La dichiarazione Fiducia supplicans del Dicastero per la Dottrina della Fede continua a suscitare reazioni negative. Una delle conseguenze è stato il sollevarsi di una forte critica da parte del clero e dei fedeli più conservatori a papa Francesco e al cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero responsabile della pubblicazione del documento. Per contrastare questa ondata di disprezzo, il portale spagnolo Religion Digital ha promosso una campagna di sostegno al papa. José Manuel Vidal, direttore del portale, parla del progetto e di ciò che distingue le critiche attuali a Francesco da quelle ai suoi predecessori (Katholisch.de).
- Perché Religión Digital ha lanciato la campagna a sostegno di Papa Francesco?
Non è la prima volta che manifestiamo il nostro sostegno al papa. Lo abbiamo fatto diversi anni fa. Fa parte della nostra linea editoriale sostenere le riforme di Francesco. Abbiamo lanciato la nostra attuale campagna a gennaio per rispondere alle dure critiche contro Fiducia supplicans. A nostro avviso le critiche al papa sono poche ma fanno molto rumore. Vogliamo fare qualcosa per contrastare quel rumore. Con la nostra campagna offriamo a tutti i credenti l’opportunità di dimostrare a Francesco che lo apprezzano e appoggiano le sue riforme.
- Cosa distingue le critiche all’attuale leader della Chiesa da quelle dei suoi predecessori?
Oggi le critiche a Francesco si esprimono in modo molto aperto e polemico: è un cambiamento radicale rispetto al passato. Nella Chiesa convivono da sempre opinioni e sensibilità diverse, ma generalmente senza spingersi alla rottura della comunione ecclesiale. Anche papi come Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sono stati oggetto di critiche durante i loro pontificati. Penso, ad esempio, alla Dichiarazione di Colonia del 1989, nella quale diverse centinaia di teologi tedeschi e di tutto il mondo criticarono Giovanni Paolo II.
L’orientamento dell’attuale pontificato non è conservatore e i sostenitori di quella che Francesco chiama un’ideologia «rigorista» protestano e sembrano talora intenzionati a rompere anche l’unità della Chiesa. Ma lo scisma è spesso una vuota minaccia. Questi ultraconservatori vogliono suscitare paura e cercano attenzione.
- Se guardiamo ai critici estremi di Francesco, come il vescovo americano Strickland o l’ex nunzio Viganò, uno scisma sembra possibile…
Questi ecclesiastici non aspirano a una rottura della comunione, ma solo a uno scisma a rate. Sebbene non vi sia alcuna rottura ufficiale con papa Francesco, il loro atteggiamento interrompe comunque il sentimento di solidarietà con la Chiesa romana in modo simile a uno scisma. Ciò non riguarda solo i vescovi citati, ma anche altri pastori e cardinali di questa cerchia di critici, come Burke, Müller e Sarah. Mi stupisce che siano persone vestite di porpora a polemizzare in questo modo contro il papa, perché il colore della loro veste talare dovrebbe simboleggiare la volontà di difendere, se necessario, il papa e la Chiesa con il sangue.
In passato le critiche al papa da parte degli alti ecclesiastici non erano così presenti in pubblico come lo sono oggi. Questa forza polemica è sostenuta spesso da movimenti politici di estrema destra in tutto il mondo, ad esempio, negli Stati Uniti, in Spagna e in altri paesi. Sostenuti da denaro e potenti appoggi, si portano avanti campagne per turbare i fedeli in modo che ogni riforma avviata da Francesco sia accolta da una ondata di critiche.
- Che ruolo esercitano Internet e le reti sociali?
I dibattiti sulla Chiesa e la religione si svolgono in gran parte su Internet e sui social media. Nelle reti sociali dove si parla di Chiesa, i cattolici progressisti sono una minoranza rispetto agli ultraconservatori. Questa corrente è la più presente e la più aggressiva nel dibattito su Internet. Su Religion Digital abbiamo dovuto disattivare la funzione dei commenti perché semplicemente non riuscivamo più a gestire i tanti commenti dei cosiddetti haters. Con la nostra campagna per papa Francesco vorremmo ridare alle voci moderate e progressiste uno spazio maggiore nei dibattiti digitali. Sui media cattolici ultraconservatori, infatti, si mescolano sovente notizie e opinioni e non si fa un buon servizio informativo. Si tratta di una sorta, per così dire, di «controgiornalismo».
- Come si svolge esattamente la vostra campagna di sostegno a Francesco?
Vogliamo dare al popolo santo di Dio l’opportunità di esprimere la propria vicinanza e il proprio sostegno al papa. Si possono inviare brevi messaggi al papa o semplicemente il nome di una lista di sostenitori a un indirizzo email.
Finora abbiamo più di 7 mila partecipanti da tutto il mondo che parlano di Francesco come di una «benedizione di Dio» e scrivono chiaramente nei loro brevi messaggi che senza di lui la Chiesa non si troverebbe nel processo di riforma attuale. Riceviamo messaggi simpatici. Hanno già partecipato diversi vescovi dell’America Latina. I pastori spagnoli sono più riservati. Vorremmo consegnare al papa dopo l’anniversario della sua elezione (13 marzo) la lista con tutti i messaggi affinché possa vedere il sostegno di cui gode il suo pontificato.
- Chi partecipa alla campagna?
Sono coinvolti in tanti, religiosi e religiose. Alcune università cattoliche, come la Pontificia Università di Salamanca. Hanno firmato ONG e altre organizzazioni che operano nel sociale. E anche teologi che collaborano con il nostro portale, come Leonardo Boff. Ci hanno inviato dei testi che stiamo pubblicando un po’ alla volta.
- Perché la gente vuole esprimere il suo sostegno al Papa?
Il papa offre speranza ai credenti soprattutto per lo spostamento del focus del suo magistero dalla predicazione delle «verità immutabili» della fede all’annuncio della misericordia di Dio, per l’attenzione ai poveri e per la sua critica al capitalismo.
- Non è forse una visione troppo positiva di Francesco? Finora non ci sono state grandi riforme durante il pontificato.
Ha ragione: finora ci sono state poche vere riforme e molti ritengono che il semplice cambiamento di stile operato da Francesco non sia sufficiente. Le riforme hanno comunque bisogno di tempo e di un’ampia accettazione da parte del Popolo di Dio. Anche il Sinodo che Francesco promuove ha le stesse esigenze. Ci sono tre temi principali su cui c’è urgenza che qualcosa si muova nella Chiesa: il ruolo delle donne, la morale sessuale e il clericalismo.
Francesco sta affrontando questi temi poco alla volta, come testimonia il fatto che all’ultima riunione del Consiglio dei cardinali erano presenti tre donne a discutere dell’ordinazione femminile. Sarebbe stato impensabile prima di Francesco. Con la fine del Sinodo sulla sinodalità e dopo il Giubileo del 2025 arriveranno riforme concrete.
- Da dove vengono queste polemiche contro Francesco e Fiducia supplicans?
Dietro a questa ultima ondata di attacchi c’è il sito ultraconservatore canadese LifeSiteNews. Anche in Spagna è in corso una campagna contro la dichiarazione vaticana, sostenuta purtroppo da numerosi sacerdoti. La maggior parte di loro proviene dall’arcidiocesi di Toledo, tradizionalmente molto conservatrice. Il seminario di Toledo ha prodotto molti sacerdoti e vescovi noti per il loro atteggiamento tradizionalista. È stato proprio quel gruppo ad avviare su Internet la raccolta di firme contro Fiducia supplicans. L’intento dei promotori è evidentemente quello di fare rumore per togliere spazio di manovra a Francesco affinché non proceda con le sue essenziali riforme.
E’ bene che si faccia chiarezza.
I progressisti vogliono chiaramente alcuni obiettivi: divorzio ecclesiastico, abolizione del sacerdozio ministeriale, matrimonio religioso omosessuale e riforma in senso democratico del governo della chiesa.
In secondo piano ci sono, finora, le questioni aborto ed eutanasia ma vedrete che verranno fuori.
Chi pensa queste cose non ha però il coraggio di dirlo apertamente e si limita all’ambiguità.
Si tenta di far passare per via di abitudine cose che, se proposte con chiarezza, farebbero insorgere la stragrande maggioranza dei cattolici.
Ad esempio si comincia ad ammettere ai sacramenti alcune selezionate coppie di divorziati/risposati civilmente.
Poi si riserva, alle stesse coppie, una benedizione “non liturgica”.
Con il tempo la “benedizione non liturgica” diventa più solenne e magari si fa coincidere con il matrimonio civile.
Il tutto accompagnato da semplificazioni della procedura di annullamento dei matrimoni religiosi.
Alla fine, quando la gente si sarà abituata, si taglia la testa al toro e si passa direttamente a divorzio e nuovo matrimonio.
Idem per il sacerdozio.
Prima parrocchie affidate a gruppi di laici in assenza del sacerdote, poi liturgie della parola presiedute da diaconi o catechisti e via semplificando.
Fin quando la gente si abitua e non fa più caso alla differenza.
A me sembra tutto molto evidente.
Per questo sono un odiatore?
Non mi pare.
Parole più che condivisibili. Infatti, come ben sappiamo, i lupi si travestono da agnelli per poter sbranare indisturbati le “ignare” pecorelle. Quando le carcasse dei fedeli abbindolati andranno in putrefazione spirituale sarà ormai troppo tardi.
in compenso i tradizionalisti sono molto aperti su quella che vogliono fare: per esempio negli ultimi mesi sono apparsi sui loro blog e siti molti articoli che argomentano di come sarebbe bello abolire o ridurre la libertà religiosa tornando a uno stato confessionale
Va bene.
Ma il mio non mi sembra un discorso “tradizionalista”.
Mi pare che sul tutelare il sacerdozio ministeriale, sull’indissolubilità del matrimonio e sulla sacralità della vita dovremmo essere tutti d’accordo!
Oppure sbaglio?
Lasciando da parte la discussione sulla bontà o meno dell’iniziativa, mi sembra che questa campagna sia sostanzialmente poco utile, in quanto i variegati oppositori del Papa hanno dalla loro parte leader che non conoscono mezzi termini nelle loro accuse a Francesco e orde di ‘bot umani’ capaci di riempire internet di memi e frasi fatte.
Pensare di fermarli con una raccolta firme è patetico.
Fanno bene a nominare i principali colpevoli di questa campagna antipapale (Burke, Strickland, Lifesitenews, Viganò) ma sinceramente restano vaghi nelle critiche (oltre a negare che questi personaggi siano scismatici, cosa che è falsa per Viganò, il quale si è fatto un seminario tutto suo).
Inoltre la campagna si propone come ‘di campo largo’, ovvero rivolta a cattolici di varie sensibilità, ma i temi e le persone che emergono dell’intervista (Boff, ordinazione femminile) li pongono chiaramente tra i progressisti.
Suvvia, se si vuole vincere questa battaglia bisogna rinunciare a qualcosa.