I dehoniani della provincia dell’Italia settentrionale (ITS) ogni anno si ritrovano per una giornata di fraternità e formazione. Quest’anno il tema è stato l’abuso spirituale: come riconoscerlo, come prevenirlo.
I confratelli della entità ITS si sono ritrovati il Primo Maggio scorso presso la parrocchia del Ss. Crocifisso a Padova, per festeggiare la tradizionale Giornata della Provincia.
Come da tradizione la giornata è occasione di ritrovo conviviale, di incontro e scambio tra i confratelli di tutte le comunità dell’Italia Settentrionale, unita ad un momento di approfondimento su un tema che quest’anno ha visto la disponibilità di don Giorgio Ronzoni, parroco di Santa Sofia in Padova dal 2008, e autore del libro “L’abuso spirituale. Riconoscerlo per prevenirlo”.
Dopo il saluto di benvenuto, il Superiore Provinciale, p. Renzo Brena, ha fatto una breve introduzione centrata sull’importanza del ritrovarsi, dono prezioso, e su quanto la condivisione fraterna necessiti di essere coltivata perché si mantenga viva la fiamma della fraternità stessa, per poi passare il microfono a don Giorgio Ronzoni. Don Giorgio ha accompagnato i presenti, con uno stile schietto e diretto, in un excursus interessante e di grande attualità sull’abuso spirituale, partendo dalla definizione per poi scendere più nello specifico, al fine di capirne i meccanismi e vigilare sia su noi stessi, che nella gestione delle relazioni personali.
L’abuso spirituale va a braccetto con l’abuso di coscienza – ha spiegato – ed è conseguenza di una manipolazione (spesso involontaria) delle persone con le quali si ha a che fare, nel momento in cui ci si spinge oltre i limiti del ruolo che si ricopre (per esempio, guida spirituale, superiore di comunità, confessore, eccetera).
Partendo dai tre gradi di abuso, cioè la negligenza spirituale, la manipolazione spirituale e la violenza spirituale, passando attraverso le tre tipologie di manipolatori, quello super-protettore o “salvatore”, l’egocentrico e il perverso narcisista, don Ronzoni ha tenuto a precisare che non sempre chi abusa sia un “mostro”: a volte è intenzionato a aiutare, pur facendolo in modo completamente errato.
Ha presentato un caso reale, tratto dalla rivista “Credere oggi” per poi addentrarsi nell’analisi del concetto di obbedienza cristiana, che spesso diventa un alibi per non pensare, ed ha spiegato la distinzione tra foro interno ed esterno, due piani fondamentali che vanno tenuti ben separati per difendere i principi sanciti dal CIC al can 220 e 983 §1; la sovrapposizione di entrambi, gestiti dal “guru”, può causare effetti deleteri nel soggetto che subisce.
Nella sua esposizione ha citato alcuni spunti bibliografici per l’approfondimento personale ed ha attirato l’attenzione sul rischio che certe dinamiche si inneschino anche nelle comunità religiose sotto la guida di superiori “di lungo corso” o i cosiddetti “ci penso io”.
Numerosi gli interventi dei confratelli presenti che hanno posto domande, chiesto chiarimenti e spiegazioni, perfino espresso proprie testimonianze.
L’intervento di don Giorgio, prima della celebrazione della Messa e del pranzo comunitario negli ambienti della parrocchia, grazie al lavoro di un nutrito gruppo di persone volontarie, si è concluso con un accenno anche al clericalismo, che fa da padre all’abuso spirituale. Buoni antidoti contro l’abuso sono la conoscenza, lo studio, l’informazione ad ampio raggio, non solo quella suggerita o prevista nei percorsi formativi.
Di fronte alle due domande che scuotono il cuore di ogni uomo e donna, qual è il mio posto nel mondo? e cosa vuole il Signore da me? è difficile trovare pacchetti preconfezionati e uniformemente validi, sia per chi necessita di risposte, sia per chi è chiamato a fornirle.
Trovo molti interessante il tema dell’abuso spirituale. Finalmente qualcuno ne parla (con cognizione di causa)! Mi chiedo se un giorno verrà mai codificato, inserito cioè nel Codico di diritto canonico.