Marco Tibaldi insegna Teologia sistematica presso l’Istituto superiore di scienze religiose “SS. Vitale e Agricola” di Bologna e filosofia nel liceo “Archimede” di San Giovanni in Persiceto (Bologna). Svolge un’intensa attività di formatore sui temi del primo annuncio e dei linguaggi per comunicare la fede, e lavora da anni nella preparazione e nella promozione dei pellegrinaggi in Terra Santa. È autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo.
Nella Prefazione, p. Massimo Pazzini ricorda come molti testi biblici narrino la gioia del pellegrino che si incamminava nella salita verso Gerusalemme e l’esultanza nell’arrivare alle sue soglie, a contemplare le sue mura, a entrare nel tempio santo. Gesù stesso è salito al tempio a dodici anni e per le feste.
I Salmi delle salite esprimevano nella preghiera e nel canto questa gioia spirituale. Da molto tempo i padri francescani si offrono come guida per la visita della terra Santa.
Tibaldi segue lo stesso metodo. Accompagna vari gruppi di pellegrini, con percorsi alternativi e contenuti ed espressioni spirituali creativi.
L’autore si serve della menzione di testi francescani, dei padri della Chiesa e di numerosi testi biblici relativi ai luoghi visitati, corredati da adeguate spiegazioni.
Il percorso seguito nel libro parte dal deserto, per attraversare la Galilea e salire, infine, a Gerusalemme con la visita ai suoi luoghi biblici più significativi. Non vengono fornite spiegazioni storico-archeologiche ma solo spiegazioni sul testo biblico riguardante il luogo visitato.
Struttura e metodo
Ogni sosta biblica comprende l’Introduzione, il Dono da chiedere nella preghiera, la Parola (il testo biblico riguardante il sito), la Meditazione, i Testi (padri della Chiesa e san Francesco).
L’autore riporta le tappe utili indicate dal compianto Silvano Fausti per assimilare un testo biblico.
Dopo la lettura del brano biblico e le istruzioni della guida spirituale:
- «Entro in preghiera mettendomi in pace: con un momento di silenzio; pensando che incontrerò il Signore; facendo un segno di croce; cercando la posizione del corpo che più mi aiuta; immaginando o osservando con attenzione il luogo in cui si svolge l’episodio biblico;
- Chiedo al Signore ciò che voglio: sarà il dono che quel brano della Scrittura o del Vangelo mi vuol fare e che corrisponde a quanto Dio o Gesù fanno o dicono in quel racconto;
- Medito e/o contemplo la scena: leggendo il testo lentamente, punto per punto e conservando l’indicazione del sussidio che mi ha colpito di più; sapendo che dietro ogni parola il Signore mi parla; usando le mie facoltà: la memoria per ricordare, l’intelligenza per capire, la volontà per desiderare, ringraziare, scegliere».
Dopo la lettura del brano biblico e le istruzioni della guida spirituale: «Concludo: con un colloquio con il Signore, da amico ad amico, su ciò che ho meditato, recitando un Padre nostro.
NB: Non avrò fretta, non occorre fare tutto o leggere tutto; è importante sentire e gustare interiormente; sosto dove e finché trovo frutto, ispirazione, pace e consolazione; avrò riverenza più grande quando, smettendo di riflettere, inizierò a parlare con il Signore».
Il deserto
Il cammino proposto da Tibaldi parte dal deserto. Camminare nel deserto significa assimilare la volontà di Gesù di guarire dal male camminando, muovendosi per illustrare la novità del suo insegnamento. Il camminare pellegrinando aiuta a vivere la conversione, il cambiamento di mentalità.
Gesù annuncia il regno di Dio e la sua parola esige di essere ascoltata nel silenzio e assimilata nella preghiera.
Dalla relazione con Gesù nascono i miracoli, il primo dei quali è la trasformazione della tristezza del cuore nella gioia. Gesù ci libera dalla paura della morte, origine di tutte le tristezze e schiavitù interiori.
Andare nel deserto è sperimentare l’attrazione di Dio amante verso l’amata, il suo popolo, sempre tentato però di dimenticarlo e di tradirlo. Nel deserto si scopre la creazione, l’essenziale. Si scopre il dono della vita.
Tibaldi indica il dono da chiedere nella preghiera: la lode per i tanti doni che Dio ci ha fatto, in particolare quello di essere sua immagine e somiglianza; gustare la fantasia e la generosità del Creatore. Indica come brano biblico da leggere Gen 1,1-31; 2,1-2. Fa seguire la meditazione, che segue a grandi linee i versetti biblici letti e ascoltati con attenzione. Conclude il capitolo un brano di un padre della Chiesa e il Cantico delle creature di san Francesco.
Il peccato origine di tutti i mali viene narrato in Gen 3. Anche qui segue la meditazione, la citazione di un detto del padre del deserto e un breve brano riguardante san Francesco.
Si ricorda, quindi, l’inizio della storia della salvezza con Abramo e Sara e l’alleanza nel dono della Legge. Vengono letti e commentati i brani di Gen 12,1-9 (con la preghiera di gustare le promesse che Dio fa ad Abramo come se fossero rivolte a me) ed Es 20,1-21 (Gustare i dieci comandamenti come la via per rimanere nella libertà; Vedere e capire come Gesù li ha riletti). Viene riportato un brano della Didaché.
Galilea
Tibaldi guida il lettore attorno al lago di Tiberiade, che ha visto la maggior parte dell’attività iniziale di Gesù nell’annuncio del Regno. Ricorda la chiamata dei primi discepoli, col brano di Lc 5,1-11 (chiedendo, nella preghiera, di conoscere sempre più intimamente Gesù così da poterlo amare e seguire; gustare il fatto che Gesù chiama anche me oggi, come ha fatto con i primi discepoli). Segue un brano di Origene e uno su san Francesco tratto dalla Leggenda dei tre compagni.
Un miracolo di Gesù a Cafarnao: il paralitico (con la preghiera della liberazione da ciò che ci paralizza nel nostro cammino umano e cristiano; vedere Gesù che si prende cura di chi è malato). Viene letto Mc 2,1-12, un brano di sant’Ambrogio e uno su san Francesco riportato nel Trattato dei miracoli di san Francesco.
La tempesta sedata (Mc 4,35-41) fa chiedere nella preghiera: Qual è la tempesta da cui vorrei essere liberato in questo momento della mia vita? Quando ho fatto esperienza di essere salvato da un pericolo o da una paura? C’è qualcosa per cui desidero invocare o ringraziare il Signore?
Anche qui sono presenti sant’Ambrogio e san Francesco.
Lo splendido scenario del Monte delle beatitudini fa rileggere Mt 5,1-18. Le beatitudini portano a compimento la seconda parte del Decalogo e sono la biografia spirituale di Gesù. Ai discepoli è data la forza di conformarsi al modo con cui Gesù le ha vissute. «Le beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nella vita dei discepoli» scrive J. Ratzinger-Benedetto XVI.
La preghiera chiede di scoprire che Gesù per primo ha vissuto nello spirito delle beatitudini e di gustare le beatitudini come lampada per i propri passi.
Chiudono la meditazione alcuni brani di san Francesco.
Il monte Tabor, con la sua splendida posizione geografica invita a meditare la Trasfigurazione. Ci sono problemi con i discepoli e fra i discepoli su chi fosse il più grande. Gesù annuncia la sua morte dolorosa e viene incontro alla loro facendo intravedere la sua divinità e l’accordo con la volontà del Padre.
Si legge Lc 9,28-36 e nella preghiera si chiede il dono di poter vedere Gesù nello splendore della sua gloria per poterlo seguire nel suo cammino verso Gerusalemme. Viene proposto un brano di Agostino e uno di san Francesco tratto dalla Leggenda dei tre compagni.
A Nazaret si contempla l’Annunciazione e i trent’anni della vita nascosta di Gesù. Si legge Lc 1,26-38 e, nella preghiera, si chiede il dono di contemplare la disponibilità di Maria a dire il suo sì all’angelo per maturare la sua stessa disponibilità e lasciare che Gesù entri nella propria vita personale.
Un testo di Abramo di Efeso e uno di san Francesco chiudono la sosta.
Verso Gerusalemme
L’itinerario proposto da Tibaldi volge ora decisamente verso Gerusalemme.
Nella Samaria prevale come scena biblica quella di Gesù e la Samaritana al pozzo di Giacobbe. Nella preghiera si chiede il dono di sentire e gustare la “sete” di Gesù, ovvero il suo desiderio di incontrare ogni persona e quello di gustare il dono dell’acqua viva, il suo Spirito, che lui ci ha donato.
Si legge Gv 4,1-42, si medita sulla sete che Gesù ha di donare la fede alla donna samaritana, che diventa testimone dell’incontro salvifico con Gesù.
Agostino e san Francesco arricchiscono la riflessione.
Più a sud, si sosta al Giordano per riflettere sul battesimo di Gesù. Si legge Mt 3,13-17 e, nella preghiera, si chiede il dono di conoscere e gustare la disponibilità di Gesù a mettersi in fila con i peccatori per esserci vicino, per essere l’Emmanuele, il Dio con noi.
L’ambiente circostante invita a meditare sulle tentazioni di Gesù nel deserto (rapporto con i beni, rapporti col prossimo, l’uso del potere per dimostrare di essere il Messia). Gesù risponde positivamente a Dio, guarendo il cedimento di Adamo ed Eva al male.
Si legge Lc 4,1-12 e, nella preghiera, si chiede il dono di conoscere gli inganni del nemico per poterli evitare e di conoscere sempre meglio Gesù per gustare la sua vicinanza.
I testi di commento sono di Ilario di Poitiers e di san Francesco.
Uscendo da Gerico per salire a Gerusalemme, Gesù incontra il cieco e lo guarisce per la sua fede, che deve essere quella dei discepoli che accompagnano Gesù verso la sua morte e risurrezione a Gerusalemme.
Il dono proposto da chiedere nella preghiera è quello di conoscere i motivi che bloccano il nostro grido verso il Signore e di chiedere di sperimentare il suo amore che guarisce le nostre cecità.
Si legge e si medita Mc 10,46-52, aiutati dai testi di Origene e di san Francesco (Vita Prima di Tommaso da Celano).
Gerusalemme
Prima di visitare Gerusalemme, Tibaldi si sofferma a Betlemme, per contemplare la nascita di Gesù e la paternità di Giuseppe.
Si chiede il dono conoscere sempre meglio la figura di san Giuseppe per capire da lui cosa sia la paternità. Si legge Mt 1,18-25 che narra il mistero dell’incarnazione dal punto di vista di Giuseppe. La memoria della misericordia continua di Dio verso il suo popolo fa inclinare Giuseppe verso l’obbedienza fiduciosa ai piani di Dio, che sconvolgono i suoi. Gesù è figlio dell’amore di Dio e l’apparente fallimento di Giuseppe si trasforma, per la sua disponibilità, in nuovi eventi di salvezza.
I testi di Efrem il Siro e della Vita Prima di Tommaso da Celano approfondiscono la comprensione del mistero.
La sosta successiva è a Betania, dove si contempla il valore cristologico dell’unzione lì attuata. Il dono da chiedere nella preghiera è quello di gustare il profumo che si spande nella casa di Betania come segno dell’amore gratuito e senza limiti di Gesù.
Tibaldi segue il testo di Mc 14,1-9, che è ambientato nella casa di Simone il lebbroso. La vita di Gesù è donata in “spreco” per la salvezza dell’uomo. La sua vita vince la morte della lebbra del peccato, che ammorba l’aria della casa. L’unzione anticipa la passione e la morte dolorosa di Gesù e il dono generoso della vita che deve contraddistinguere anche la vita del discepolo.
Al Cenacolo Gesù anticipa il dono totale di sé, proprio mentre i discepoli stanno per tradirlo o rinnegarlo. Gesù manifesta l’amore totale, salvifico, che sigillerà la sua morte in croce e la sua risurrezione.
Nella preghiera si chiede il dono di sperimentare l’amore di Gesù disposto a farsi cibo e bevanda per i peccatori. Viene letto e commentato il brano di Mt 26,20-29. Giuda è deluso della messianicità “debole” di Gesù, ma questi rimane per sempre alleato con lui, dandosi da mangiare per tutti.
Agostino e un brano delle Ammonizioni di san Francesco arricchiscono la riflessione.
Al Getsemani, Gesù accetta la volontà del Padre fra sofferenza e preghiera di abbandono. Nella preghiera, il pellegrino domanda il dono di restare vicino a Gesù che soffre per me e di conoscere e sperimentare la forza del suo amore per me, lui che è disposto a qualsiasi sofferenza e sacrificio.
Viene letto il brano di Mt 26,36-50. Gesù prova tristezza e angoscia e rimane solo nella preghiera. Sente la lontananza del Padre, ma rimane fedele al suo disegno di salvezza, vincendo il male dall’interno della propria umanità. Si consegna liberamente agli avversari e, nella libertà, salva l’umanità dal buio del male.
Al Santo Sepolcro si riflette sulla morte di Gesù, contemplandola dal punto di vista dei due condannati con lui.
Nella preghiera si chiede il dono di guardare il modo di morire di Gesù per poter scoprire la buona notizia della sconfitta delle nostre paure e si legge il brano di Lc 23,32-49. La crocifissione è dolorosissima, ma Gesù invoca il perdono per chi lo sta uccidendo fra gli insulti e ascolta l’invocazione del concrocifisso che lo supplica di ricordarlo nell’entrata nel suo Regno. Morendo in quel modo, Gesù riscatta gli uomini dal potere della morte, mostrando che essa non ha l’ultima parola. Restando sulla croce e vincendo la tentazione di scendere, Gesù sconfigge tutto il male a nome di tutti gli uomini. Gesù resta unito a Giuda e a tutti, e viene riconosciuto come Figlio di Dio dal centurione.
La riflessione è concluda dai testi di Cirillo di Gerusalemme (Catechesi battesimali) e dalla Preghiera davanti al Crocifisso elevata da san Francesco.
La tomba vuota. Nel modo di morire di Gesù è nascosto il mistero della sua risurrezione, che rimane però sempre insondabile nel suo significato. Nella preghiera, si chiede il dono di conoscere intimamente Gesù e ricevere il suo Spirito per poterlo riconoscere vivo nella mia vita. La risurrezione di Gesù è lo spartiacque della storia ed è difficile da accettare anche dai discepoli, verso i quali Gesù esercita un tirocinio, illustrato dagli episodi delle donne al sepolcro e dei due discepoli di Emmaus. Si leggono i brani di Mc 16,1-8 e di Lc 24,13-35. «Il crocifisso è risorto, non è qui» è l’annuncio liberatorio per l’umanità di tutti i tempi. Egli precede i discepoli nel territorio della Galilea, cioè nel quotidiano della vita propria e dei propri fratelli. È dentro la persona di quelli che considero “lontani”.
A Emmaus si dirigono e sostano i discepoli delusi dell’agire di Dio in Gesù. Ed egli mostra dove incontrare il Risorto: nella Parola e nell’Eucaristia, vissuta in comunità.
Nella preghiera si chiede il dono di lasciar emergere le delusioni che attribuisco a Dio e che covano nel mio cuore e quello di gustare la buona notizia che Gesù si rende presente e vicino proprio con coloro che sono in fuga. Gesù sceglie la delicatezza di condividere il percorso dei discepoli delusi e di illuminare con la parola di Dio il senso degli eventi da loro ben conosciuti nella loro materialità ma non nel loro significato profondo. Lo riconoscono allo spezzare il pane, dopo aver sentito ardere il cuore alla sua parola. Ritornano con gioia alla comunità per partecipare agli altri la loro esperienza. La Chiesa vive nella gioia della presenza del Risorto nella sua vita.
Concludono la riflessione un testo di Gregorio di Nazianzo e un testo di san Francesco (tratto da Leggenda dei tre compagni).
Testo prezioso per rielaborare il pellegrinaggio compiuto e di grande aiuto anche per coloro che possono compiere il pellegrinaggio solo nell’intimo della propria stanza.
- MARCO TIBALDI, Sulla strada dei miracoli. Camminare, pregare e meditare nella terra di Gesù, Ed. Terra Santa, Milano 2024, pp. 160, € 16,00, ISBN 9791254712603.