1965 e 1967 è rettore del teologato e anche padre spirituale dei teologi, occupandosi della catechesi dei fratelli coadiutori, negli anni Settanta continua l’impegno presso la cappella universitaria e porta avanti anche l’insegnamento presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma di S. Scrittura nel Nuovo Testamento, è guida agli esercizi spirituali.
Dopo un anno sabbatico vissuto a Gerusalemme tra 1975 e 1976, torna ai precedenti incarichi a Roma.
Nel decennio tra 1977 e 1987 vive tra Roma e Gerusalemme presso il Pontificio Istituto Biblico come prefetto spirituale, prefetto della biblioteca, docente di teologia presso la Gregoriana.
Dopo un anno sabbatico svolto a Granada – in Spagna – torna al suo lavoro tra Roma e Gerusalemme come prefetto spirituale, incaricato di varie mansioni in casa, guida agli esercizi spirituali, scrittore e consultore di casa, al Biblico – dal 1989 al 2008.
Nel corso degli anni di studio e insegnamento p. Francesco si dedica alla pubblicazione di diversi volumi sulla teologia e lo studio della Bibbia.
Dal 2012 vive presso il Canisio di Roma continuando ad insegnare in PUG come professore emerito di teologia e scrittore, negli ultimi anni prega per la Chiesa e la Compagnia di Gesù.