Dopo la pubblicazione dell’articolo di William T. Ditewig “Onore e onere del diaconato” (qui), don Francesco Strazzari ha chiesto una reazione a diversi vescovi e teologi. Nella sua risposta mons. Ioannis Spiteris, arcivescovo emerito di Corfù, Zante, Cefalonia e vicario apostolico di Tessalonica, ha sottolineato la novità della prima ordinazione moderna al diaconato di una donna avvenuta in Zimbabwe il 2 maggio, giovedì della Settimana santa per le Chiese ortodosse. Riprendiamo la lettera di mons. Spiteris e diamo informazioni dell’ordinazione diaconale di Angelica Molen.
Spiteris: c’è una novità
Carissimo don Francesco, sfortunatamente non ho avuto il tempo di studiare e commentare l’interessante articolo sul diaconato. Da noi si celebrava la Settimana Santa. Ho pensato, però, che, se non l’aveste già fatto, di non fare passare inosservata la notizia della prima ordinazione al diaconato di una donna nella Chiesa ortodossa.
Nella Chiesa ortodossa, specialmente di lingua greca, da tempo si fanno degli studi seri che riguardano il diaconato delle donne. Il prof. emerito di teologia nella Facoltà Teologica di Salonicco, Petros Valiadis ha curato, insieme ad altri, un grosso volume in cui si affronta questo tema con il titolo: Διακόνισσες, χειροτονία των γυναικών και Ορθόδοξη θεολογία, επιμ. Π. Βασιλειάδη-Ε. Αμοιρίδου-Μ. Γκουτζιούδη, εκδόσεις CEMES 12, Θεσσαλονίκη 2016 (Le diaconesse, l’ordinazione delle donne e la teologia ortodossa, ed. P. Vassiliadis-E. Amiridou-M. Goutziudi, CEMES 12, Salonicco 2016).
La prima donna ad essere ordinata con il sacramento del diaconato è stata Angelica Molen di Harare nello Zimbabwe da Sua Eccellenza il Metropolita Serafim Kyniotis. Come sappiamo tutta l’Africa giuridicamente appartiene al Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria. Questo evento storico non sarebbe stato possibile senza l’approvazione e il sostegno del sinodo alessandrino e di sua beatitudine Teodoro patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa.
L’ordinazione della diaconessa Angelica è stata il culmine degli sforzi compiuti in tutto il mondo ortodosso per rinnovare l’antico ordine delle diaconesse nella Chiesa ortodossa, e in particolare per le esigenze specifiche delle parrocchie dello Zimbabwe.
Credo che questo evento dovrebbe essere preso con serietà anche dalla Chiesa cattolica che da anni studia, dal punto di vista storico e teologico, il ripristino del diaconato femminile, finora senza concreti risultati.
I miei più cari saluti.
+ Ioannis Spiteris
Angelica Molen
L’ordinazione è avvenuta il 2 maggio nella parrocchia san Nectario, nei pressi della capitale dello Zimbabwe, Harare. Il celebrante e ordinante è stato il metropolita Serafino. Commentando l’evento il metropolita riconosce il diaconato di Angelica sia per le celebrazioni liturgiche come per le attività di servizio alla comunità.
Il riferimento storico è al testo Didascalia degli apostoli del primo secolo. È la testimonianza storica dei compiti propri delle donne diaconi: «Esse gestivano il battesimo delle donne (venivano unte su tutto il corpo con il crisma) e le aiutavano al fonte battesimale. Gli uomini non potevano farlo. Inoltre rendevano visita ai malati, sostenendoli nella malattia, accompagnavano il vescovo nell’incontro coi parrocchiani e distribuivano l’aiuto materiale. Erano impegnate negli stessi servizi dei diaconi, ma unicamente nel contesto femminile. Contrariamente ai diaconi maschi non avevano il compito della predicazione».
Nella Didascalia degli apostoli si annotava che le diaconesse non erano finalizzate ai riti sacri, ma il loro compito era di proteggere l’onore femminile sia nel battesimo come nell’aiuto ai sofferenti. La loro presenza si è espansa soprattutto dopo che l’imperatore Licinio proibì nel 324 la preghiera comune fra uomini e donne e impedì alle donne di partecipare alla “scuola della virtù”. Per la storica Susanna Elm le diaconesse erano di fatto le vedove più ricche che desideravano servire alla Chiesa. Per questo l’istituzione ha vissuto più a lungo nelle città di Roma e di Costantinopoli.
Per il culto e per il servizio
Mons. Serafino è consapevole che, rispetto al passato, il servizio diaconale attuale prevede anche il servizio liturgico e della Parola. Non casualmente l’ordinazione è avvenuta il giovedì santo. La diaconessa Angelica ha ammesso di essere stata inquieta all’idea di servire all’altare «ma, dal momento che mons. Serafino mi ha dato la sua benedizione di entrare sul presbiterio per la preparazione al rito, le mie inquietudini sono scomparse e mi sono sentita a mio agio. Sono ordinata».
Titolare di un diploma in scienze ecologiche («La terra è un dono sacro di Dio. Dobbiamo proteggerla e vivere in armonia con le piante, gli animali e tutti gli esseri viventi») è da sempre impegnata nel servizio della catechesi, nella scuola parrocchiale e nell’animazione delle donne. La comunità parrocchiale si è pronunciata favorevolmente.
Profezia e scandalo
È prevedibile che la scelta susciterà molte discussioni. Il Centro santa Febe per il diaconato femminile, una rete on-line sul diaconato femminile dedicato alla sua rinascita in ambito ortodosso, si è espresso con grande favore, ricordando il consenso del sinodo patriarcale di Alessandria del 2016 e la consacrazione come suddiaconesse di sei donne nella Repubblica democratica del Congo.
L’ordinazione è una risposta alle esigenze pastorali delle comunità parrocchiali. Per la teologa M. Frost la Chiesa locale beneficerà dei doni femminili e l’esempio sarà importante per tutte le Chiese ortodosse. Ma sottolinea anche che non è un passo verso l’ordinazione presbiterale delle donne.
Per Jeanne Costantinu, già professoressa di studi biblici e ora in pensione, i cambiamenti saranno molto lenti perché per un cristiano ortodosso la tradizione non può cambiare e il fatto che si produca una novità non significa che questo crei effetti sull’insieme dell’Ortodossia.
La decisione, condivisa nel Patriarcato di Alessandria, non è stata discussa con gli altri e quindi non li vincola in alcun modo. Nel contesto africano l’ordinazione è finalizzata al servizio alla comunità e non risponde alla logica occidentale della dignità femminile.
Per M. Panaghiotu l’evento potrebbe ampliare le molte fratture già presenti nell’Ortodossia. «Penso che per il bene dell’unità non sia stato un buon modo di procedere. Non è la prassi più efficace per camminare assieme perché gli altri non erano presenti al tavolo della decisione». Ma il sito Parlonsorthodoxie annota che dopo il consenso del sinodo patriarcale l’indirizzo è stata condiviso dal Consiglio dei primati di dieci Chiese ortodosse locali di Creta.
E’ vero che il diaconato non è ancora il sacerdozio, ma è anche l’ultimo gradino prima di accedervi, e questo nella Chiesa di Roma e in quella Ortodossa è riservato agli uomini. Nella Messa in rito bizantino, oltre alla parte del sacerdote vi è quella del diacono che sale sull’altare ed entra dentro l’iconostasi, cosa permessa, oltre al diacono, solo al sacerdote celebrante ed agli inservienti, in ogni caso non alle donne ed è qui la che la cosa comincia a non andare bene in quanto potrebbe aprire la crepa ad un (impossibile) sacerdozio femminile. D’altronde, se si va a vedere, il compito delle diaconesse nei primi (se non primissimi) secoli del cristianesimo, non contemplava affatto il servizio all’altare! Io parlo da cattolico ma penso che molti fratelli ortodossi condividano le mie parole.
E’ interessante ricordare che nel 2017 nella Chiesa Apostolica armena
era stata ordinata un’altra diaconessa.
https://anca.org/historic-ordination-of-a-deaconess-in-the-tehran-prelacy/
Una cosa davvero bella , che accade in un contesto sociale e culturale forse meno aperto al riscatto della donna . Ancora più triste e doloroso è allora constatare l’inazione della Chiesa Cattolica , la sua incapacità di scardinare vecchie consuetudini ( di cui lobby , mafie e malaffare ecclesiastico sono parte integrante ) e di aprirsi all’inclusione di metà del genere umano .
Mi preme far notare che le motivazioni dell’ ordinazione non sono state di carattere ideologico (riscatto della donna), ma finalizzate al servizio della comunità ecclesiale. Se in Occidente riuscissimo a liberarci delle “colonizzazioni ideologiche” che badano più alla gestione del potere che non al servizio dei fratelli, forse giungeremmo senza grandi difficoltà a passi analoghi a quelli dei fratelli ortodossi ( tralaltro esponenti di un solo patriarcato). Ci ricordiamo che Gesù ci ha detto che i potenti ci tengono ai posti di prestigio, ma “tra voi non sia così”.
Una cosa davvero bella, finalmente il riscatto della donna ha cominciato a farsi strada anche nella Chiesa ortodossa; quella Cattolica sarebbe morta da tempo senza il servizio delle donne, pensiamo alle catechiste, al ministero straordinario della comunione, alle suore, alle perpetue, alle sacrestane… Tutti ruoli di servizio ecclesiale. A quando anche compiti di guida, di autorità e di prestigio?
Guida di cosa?
Per guidare occorre qualcuno da guidare.
Nel giro di dieci o quindici anni di quel che fu il cattolicesimo italiano non rimarrà più nulla.
Il problema sarà risolto alla radice.
Ci potranno anche essere donne vescovo ma soltanto di sedi ormai soppresse tipo Edessa, Vageata, Milano o Napoli.
Forse senza il “sì” di Maria la Chiesa non esisterebbe, visto il modo con cui Cristo ha deciso di venire nel mondo, il problema è un altro: per tradizione consolidata della Chiesa e per il pronunciamento ex cathedra di S. Giovanni Paolo II, l’accesso della donna al sacerdozio è impossibile, quindi lo sono di conseguenza i compiti di “guida, autorità e prestigio” da lei citati. L’uomo e la donna sono uguali in dignità ma complementari, la società di oggi pensa che la sospirata parità fra i due sessi sia raggiunta facendo diventare di fatto la donna uomo (assurdità!). C’è inoltre da dire che la Chiesa di Roma (a cui io appartengo) NON è una democrazia, affatto! Spero che i fratelli ortodossi non continuino con questa sperimentazione sbagliata e non supportata dalla comune Tradizione del primo millennio cristiano.