Nelle ultime settimane ho seguito da vicino gli eventi in Georgia da Berlino, provando un mix di emozioni: paura, rabbia, frustrazione e un barlume di speranza. Ora, arrivato a Tbilisi, questi sentimenti si sono solo intensificati. L’attuale motivo di preoccupazione è la legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”, che sottopone a un costante monitoraggio le organizzazioni della società civile (OSC) e i media indipendenti che ricevono ingenti finanziamenti stranieri.
Il mancato rispetto degli onerosi requisiti di registrazione e rendicontazione può comportare multe salate. Se questo suona familiare, è perché le autorità russe hanno usato una legge simile per sopprimere le voci critiche. In particolare, questo è il secondo tentativo da parte del partito di govero di far passare questa legge, dopo che l’anno scorso è stata ritirata a causa delle proteste nazionali e internazionali. La legge pone ostacoli significativi al percorso della Georgia verso l’integrazione nell’UE, aggravando la precedente resistenza del governo a riforme cruciali volte a rafforzare lo stato di diritto.
La crescente consapevolezza che il partito “Sogno Georgiano” attualmente al governo dia priorità alla sua presa di potere rispetto agli impegni in materia di diritti umani e alle aspirazioni della Georgia di entrare nell’UE ha spinto decine di migliaia di georgiani a scendere in piazza a Tbilisi per protestare. Nonostante le violenze della polizia contro manifestanti pacifici e i giornalisti, e una diffusa campagna di intimidazione per soffocare la protesta pubblica contro la legge, le manifestazioni non si sono placate. Il 14 maggio 2024, il Parlamento georgiano ha approvato la controversa legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera” in terza e ultima lettura, tra le diffuse proteste dell’opinione pubblica.
La nuova legge prevede che le persone giuridiche non commerciali e i media che ricevono più del 20% del loro bilancio annuale in fondi o proprietà da fonti estere (come Stati stranieri, organizzazioni di diritto straniero o internazionale e cittadini straniere) debbano registrarsi come “organizzazioni che perseguono gli interessi di potenze estere” e presentare dichiarazioni finanziarie. La mancata osservanza di questi requisiti comporta multe consistenti (circa 8.200 euro per eventuali dichiarazioni mancanti e importi variabili per altre violazioni).
Inoltre, la legge conferisce al Ministero della Giustizia l’autorità di monitorare e identificare le entità che non soddisfano questi requisiti, con la raccolta di informazioni, compresi i dati personali. La legge incoraggia inoltre chiunque a segnalare tali entità al Ministero. Il monitoraggio è consentito ogni sei mesi nei confronti dello stesso ente.
Per portata e natura, la legislazione rispecchia la “legge sugli agenti stranieri” utilizzata dalle autorità russe per reprimere la società civile e i media indipendenti. Come le autorità russe, i leader del partito “Sogno Georgiano” sostengono che la legge mira a migliorare la trasparenza ed è modellata sulla legge statunitense in merito alla registrazione delle attività stranieri (FARA).
La nota esplicativa del disegno di legge georgiano omette vistosamente il riferimento alla legge russa quando si parla di pratiche estere rilevanti. In particolare, le differenze tra il FARA statunitense e le leggi sulle attività straniere di stampo russo, come evidenziato dalla Commissione di Venezia e da altri, sottolineano le preoccupazioni per la legislazione georgiana.
L’esame e le critiche da parte delle ONG e dei media indipendenti hanno visibilmente infastidito i politici georgiani al governo negli ultimi anni. La legge serve comodamente a due scopi: distrarre e indebolire i critici in vista delle elezioni parlamentari di ottobre e placare il Cremlino. La retorica ostile di “Sogno Georgiano” nei confronti delle ONG fornisce sufficienti motivi per ritenere che la maggiore trasparenza, obiettivo dichiarato della legge, sia solo una copertura.
Anche se il partito di governo perseguisse davvero questo obiettivo, non è riuscito a dimostrare che l’interferenza con il diritto di associazione attraverso questa legge fosse necessaria e proporzionata, in linea con gli impegni assunti dalla Georgia in materia di diritti umani e con le aspirazioni di adesione all’UE.
“Sogno Georgiano” non ha atteso il parere della Commissione di Venezia sulla legge, atteso per giugno, e ha spinto per la sua adozione. Tuttavia, nel commentare la versione russa della legge, la Commissione di Venezia e la Corte europea dei diritti dell’uomo (nella causa Ecodefense e altri contro la Russia, sentenza del 14 giugno 2022) avevano già sollevato preoccupazioni circa la sua vaghezza, l’assenza di salvaguardie contro l’esercizio arbitrario di un’ampia discrezionalità da parte dell’esecutivo, nonché l’assenza di una spiegazione convincente del perché le misure previste dalla legge fossero necessarie per raggiungere l’obiettivo della trasparenza e della loro proporzionalità. Queste preoccupazioni sono pertinenti anche alla legge georgiana.
L’eliminazione del termine “agenti di influenza straniera” dalla versione finale della legge non allevia la stigmatizzazione né riduce l’onere per le entità che ricevono finanziamenti esteri. Anche il termine alternativo “organizzazioni che perseguono gli interessi della potenza straniera” porta con sé connotazioni negative. La legge continua a equiparare l’accettazione di un finanziamento estero a un’azione nell’interesse straniero e non prevede alcuna ulteriore indagine per verificare se l’entità in questione abbia eseguito gli ordini o sia stata sotto il diretto controllo del finanziatore straniero.
Come già sostenuto in altre sedi, le informazioni sui finanziamenti esteri sono disponibili al pubblico in linea con altre leggi esistenti, il che rende superflui gli obblighi di segnalazione previsti dalla nuova legge. Gli ampi poteri di monitoraggio del Ministero possono essere facilmente usati in modo selettivo e abusati per colpire entità che criticano il governo. Sebbene per alcuni aspetti sia meno incisiva della legge russa (ad esempio, non prevede lo scioglimento, o sanzioni penali, e non si estende ai singoli individui), la legge georgiana impone comunque un onere significativo alle ONG e ai media indipendenti, viste le risorse aggiuntive necessarie per soddisfare i requisiti e le multe consistenti in caso di mancata conformità.
Come siamo arrivati a questo punto?
Nell’ultimo decennio, la Georgia ha assistito alla graduale oligarchizzazione della governance. Bidzina Ivanishvili, miliardario con legami russi e fondatore del partito al potere “Sogno Georgiano”, ha governato in modo informale e senza alcuna responsabilità. Il “Sogno Georgiano” ha sistematicamente smantellato i controlli e gli equilibri in modo da rendere impotenti le istituzioni che avrebbero dovuto sanzionare gli abusi del governo.
L’obiettivo è stato raggiunto (a) collocando i lealisti nelle istituzioni chiave e (b) attaccando, cercando di indebolire o intimidire i critici. Poiché questo processo è stato graduale, il declino dello stato di diritto non è stato immediatamente percepibile.
Le riforme hanno spesso mascherato dinamiche di potere informali dannose per lo stato di diritto e hanno creato l’illusione di una volontà governativa di affrontare le preoccupazioni in materia. Nonostante le garanzie formali, la politicizzazione di fatto del sistema giudiziario è persistita.
Le modifiche legislative sono state ritardate e/o incomplete. Le lacune legislative che ne sono derivate hanno permesso ai giudici favorevoli agli oligarchi di monopolizzare le posizioni di potere nel sistema giudiziario e di riempire i tribunali di quadri fedeli, anche a livello di Corte Suprema, attraverso processi che, secondo l’ODIHR, mancavano di obiettività e credibilità.
La collusione tra questi giudici influenti in posizioni di potere e i politici di “Sogno Georgiano” ha permesso al partito al potere di influenzare indirettamente il comportamento giudiziario dentro e fuori dei tribunali, a seconda delle necessità, anche in casi politicamente sensibili. Non sorprende che i politici di “Sogno Georgiano” e i giudici influenti abbiano usato argomentazioni quasi identiche per contestare l’opportunità di sottoporre i giudici della Corte Suprema, i membri del Consiglio giudiziario e i presidenti dei tribunali a controlli di integrità con il coinvolgimento di esperti internazionali, come richiesto dall’Unione Europea.
Le nomine alla Corte Costituzionale di giudici strettamente affiliati agli oligarchi giudiziari, insieme a quelli di nomina politica, hanno probabilmente reso la Corte più deferente nel tempo. La politicizzazione dell’Ufficio del procuratore di stato è un’altra questione, che ha portato alla richiesta di modificare la procedura di nomina da maggioranza semplice a maggioranza qualificata e di aumentare l’indipendenza individuale dei procuratori.
Nel 2022, “Sogno Georgiano” ha abolito l’Ufficio dell’ispettore di stato, un’agenzia indipendente che indagava sulle accuse di violazione dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine e di altri funzionari pubblici. La nomina dell’ex politico e deputato Levan Ioseliani a difensore civico nel 2023 ha ulteriormente indebolito i meccanismi di controllo.
Insomma, i recenti sviluppi fanno parte di una strategia sistemica volta a ridurre la necessità di dover rendere ragione da parte del governo assumendosi la responsabilità per i suoi atti. La riluttanza di “Sogno Georgiano” a riconoscere i problemi sistemici, anche nel settore giudiziario, segnala la volontà di mantenere il potere a spese dello stato di diritto.
Quale sarà il prossimo passo?
Secondo la Costituzione georgiana, il Parlamento deve inviare la legge al Presidente entro 10 giorni. Il Presidente ha poi due settimane per firmare la legge o per rinviarla al Parlamento con dei commenti. La Presidente ha dichiarato la sua intenzione di porre il veto alla legge sulla trasparenza delle influenze estere (cosa avvenuta in data odierna, 19 maggio 2024; n.d.t.); ha escluso qualsiasi trattativa con il partito al governo su aspetti specifici della legge per mitigarne gli effetti dannosi, in quanto la legge è considerata inaccettabile, un’opinione condivisa dalle ONG georgiane.
Sebbene il veto presidenziale non possa bloccare l’adozione della legge – dato che “Sogno Georgiano” può facilmente annullarlo con lo stesso numero di voti – potrebbe potenzialmente ritardare il processo, fornendo più tempo ai manifestanti e alla comunità internazionale per esercitare pressioni e ottenere il ritiro della legge.
Recenti sondaggi dell’Istituto Nazionale Democratico indicano che l’81% dei georgiani è favorevole all’integrazione europea. La determinazione di “Sogno Georgiano” nel portare avanti la legge, nonostante le sue conseguenze per le aspirazioni europee della Georgia, è allarmante. Per evitare un’ulteriore erosione dello stato di diritto, potrebbero essere necessarie sanzioni finanziarie mirate e restrizioni ai viaggi, come richiesto da Freedom House e da altre organizzazioni della società civile.
Gli sviluppi precedenti hanno dimostrato che anche se “Sogno Georgiano” cedesse alle pressioni e abbandonerà la legge, sarà essenziale una vigilanza costante per sventare tentativi simili in futuro e per rimediare ad alcuni dei danni sistemici inflitti allo stato di diritto – in particolare se “Sogno Georgiano” manterrà il potere dopo le elezioni parlamentari di ottobre.
Se “Sogno Georgiano” non dovesse prevalere alle elezioni, il ripristino dello stato di diritto non sarà né rapido né facile, data l’entità dell’erosione già avvenuta.
- Pubblicato sul sito di diritto costituzionale Verfassungsblog.
A mio vedere, al solito, la questione è complessa e non si può semplificare oltre un certo limite. Certamente la legge in promulgazione in Georgia fa capire che aria tira da quelle parti, ma seppure la modalità di quel contesto, come altre in oriente, del resto, è tanto tranciante quanto esplicita, non è che dalle nostre parti vada poi così meglio: i media russi, per fare un esempio, dal 2022 sono stati cancellati dall’infosfera UE. Negli stessi USA esiste un controllo molto acuto dell’infosfera e della presenza di potenziali influenze esogene. Diciamo che generalmente nessun blocco di potere vuole influenze da parte di esterni sulle proprie opinioni pubbliche ed agisce di conseguenza. Che la Georgia lo faccia con una legge discutibile, ancorché commentabile e contrastabile, non mi pare un atteggiamento peggiore a che questo approccio venga svolto in modo subdolo e al di fuori del dibattito pubblico. Dovremmo un po’ smetterla di sentirci sempre sopra le righe e scandalizzarci di queste questioni, quando teniamo detenuto senza giustificazione un giornalista che è bandiera della libertà di cronaca, solo perché ha mostrato il lato oscuro del potere occidentale: Assange. Se fossimo così “bravi e buoni”, avremmo dovuto ringraziarlo di aver trovato modo di svelare crimini gravissimi e dargli un Pulitzer, anziché farlo marcire in reclusione.
Quale stato di diritto? Quello che si vorrebbe far valere in Occidente, sognato da masse ignoranti e in errore, coi propri esponenti inseriti nei posti di potere? La Georgia ha il diritto-dovere di difendersi da questo falso stato di diritto.
Molti in Occidente pensano tutto al rovescio ed è disastroso.
Mauro Pastore
E quali sarebbero i posti dove si pensa in modo giusto? E perché?