Leggere gli astri per conoscere il futuro o per conoscere se stessi? La tradizionale astrologia da alcuni decenni si piega verso la psico-astrologia. Rinuncia alla pretesa di determinare il futuro e si affianca alla psicologia per fare emergere le attitudine e le pre-disposizioni della persona. Uscita, con l’avvento dell’astronomia e della scienza, dall’orbita della erudizione di pochi, l’astrologia evolve nel largo uso popolare degli oroscopi ed entra nel campo della cura. Un passaggio non privo di conseguenze sul piano pastorale e per il giudizio cristiano (cf. La Croix, 21-22 gennaio).
Oroscopi e occultismo
«Il numero di persone che in Italia si rivolgono al mondo dell’occulto è simile a quello del pubblico della prima serata del festival di Sanremo: si parla di 13 milioni di persone, forse alla ricerca di nuove coordinate di vita, comunque tenaci nel pretendere un responso che non è più svelato dai tarocchi, ma da persone ritenute diverse, speciali» (M. Proietti, Corriere della sera, 4 febbraio). Un ricorso massiccio a indovini, astrologi e negromanti che non risparmia nessun ceto sociale, come testimonia il caso di F. Mitterand, presidente della repubblica francese, che si recava da E. Teissier, o l’evocazione medianica per trovare la prigione di Moro o i molti gesti scaramantici che accompagnano attori, sportivi e uomini di spettacolo. Fino alla ribellione del pubblico televisivo per la sospensione dell’oroscopo nella trasmissione televisiva Mezzogiorno in famiglia.
Una curiosità per l’occulto che trova alimento nel consapevole limite della scienza: conosciamo solo il 5% del cosmo. L’attenzione agli astri viene da lontano. È la cultura babilonese (terzo millennio a.C.) ad aprirsi all’osservazione dalle fasi della luna, delle eclissi e dei movimenti planetari. Attraverso la cultura greco-romana ha portato fino a noi i nomi degli astri identificati con le divinità del Panteon, e le bestie dello zodiaco (capricorno, pesci, scorpione ecc.).
Per le sue pretese idolatriche e politeiste l’astrologia trova immediata resistenza nella tradizione biblica che non lascia spazio a fenomeni occultisti. Non si trovi in mezzo a te «chi esercita la divinazione o il sortilegio o l’augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore» (Dt 18,10-11). Si può citare anche Ger 28,8-15; Is 2,6; At 16,16 ecc. Una tentazione permanente, testimoniata nell’Antico Testamento dal ricorso di Saul alla negromante (1Sam 28,3-25).
Persistenza e diffidenza
L’invenzione del tema astrale per i singoli può trovare un avvio riconosciuto con C. Ptolomeo, vissuto fra il 100 e il 170 d.C. La posizione ecclesiale, coerentemente con la Scrittura è sempre stata critica: dal concilio di Laodicea (364) a quello di Toledo (400). Sant’Agostino, nelle sue Confessioni ricorda con dispiacere la sua passione per l’astrologia. I Padri della Chiesa si oppongono per salvaguardare la libertà di Dio e dell’uomo. Una condanna confermata da diversi concili nel Medioevo (Braga, Orleans, Auxerre) a testimonianza della sua persistenza. Anche papa Silvestro II (XI sec.) pratica l’astrologia.
Il tema si ripropone durante l’Umanesimo e il Rinascimento. Celebre la disputa fra Marsilio Ficino e Pico della Mirandola sull’influenza degli astri nel destino umano. Difesa dal primo e negata dal secondo: «cosa per nulla necessaria alla verità». Astrologia e astronomia sono connesse in numerosi teologi e filosofi come F. Bacone o Giustino da Firenze. Esse si dividono con l’opera di Giovanni Keplero.
È la psicologia nel XIX-XX secolo ad avvicinarsi con occhio diverso all’astrologia. Dane Rudhyar (1895-1985) salda il mondo astrale con quello psicologico. Non si tratta più di determinare il futuro, ma di suggerire comportamenti. Non astrologia predittiva, ma psico-astrologia. Le pratiche contemporanee sono ormai spostate su questi accenti. Illuminanti i volumi di E. Morin (dir.), La croyance astrologique moderne (Ấge de l’homme, 1981), e il più narrativo-testimoniante Ti parlerò di te. Incontro con l’uomo che vede dentro di noi di M. Azzoni, Mondadori 2003.
Non è venuta meno la diffidenza e la condanna ecclesiale. «Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazioni dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che “svelino” l’avvenire. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia e infine sugli uomini e, insieme, un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo. Tutte le pratiche di magia o di stregoneria con le quali si pretendere di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio e ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù della religione» (Catechismo della Chiesa cattolica nn. 2116-2117).
L’azione pastorale rimane conseguentemente diffidente anche verso la psico-astronomia. Da un lato, essa alimenta l’indirizzo culturale prevalente caratterizzato da egocentrismo e narcisismo, dall’altro, si presta ad una facile connessione con l’astrologia predittiva, erodendo e infettando la dimensione della speranza cristiana.