La spina degli abusi ecclesiastici, la ricerca di come abitare una società sempre più secolarizzata e il confronto con una maggioranza politica non “amica” emergono nelle cronache polacche recenti.
Il 13 maggio, una lettera di 46 vittime di abusi ai vescovi del consiglio permanente stila otto richieste alla gerarchia. Il 21 maggio un comunicato del Consiglio episcopale polacco per gli affari sociali accusa l’attuale governo di volere eliminare il ruolo sociale della Chiesa.
Le richieste delle vittime degli abusi
La lettera delle vittime è apparsa sul portale del quotidiano Wiez per chiedere al Consiglio permanente dell’episcopato di affrontare otto questioni considerate ineludibili. La lettera è arrivata ai vescovi competenti e il portavoce ha assicurato che verrà presa in considerazione fra gli argomenti della riunione. Alcuni dei sottoscrittori firmano con nome e cognome, altri con pseudonimi, 18 restano anonimi. Il quotidiano assicura di avere tutte e singole le firme. Le richieste sono:
- Sospensione dell’arcivescovo Tadeusz Wojda come presidente della conferenza episcopale (eletto un paio di mesi fa) fino a quando non ci saranno risposte all’accusa di negligenza del trattare gli abusi in diocesi. Se le accuse fossero confermate si chiedono le sue dimissioni.
- Le vittime chiedono di essere ascoltate nella prossima assemblea generale dei vescovi.
- I vescovi suggeriscano alla Santa Sede cambiamenti nel Codice di diritto canonico perché le vittime abbiano parte ai processi.
- Si fissi la data di avvio della nominata commissione indipendente che ha il compito di investigare sui casi di abuso dal 1945 ad oggi.
- Raccogliere un elenco di buone e cattive pratiche nelle relazioni con le vittime che non sono già definite dai protocolli.
- Nomina di un garante per i diritti delle vittime che abbia il loro consenso.
- Integrare le linee guida dei vescovi con l’obbligo di contattare anche le vittime che si manifestano sui media.
- Coinvolgimento di almeno una donna nel sistema di assistenza diocesano alle vittime.
Il portavoce della diocesi di Danzica, affidata a mons. Tadeusz Wojda, ha respinto tutte le accuse già note dal 2022, ma si è rifiutato di rispondere sul merito.
Laicismo aggressivo
Uscirà a breve il Catechismo sociale, un testo elaborato dalla Commissione episcopale polacca per gli affari sociali, diretta da mons. Marian Florezyk. Il compito della commissione è di vigilare sul rapporto fra Chiesa e stato. La sua ultima riunione (21 maggio) si è conclusa con un comunicato che dice:
«Nel contesto degli avvenimenti recenti, si è constatato che nella realtà politica e sociale attuale, invece della separazione coordinata, tipica di uno stato laico, viene promosso un modello di “separazione ostile”, tipico dell’ideologia del secolarismo […] La separazione coordinata è la cooperazione reciproca e autonoma tra Chiesa e stato, garantendo l’attuazione del bene comune basato sulla dignità umana trascendente e sulla legge morale naturale. In questo modello lo stato è imparziale dal punto di vista religioso e, di conseguenza, aperto alla cooperazione con le Chiese e le comunità religiose. La “separazione ostile” comporta la rimozione e la lotta definitiva dei simboli religiosi e delle manifestazioni del culto religioso, l’eliminazione del ruolo sociale della Chiesa e di tutte le manifestazioni della vita religiosa privata e pubblica. La logica del laicismo così definita non rispetta i limiti oggettivi della politica, usurpando i diritti di decidere sul bene e sul male e sui diritti umani, compreso il diritto alla vita e alla libertà religiosa».
Il drastico giudizio segue una lunga teoria di dissapori e di scontri col nuovo governo di Tusk e la sua alleanza.
Prima sull’aborto. La nuova maggioranza si è impegnata con gli elettori ad allargare le maglie molto strette della disciplina legislativa sull’aborto. La disputa si è riaccesa nel paese che, negli anni scorsi, ha visto decine di manifestazioni di donne contro gli attuali vincoli.
Nessuna possibilità è lasciata dai vescovi, non solo in linea di principio – com’è giustificato dall’intero magistero ecclesiale – ma anche come tolleranza di fatto (non di diritto) e stimolo ad una più intensa testimonianza, com’è accaduto per molti episcopati nel mondo.
Anche nel comunicato dell’ultima sessione del Consiglio permanente della conferenza episcopale (8 marzo) si riafferma con tutta forza e chiarezza la difesa della vita anche pre-natale.
Accanto alla disputa abortiva, si sono aperti molti altri fronti. È il caso dei simboli religiosi che alcuni esponenti della nuova maggioranza vorrebbero togliere dai luoghi pubblici, come anche del progetto di legge per l’insegnamento religioso che vede contrarre i suoi tempi e modificare le modalità o i numerosi casi di denuncia di scandali finanziari di singole figure ecclesiali, legate alle precedenti frequentazioni con uffici amministrativi particolarmente benevoli.
Un passaggio critico della storia
Al di là dei numerosi conflitti in atto e prevedibili la Chiesa polacca vive una transizione di grande rilievo: decidere se vivere da Chiesa “contro la secolarizzazione” oppure da “Chiesa nella secolarizzazione”.
In uno studio dedicato alla Chiesa in Polonia 2023, promosso dall’agenzia cattolica KAI e ricordato il 18 marzo scorso si dice:
«La Chiesa in Polonia si è trovata negli ultimi anni in una “curva” molto difficile della sua storia. Nonostante le numerose e relativamente giovani forze apostoliche, l’estesa attività pastorale, la moltitudine di istituzioni e l’enorme quantità di opere caritative, è colpita da molti fenomeni di crisi. Tra questi figurano l’indebolimento della trasmissione inter-generazionale della fede, che provoca l’abbandono di gran parte dei giovani e, di conseguenza, un forte calo delle vocazioni sacerdotali e religiose, gli scandali legati agli abusi sessuali sui minori e la diversa concezione dei diritti rispetto ad alcuni gruppi politici. Questi problemi si traducono in un declino dell’autorità della Chiesa, che alimenta un’influenza molto forte delle tendenze alla secolarizzazione».
«Mentre fino a poco tempo fa si poteva sperare che la società polacca fosse molto più resistente alle tendenze secolarizzanti dell’Occidente – e che il nostro Paese potesse seguire una strada diversa –, oggi questa speranza si sta spegnendo sempre più […]. Forse stiamo raggiungendo un momento critico della nostra storia».
Si ha talora l’impressione che la maggioranza dei vescovi non ne abbia coscienza o non sia in grado di elaborare un progetto per il futuro. Un esito positivo sarebbe importante per tutte le Chiese del continente.
Oggettivamente si può pensare ad una pacifica convivenza tra Chiesa e politica? Le alternative ormai mi paiono due o una destra “clericale” Che strumentalizza tematiche più vicine al mondo conservatore (famiglia immigrazione) o una sinistra, chiamiamola per gentilezza laica che polverizza l’etica comunitaria cristiana in cambio di un welfare statale.
Aspettarsi incontri a metà strada mi pare come minimo ingenuo. Tra l’altro è venuto meno anche il vasto tema della pace che fino ad un decennio fa rimaneva appannaggio della sinistra. La guerra in Ucraina ha capovolto le posizioni adesso la destra è più isolazionista, la sinistra più interventista e l’Unione Europea per sconfiggere la destra isolazionista finirà per spingere verso una destra “militare” come sta già facendo Macron in Francia. Mi viene in mente il saggio di De Lubac sul dramma dell’Umanesimo ateo dove individua per i totalitarismi tre ispiratori : Marx a sinistra, Nietzsche a destra, Comte al centro. La Chiesa ha terra bruciata un pò ovunque,e sarà pure colpa sua… (Dividi et impera si diceva una volta.)