La parola incriminata

di:
francesco

AP Photo/Alessandra Tarantino

Voglio essere onesto con me stesso e chiaro con chi mi legge: apprezzo molto papa Francesco, da sempre, ma ora, dopo quello che risulta certamente un infortunio, ossia l’uso della parola «frociaggine», lo apprezzo ugualmente! E, dunque, per me, è importante dire di che tipo di infortunio si tratti.

Poco fraterno, poco episcopale

Il primo infortunio è che avrebbe usato quella espressione così poco corretta e, senz’altro, pericolosa, in un contesto riservato, a porte chiuse. Ma è importante dire, da subito, che non ha parlato di persone! La “dabbenaggine” non è certo propria delle persone “dabbene”, per esempio.

Comunque, qualcuno si è detto oggi «sbigottito» della nota resa alla stampa.

Ma qualcuno lo ha detto – o lo ha scritto – di essere «sbigottito»: per questo s’è parlato solo d’altro, cioè dello scandalo linguistico? Qualcuno, durante quell’incontro, ha forse detto: «Santo Padre, cosa dice, come parla con i suoi confratelli nell’episcopato»?

È assai poco fraterno – oltre che poco episcopale – tirare i sassi e nascondere le mani. «Qualcuno dei confratelli apostolici le avrà sicuramente detto: “Come le salta in mente di usare parole come questa!”». O no?

Di che cosa si parla

Bergoglio – il papa che qualcuno oggi vuole presentare come omofobo, pare proprio che quella parola l’abbia usata – conoscendone, peraltro, abbastanza bene, il significato, in italiano.

Innanzitutto, c’è quello che avrebbe detto lui nell’occasione, e cioè che si possono esporre i giovani (omosessuali) al rischio di «cadere». Va bene. Ma io ritengo necessario parlare, a proposito, anche in altri termini.

Perché – pur non frequentando i seminari e assai poco le chiese, se non per motivi legati al mio lavoro giornalistico – percepisco che la «frociaggine» non riguarda le tendenze sessuali, ma potrebbe manifestarsi in altro. Cosa intendo?

Penso a un certo estetismo, all’innamoramento per l’estetica del sacro: per l’abito, per tutto quel che in questo ambito può piacere, attrarre, ma che, secondo me, allontana tanti uomini e donne di oggi, perché tutto questo, appunto, è molto lontano dai problemi veri delle persone ordinarie, come me, dagli uomini delle tante «periferie», anche in Italia. È lontano, in fin dei conti, dai luoghi della povertà dove vive spontaneamente un Dio che incanta, quello nato nella stalla.

In tanti a mio avviso avvertono il bisogno di «una Chiesa povera, e per i poveri», dentro e fuori la Chiesa, in quel tremendo mondo secolarizzato che chiede di essere nuovamente incantato, mentre c’è chi trasecola per la meraviglia di un sacro immaginario e lontano; e pensa – o finisce per pensare – a un modello che ha nella lontananza irraggiungibile la sua forza.

Nella nota vaticana, poi diffusa, Francesco ribadisce che «la Chiesa è aperta a tutti, nessuno è escluso». E questo riguarda certamente eterosessuali, omosessuali, amanti della Chiesa povera e non povera. Ma è questo per me il punto: un certo estetismo sacrale, per me, allontana alcuni, e impedisce una Chiesa aperta a tutti.

Una scivolata

Mi sembra che sia questo che legittimamente preoccupa il papa: più della tendenza sessuale di un seminarista, della preferenza liturgica o del tipo d’abito, ossia la possibilità che un tipo di visione possa allontanare la sua Chiesa dai luoghi degli ultimi.

Questo certamente c’entra con un pontificato che ammiro per le vecchie scarpe nere, per l’abitudine di portarsi la borsa in aereo, per usare una semplice tunica bianca, senza troppi orpelli e ori: cioè, senza tutto ciò che, in passato, mi ha fatto sentire estraneo.

Mentre la Chiesa di Francesco non mi allontana, anzi la sento vicina, molto. Che io sia omosessuale o no, non conta. Gli omosessuali sono uomini e donne come me. Ma una Chiesa che vuole incantare con i suoi canti monumentali, gli incensi, l’aura di un sacro inaccessibile, è una Chiesa che a me dice poco.

Solo a questo punto posso scrivere che quella parola in bocca a Francesco non è piaciuta, neppure a me: se avessi potuto gli avrei suggerito: «La prego Santità, quella parola non la dica».

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35 Commenti

  1. Renata 4 giugno 2024
  2. Nicola Pasqualetto 3 giugno 2024
  3. Giovanna Currarino 1 giugno 2024
  4. Claudio 1 giugno 2024
    • Matteo 1 giugno 2024
      • Claudio 2 giugno 2024
        • anima errante 2 giugno 2024
        • Fabio Bartolomucci 2 giugno 2024
          • Vinicio 4 giugno 2024
    • Anima errante 2 giugno 2024
  5. Salfi 30 maggio 2024
    • Adelmo li Cauzi 31 maggio 2024
      • Giovanni Di Simone 31 maggio 2024
  6. Fabio Bartolomucci 30 maggio 2024
  7. Angela 30 maggio 2024
  8. Gian Piero 29 maggio 2024
  9. Romano Piras 29 maggio 2024
  10. Paola 29 maggio 2024
  11. Giorgio Montresor 29 maggio 2024
  12. Rolandus 29 maggio 2024
  13. Marco Ansalone 29 maggio 2024
  14. Fabio Cittadini 29 maggio 2024
  15. don Gianni Gennaro 29 maggio 2024
    • Adelmo li Cauzi 30 maggio 2024
    • Fabio 30 maggio 2024
      • anima errante 30 maggio 2024
  16. Adelmo li Cauzi 29 maggio 2024
    • Anima errante 30 maggio 2024
      • Adelmo li Cauzi 30 maggio 2024
    • Giovanni Di Simone 30 maggio 2024
      • Adelmo li Cauzi 30 maggio 2024
        • anima errante 31 maggio 2024
          • Adelmo li Cauzi 31 maggio 2024
  17. Gervasio 29 maggio 2024
  18. Gervasio 29 maggio 2024

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