È da quasi sei mesi che la Chiesa ortodossa non fa altro che scagliarsi contro il governo greco che ha votato la legge sui matrimoni gay e la possibilità di adottare figli. Pur essendoci una stretta unione tra governo e Chiesa (i sacerdoti e i vescovi sono considerati dipendenti pubblici e sono pagati dallo Stato), quest’ultima sta “mostrando i denti” allo Stato a causa di questa legge.
Una visione diversa
Dentro la Chiesa non esiste un dibattito riguardante il problema dell’omosessualità tra il clero e i monaci e nemmeno sul tema della pederastia (questo – dicono – è un problema che riguarda i preti della Chiesa cattolica).
In realtà, esistono casi di pederastia e di preti e monaci omossessuali. Il problema, però, presso la Chiesa ortodossa, è considerato diversamente da noi, perché i preti sono obbligati a sposarsi prima di essere ordinati, a meno che non siano monaci.
La stampa greca si è occupata più dei casi di pederastia che riguardano i preti cattolici e pochissimo degli scandali che riguardano il clero ortodosso greco.
Conosco un caso eclatante. Il protosinghelos (vicario generale), monaco di una metropoli greca, ha abbandonato il suo ruolo, convive con una donna sposata con due figli, porta ancora la tonaca, partecipa a qualche funzione. Chi di dovere, almeno ufficialmente, non interviene, e la stampa, anche quella locale, non si occupa del fatto.
Un prete non sposato, ad Atene, che esercita un grande influsso mediatico su migliaia di fedeli, ad un certo punto, ha lasciato tutto, ha dismesso la tonaca e si è dichiarato ufficialmente gay. La stampa ha accennato la cosa, soffermandosi soprattutto sull’aspetto scandalistico.
Il metropolita del Pireo, Serafim, uno dei più radicali metropoliti della Chiesa ortodossa, critico feroce contro la Chiesa cattolica e contro i gay, in risposta a una domanda di un giornalista sull’esistenza di omosessuali nel clero della Chiesa ortodossa, ha ammesso: «Purtroppo ci sono. Quando vengono ufficialmente denunciati e arrestati, vengono deposti e rimossi, non rimangono nella Chiesa».
Questa risposta manifesta il modo con cui i responsabili della Chiesa ortodossa affrontano i casi di omosessualità del clero: solo “quando sono arrestati e condannati”, cioè mai, perché l’omosessualità non è considerata reato, per cui chi la pratica non può essere né arrestato né condannato.
Riguardo ad alcuni casi di pederastia tra il clero (si trattava di preti sposati), c’è stato un processo e gli abusatori sono finiti in carcere.
In generale, la Chiesa ortodossa greca è molto severa nei confronti dell’omosessualità, però esistono anche alcune voci più equilibrate che giudicano più cristianamente questo problema.
Traduco qui alcune parti di un lungo articolo di un “padre spirituale” su come gli ortodossi devono giudicare queste persone. Alcuni passaggi di questo articolo ricordano da vicino la posizione della Chiesa cattolica.
Anche in questo articolo si riconosce l’esistenza dell’omosessualità nella Chiesa ortodossa, solo che – vi si afferma – coloro che criticano la Chiesa ortodossa in merito a tale questione fanno confusione con «gli scandali presenti nel clero cattolico».
I pensieri di un padre spirituale ortodosso
«Usare il termine “omosessuale” o “gay” è sbagliato. L’essenza della nostra identità non è data dalle nostre azioni. Disonoriamo noi stessi, soprattutto i cristiani, se attribuiamo a noi stessi o agli altri un’identità in base alle azioni, ai comportamenti o alla vita sessuale (ad esempio, definendo qualcuno “cristiano gay”!). Noi siamo qualcosa di molto più elevato. La nostra identità è “cristiani”, “figli di Dio”. Per questo, usiamo abusivamente il termine “gay” per definire un cristiano. Ahimè, quindi, se una persona “creata a immagine di Dio”, destinata alla theosis (divinizzazione), viene giudicata per la sua sessualità definendo in tal modo la sua identità!
L’amore di Dio è per tutti. Cristo ama ognuno di noi, così come siamo. Mai nessuno perde il suo amore. Questo è ciò che ogni persona dovrebbe credere e sentire, indipendentemente dalla sua identità sessuale.
Nessuno, inoltre, perde mai il proprio valore agli occhi di Dio. Come persona ha un valore infinito, qualunque sia la sua identità sessuale, perché Cristo ha versato il suo sangue per lui!
No alla colpevolizzazione. L’odio, l’ironia, la derisione, la condanna, l’insulto nei confronti di una persona omosessuale sono peccati. È dovere del cristiano rispettare, parlare con gentilezza e in modo moralmente corretto, amare ogni fratello o sorella e onorarli in quanto immagine di Dio, anche se le loro opinioni teologiche divergono.
Gli atteggiamenti e le parole pesanti, la retorica e le pratiche odiose di alcuni membri del clero e dei laici della Chiesa nei confronti dell’omosessualità non rappresentano la posizione della Chiesa su questo tema, ma sono opinioni personali espresse da e con la propria sensibilità ed è una grande ingiustizia attribuirle alla Chiesa.
La Chiesa è la casa di tutti noi! Non è un club di santi, ma un ospedale per i malati. Un omosessuale nella Chiesa ha esattamente gli stessi diritti di tutti gli altri. Non è inferiore a nessuno. È un membro della Chiesa uguale a tutti gli altri. Sminuire qualcuno, quindi, è un peccato grave che va a colpire Dio stesso.
Come in tutti i peccati, non è il peccatore a essere rifiutato, ma il peccato. Accogliamo il peccatore ma non il peccato.
L’argomento secondo il quale “la Chiesa parla di omosessualità quando ha tanti(?) scandali – purtroppo, molti confondono la Chiesa ortodossa con gli scandali dei cattolici – ospitando anche omosessuali nelle sue file”, è assurdo, è populismo e porta a una discussione sterile.
Allora gli Apostoli non avrebbero dovuto parlare di avarizia, perché uno di loro, Giuda, era un avaro! È un argomento serio? La Chiesa e i suoi Canoni predicano la stessa cosa anche ai propri membri! Il problema non è quello che alcuni cristiani fanno – si tratti di clero o di laici –, ma quello che il cristianesimo insegna.
L’atteggiamento di una famiglia cristiana. Una famiglia cristiana non rifiuta e non espelle mai il proprio figlio a causa della sua identità sessuale. L’amore della famiglia è irreversibile e non cambia, anche se non è d’accordo teologicamente con un certo atteggiamento di vita. Anzi, questo rifiuto potrebbe creare un trauma psicologico. Il nostro cuore e la nostra casa sono sempre aperti ai nostri figli».
Amici e compagni cristiani
Oltre a queste parole del direttore spirituale, sono molto utili i gruppi di amicizia di fratelli e sorelle cristiani nella Chiesa, dove si aprono i cuori degli uni verso gli altri e si pratica la condivisione. Amici autentici, fratelli e sorelle, compagni di vita vicini a Dio, che amano veramente. Nessun omosessuale ha lasciato la Chiesa quando ha trovato intorno a sé fratelli e sorelle di questo tipo.
Tutti i cristiani dovrebbero pregare con tutto il cuore per tutti, per ogni fratello e sorella, indipendentemente dalla loro identità sessuale.
«Come si salvò dal diluvio chi era fuori dall’arca, così può salvarsi chi è fuori dalla Chiesa» (san Cipriano). La Chiesa non perseguita mai nessuno. Essa è l’abbraccio di Cristo per tutti noi.
La questione dell’omosessualità, per alcuni, non si risolve in questa vita segnata dal male e dal peccato, così come tante altre questioni non sono chiarite con certezza. Ma, se anche giungessero a soluzione, questo esito non sarà frutto di parole, di sermoni, di scomuniche, di dibattiti accesi, ma solo della fede genuina e dell’amore in Cristo, dell’amore sincero per gli altri, della preghiera fervente per tutti e della vera vita spirituale ortodossa.
- Monsignor Yannis Spiteris è nato a Corfù (Grecia) nel 1940. Entra tra i cappuccini nel 1959, è ordinato sacerdote nel 1968. Ha conseguito il dottorato all’Università di Friburgo in Svizzera, con specializzazione in teologia. Nel maggio 2003 è consacrato arcivescovo di Corfù, Zante, Cefalonia e vicario apostolico di Tessalonica. È stato, negli ultimi anni, uno dei protagonisti delle relazioni ecumeniche fra Oriente ed Occidente.
C’è una relazione tra la creazione delle false famiglie, quelle omosessuali appunto, e l’omofobia. Non tanto perché i sacerdoti omofobi possono ricevere reazioni eccessive, ma perché un possibile risvolto dell’omofobia è una finta liberalità, la volontà di apprestare per ciò che si odia un ‘rimedio’ che in questo caso è una forma di ghettizzazione e alterazione: si vogliono far valere dei legami forti che sono un peso nelle relazioni omosessuali, dare còmpiti genitoriali per dare aura di rispettabilità proprio a chi non si rispetta e che si vuol relegare ai margini con una solenne pagliacciata e anche molto peggio… Ed è disastroso che si dica di “persone omosessuali” come se lo fossero le persone in quanto tali; un modo questo per evitare che un omosessuale possa cambiare la propria condizione.
La verità è che la Bibbia condanna solo il caso in cui si usa l’omosessualità per abusare e per fingere che sia la stessa cosa della eterosessualità, mentre il viverla semplicemente per ciò che è non ne riceve giudizi negativi. Molti sacerdoti in Occidente si attenevano a questa regola ma negli ultimi decenni ha prevalso la non-ragione. Così la maggioranza, sia quando approva sia quando disapprova gli atti omosessuali, fa torto; e molti Stati che proclamano la libertà sessuale invece contribuiscono, a volte decisivamente, a ciò che in definitiva è una vera e propria crisi umanitaria.
Mauro Pastore
Credo che lei abbia detto delle cose sensate ma non sono d’accordo che la maggioranza sbaglia quando disapprova gli atti omosessuali. Questi sono da condannare, e non l’attrazione per lo stesso sesso. Sono da condannare così come per gli eterosessuali è condannato il coito interrotto o per tutti la masturbazione, non si tratta di una discriminazione. La Chiesa ci invita a condannare il peccato e non il peccatore e gli atti omosessuali sono dei peccati. Non possiamo cancellare il concetto di peccato, se lo faremo perderemo la libertà, la pace e la verità.
I dogmi vanno fatti su Dio e bisogna capire la natura senza pregiudizi e non evitare di fare un po’ di autoriflessione. Se l’attrazione omosessuale non è peccato non può esserlo neanche l’atto. Non bisogna confondere le passioni irrealizzabili che bruciano solamente con il desiderio di vivere la sessualità in comune con chi dello stesso sesso. La sessualità ha carattere di esuberanza e la Bibbia non condanna neanche la masturbazione tranne il caso in cui ci si sottragga a una promessa con un’altra persona. Chi pensa che approvare un atto omosessuale significhi cancellare il concetto di peccato, mostra di basare la moralità su un pregiudizio e cioè di essere incapace moralmente. Condannare la masturbazione è il torto più originario: senza disporre del proprio corpo non si può comprendere la propria natura e in questo caso i sensi di colpa servono a tenere le persona in condizioni di schiavitù mentale. Non c’è bisogno di condannare la libera sessualità per condannare un omicidio.
Mauro Pastore
Quindi lei con gli atti omosessuali giustifica anche la masturbazione, ed è in ciò coerente. Peccato che non sia questo il messaggio di liberazione portato da Gesù, colui che ha detto: ”
Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. ” (Mt 5).
Gesù non ha portato la rivoluzione sessuale, ha chiesto ai suoi seguaci di essere molto più rigorosi rispetto agli standard dell’epoca (che ricordiamo, includevano il divorzio, da Lui condannato). Ha vissuto castamente e invitato i suoi seguaci a seguirlo. A volte nell’elaborare delle teorie su come dovremmo comportarci ci dimentichiamo che noi cristiani dobbiamo sempre rimanere ancorati alle parole di nostro Signore, altrimenti è possibile dire qualsiasi cosa, come infatti accade nella filosofia contemporanea e purtroppo anche in certa teologia che non menziona più il Vangelo o ricama le sue astrazioni intorno alle parole semplici e vere di Gesù.
Ma voi le capite davvero le parole di Gesù?
Il testo che hai citato si riferisce alla necessità di essere spontanei, di non inventarsi col sesso scopi contrari all’amore e di lasciare libero il semplice desiderio.
Gesù non offre nessun prontuario per fare sesso.
Mauro Pastore
Mi spiego meglio. Nel passo da te citato Gesù stigmatizza il desiderio sessuale assunto quale scopo, ma non condanna il semplice desiderio sessuale.
Mauro Pastore
Il desiderio sessuale non è atto, però, diventa atto nel momento in cui lo si asseconda. Nelle parole di Gesù, guardare una donna per desiderarla è un atto. Tu prima hai parlato di “atti omosessuali”. Essi sono appunto atti, dunque esercizi del libero arbitrio, e non desideri che si subiscono invece passivamente (nella maggior parte dei casi) e che di per sé non sono peccati, perché tra il desiderio e il peccato c’è la tentazione che bisogna appunto vincere, come dice il Vangelo. Questo vale per tutti, non solo per le persone attratte dallo stesso sesso. Per questo credo non si debba fare di loro un caso speciale: siamo tutti chiamati a rispettare lo stesso standard, la castità, in modo diverso a seconda della condizione di vita in cui ci troviamo. Anche gli sposati sono chiamati a vivere la castità evitando la contraccezione, certi atti sessuali e l’oggettificazione della propria moglie nel caso degli uomini e del proprio marito nel caso delle donne. Alcuni sposati poi, per malattia, divorzio subito o altri motivi, sono chiamati a vivere la castità in senso stretto e forse ancora più rigoroso dei celibi, perché loro sono appunto sposati.
Come se stare in un orfanotrofio fosse meglio che crescere con due papà. Che stanchezza rispondere a questi messaggio postato ad arte. L’intelligenza si ribella. Ma fare un po’ di selezione di questi messaggi proprio no?
Ah! Quant’è bella la censura!
Tutti quegli sciocchi che dicono fesserie!
Ma perché consentite loro di esprimersi?
Bisogna selezionare, scegliere e conservare solo quello che è conforme alle moderne, alte e progressive idee della futura e nuova umanità forgiata dalla battaglia contro i rigidi, ammuffiti e duri di cuore pelagiani e indietristi.
Lei scrive “due papà”, io leggo “nessuna mamma”.
Proviamo a pensare alla prospettiva di un matrimonio gay che possa adottare figli: il figlio adottato ,per esempio da due maschi, non ha la possibilità di avere una figura materna, una madre. Chi di voi vorrebbe vivere la propria infanzia senza una figura materna? Chi invece viene adottato da due madri non avrà un padre. Ancora peggio. Ma possibile che nessuno psicologo dell’età evolutiva, nessun pediatra, nessuno a cui stiano a cuore i bambini ,si ribelli a tale mostruosa pianificazione dell’ egoismo umano? Qui non si tratta piu’ di cristianesimo : ma di semplice umanità. La chiesa cristiana, sia cattolica che ortodossa, non può appoggiare simili aberrazioni. Se lo fa , per calcoli di vantaggi umani, ne renderà. Conto a Dio. L’Inferno non è vuoto e quelli che fanno del. male ai bambini vi sono destinati.
Caro Gian Piero, mi ritrovo pienamente nelle sue parole. E’ una cosa così semplice eppure in pochi la riconoscono. Mi appello a chi di voi ha avuto una madre amorevole e supporta le adozioni da parte di coppie omosessuali: cancellereste vostra madre dai vostri ricordi? Ci sono bambini che sono privati delle madri per le circostanze della vita ed è una tragedia. Vediamo di non aggiungerne di nuove e di arbitrarie, perlomeno.
Definire tragedia la possibilità di un amore sincero da parte di due genitori, in questo caso due uomini o due donne, mi sembra non appropriato. La vera tragedia sarebbe l’ assenza di amore, che può esistere anche in una famiglia con padre e madre. Oppure, pensiamo a quei bambini che non hanno né un padre né una madre, di quale amore materno potremmo parlare a loro?
L’amore dovrebbe essere la donazione di sé incondizionata e gratuita. Certo questo è un concetto ideale, nessun rapporto umano è tanto puro. Nell’adozione la gratuità dovrebbe essere però assoluta: sarebbe gravissimo strumentalizzare un essere innocente per colmare i problemi esistenziali degli adottanti. Essere usati come pezzi di ricambio esistenziali non è il massimo e può provocare problemi gravissimi.