Celebriamo in questa domenica la solennità dell’Ascensione del Signore. Con il suo corpo risorto Gesù sale al cielo, ma ci lasca la missione di annunciarlo al mondo: Mc 16,15-20.
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Ma davvero?
Forse l’espressione più vera e onesta di fronte a queste parole che concludono il Vangelo di Marco è una spontanea perplessità.
Ci lascia perplessi il mandato di Gesù, che chiede di andare in tutto il mondo e forse intende anche “tutti i mondi” della nostra vita, anche quelli con cui ci sembra non abbia nulla a che fare. E noi ci sentiamo incerti, spaesati, dubbiosi su come sia possibile e opportuno portarvi la sua Parola.
Ci spaventa forse un po’ quella dichiarazione categorica che chi crederà e sarà battezzato sarà salvato… e gli altri no. È questo Dio “esclusivo” che dobbiamo annunciare? Abbiamo davvero voglia e intenzione di parlare di un Dio così, di un controllore che, per proseguire il viaggio, richiede il certificato di battesimo?
E i segni… noi ci professiamo credenti ma non scacciamo demoni, facciamo tanta fatica con le lingue (e i linguaggi) nuovi, abbiamo paura dei serpenti e dei veleni, sia veri che metaforici, e ai malati sappiamo a mala pena dire qualche mezza frase di consolazione.
Infine, dobbiamo fare i conti con questo Gesù che, con il suo corpo risorto, viene “elevato” in cielo e siede alla destra di Dio, quel Dio che è spirito e certo non ha un trono da re, in quel cielo che è una meta così indefinita da non attrarci quasi neppure.
Tuttavia, possiamo
Tuttavia… queste sono le parole del Vangelo e gli Undici partono, predicano dappertutto, sentono il Signore che agisce insieme con loro e conferma la loro parola con i segni.
E noi che cosa facciamo per vincere le nostre perplessità? Forse possiamo provare semplicemente ad… andare.
È vero, non siamo capaci di arrivare in tutto il mondo, i nostri segni sono spesso deboli e il cielo, qualunque cosa sia, è davvero troppo lontano. Ma possiamo almeno iniziare, come hanno fatto gli apostoli.
Possiamo iniziare a fare qualche passo per proclamare il Vangelo nei nostri ambienti o magari entrando in una realtà nuova, con persone nuove, un altro “pezzo di mondo” che potremmo impegnarci a comprendere meglio e nel quale dare la nostra testimonianza.
Possiamo iniziare a credere con più convinzione, ad approfondire cosa significa il battesimo che abbiamo ricevuto, a chiederci se conosciamo il Vangelo che ci è stato consegnato, a prendere in mano la nostra formazione cristiana.
Possiamo iniziare ad accorgerci dei piccoli segni che accompagnano la nostra vita, forse non così miracolistici come quelli descritti, ma reali.
Anche noi riusciamo a scacciare i demoni della rivalità e dell’invidia, prima di tutto dentro di noi; siamo in grado di parlare i molti linguaggi del nostro tempo, diventiamo più forti per non lasciarci ferire né coinvolgere dai veleni delle parole cattive e delle relazioni malate, riusciamo a toccare e a farci prossimi ai malati di oggi.
Ogni volta che l’amore e il perdono sono più forti dell’odio; ogni volta che riusciamo a realizzare qualcosa di bello per chi vive accanto a noi; ogni volta che ci sentiamo uniti e riusciamo ad aiutarci, questi segni ci provano che il Signore agisce assieme a noi, che non ci ha abbandonato.
È vero, facciamo fatica a immaginarci la meta, ma in Gesù abbiamo la via. Sappiamo che, alla gioia promessa, giungeremo solo attraverso l’amore che lui ci dona, che lui ci insegna, che lui stesso è.
E allora andiamo, un passo dopo l’altro, perché Gesù è asceso al Cielo, ma rimane con noi. Davvero.
Ci spaventa forse un po’ quella dichiarazione categorica che chi crederà e sarà battezzato sarà salvato… e gli altri no. È questo Dio “esclusivo” che dobbiamo annunciare?
……
Gesù è categorico! O con Lui o contro di Lui. Il vostro parlare sia si si o no, no. Alcuni saranno alla Sua destra, altri alla Sua sinistra. Dividerà i capri dalle pecore. La zizzania cresciuta insieme al grano buono sarà buttata via. Via da me maledetti, nel fuoco eterno. Queste parole a noi uomini “moderni” non piacciono ma sono chiare, molto chiare. Non tutti si salveranno ma solo gli uomini di “buona volontà”. Parole talmente insopportabili per noi che è stato necessario cambiare il Gloria con gli uomini “amati dal Signore “, ma non erano queste le parole in lingua originale. Oppure il “non ci indurre in tentazione ” con il “non abbandonarci” che cambia il significato della preghiera di Gesù. Siamo diventati così suscettibili e “delicati” da non sopportare un Dio che oltre ad essere buono sia anche giusto. Non dobbiamo cambiare la Scrittura. Altrimenti viene fuori da essa una immagine di Dio alterata.
L’imperativo Andate! mi pare molto simile all’invito Uscite, che Papa Francesco continuamente ci rivolge. La prospettiva è sempre la medesima, quella di una trasformazione, di un cambiamento e di una conversione… Ritengo quindi quanto mai bella quella che il Signore ci sta donando: un cambio d’epoca, una Chiesa che si rinnova,…
Scusami ma non c’entra niente il cambio d’epoca. Non capisco perché dobbiamo cambiare o interpretare le parole di Gesù che sono tanto chiare. Dobbiamo annunciare Lui, dobbiamo parlare di Lui a chi non lo conosce o lo ha rinnegato ed invitarlo a seguirlo. Perché solo chi crederà in lui sarà salvato. Limpido e chiaro
Segni quotidiani genuini nel tempo e nei mondi vitali. Segni di Gesù che egli lascia in noi.
Grazie