Fiducia Supplicans: le coppie, non le unioni

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«Quello che ho permesso non era di benedire l’unione. Questo non può essere fatto perché quello non è il sacramento. Non posso. Il Signore ha fatto così. Ma benedire ogni persona, sì. La benedizione è per tutti. Per tutti. Benedire un’unione di tipo omosessuale, però, va contro il diritto dato, contro la legge della Chiesa. Ma per benedire ogni persona, perché no? La benedizione è per tutti. Qualcuno ne è rimasto scandalizzato. Ma perché? Tutti! Tutti!». Così ha dichiarato papa Francesco intervistato dalla giornalista statunitense Norah O’Donnell, direttrice di Cbs Evening News, lo scorso 24 aprile 2024.

A prima vista sembrerebbe smentire Fiducia Supplicans, che apre alle «benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso» (n. 31). Ma è proprio così? Un’intervista di certo non può contraddire né annullare una Dichiarazione magisteriale. Papa Francesco, nel più formale contesto della plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede del 26 gennaio scorso aveva spiegato che «quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle [le benedizioni], non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta. Non l’unione, ma le persone, naturalmente tenendo conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui si vive e delle modalità più consone per farlo».

La distinzione coppie-unioni

Andiamo allora al Comunicato stampa circa la ricezione di Fiducia Supplicans, che al n. 2 premette: «La Dichiarazione contiene la proposta di brevi e semplici benedizioni pastorali (non liturgiche né ritualizzate) di coppie irregolari (non delle unioni)». Qui inizia a chiarirsi il problema. Coppie e unioni evidentemente non vanno intese quali sinonimi. Anche per questo, Fiducia Supplicans invita a benedire la coppia in un contesto diverso dal rito dell’unione civile. E infatti il Papa stavolta ha esplicitato che «quello non è il sacramento». Il timore fondamentale è la confusione dell’unione con il sacramento che unisce uomo e donna, trasmettendo una concezione errata sul matrimonio. Però la soluzione di benedire solo l’individuo preso isolatamente non è l’unica opzione possibile.

Infatti la Chiesa cattolica dal 2023 consente benedizioni spontanee e informali non esclusivamente «a singole persone con inclinazione omosessuale» (come già consentiva il Responsum del 2021 che dichiarava «illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni»), ma anche a più persone che «mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo» (Fiducia Supplicans, n. 31).

Possono perciò essere impartite anche se fossero chieste da coppie non sposatesi religiosamente in Chiesa, purché tale benedizione – che è per le persone – avvenga al di fuori di ogni rito, sia esso civile o religioso, e non si confondano con il sacramento nuziale cristiano. La domanda di benedizione può provenire da una o più persone – anche qualora vivessero una relazione «non tradizionale» – quindi anche da una coppia, e non solamente da singoli individui: questa è la breccia che Fiducia Supplicans ha provato a percorrere.

Quindi, purché la benedizione non avvenga durante la cerimonia civile, per evitare di «convalidare ufficialmente il loro status» o legittimare moralmente «un’unione che presuma di essere un matrimonio», una coppia cosiddetta «irregolare» può essere benedetta. Al contempo, sul versante delle unioni civili, papa Francesco ha ribadito che «è giusto che queste persone che vivono il dono dell’amore possano avere una copertura legale come tutti» (Papa Francesco, Life. La mia storia nella storia, HarperCollins, Milano 2024, p. 316).

Per superare l’impasse del Responsum

Tutto allora si basa sulla distinzione tra unione (ufficializzazione dello status, per quanto indispensabile per ottenere una copertura legale) e coppia (situazione di fatto che si presenta a chiedere la benedizione): non è affatto vero che siano sinonimi. Tutte le unioni presumono una relazione di coppia, ma non tutte le coppie costituiscono in sé un’unione: una coppia di ragazzi potrebbe non aver (ancora?) ufficializzato la propria unione.

Sono le sottigliezze del cardinal Fernández che, per superare l’impasse del Responsum, ha trovato questo modo per aprire alle «benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso» (Fiducia Supplicans, n. 31). Lo ha fatto, innanzitutto, chiarendo il senso autentico del benedire: benedicendo la coppia, benediciamo le persone che la vivono, e non a prescindere dalla loro relazione, ma non benediciamo la loro unione.

Tale benedizione è sia ascendente – ringraziare il Signore per il dono del Suo amore incondizionato – che discendente, «affinché le umane relazioni possano maturare e crescere nella fedeltà al messaggio del Vangelo, liberarsi dalle loro imperfezioni e fragilità ed esprimersi nella dimensione sempre più grande dell’amore divino» (Fiducia Supplicans, n. 31).

Non è una questione che riguarda esclusivamente gli individui, in quanto coinvolge anche le umane relazioni, come le coppie vissute dalle persone; il concetto di persona, elaborato non a caso dal pensiero cristiano, porta con sé tutta la trama relazionale che la costituisce. Riconoscere che ci sono coppie che «vivono il dono dell’amore» non è forse già un’implicita benedizione?

Il bene che c’è

Benedire non significa approvare tutto, ma riconoscere e incoraggiare il bene che c’è. A differenza della benedizione nuziale, nel contesto di un matrimonio che necessita di alcune precondizioni anche per produrre effetti giuridici (benché il sacramento si fondi essenzialmente sul consenso dei coniugi, e non sulla benedizione), per quelle spontanee non occorre analizzare la situazione di fatto delle persone che si presentano, per come si presentano, purché non vengano esplicitamente a chiedere un’approvazione della loro unione confusa con quella matrimoniale, e purché non si tratti di una relazione evidentemente abusante nei confronti di minori o altre persone in condizione di fragilità.

Non dovrei neppure precisarlo, ma mi era stata mossa tale obiezione. Insomma, benché le unioni in sé non possano essere benedette, il Magistero consente di benedire le coppie, cioè le persone nelle loro relazioni di fatto, per quanto sempre imperfette; come tutte, del resto, quelle che desiderano aprirsi sempre più all’Amore che le libera da ogni egoismo antievangelico. Come vale per i sacramenti, a maggior ragione le benedizioni sono persone in cammino, non atti giuridici puntuali.

Comprendo lo sforzo dei dicasteri vaticani, e ancor più chi si sente svilito o preso in giro da tutto ciò. Probabilmente la maggior parte delle coppie potenzialmente interessate avranno già ampiamente perso la pazienza di supplicare una benedizione; sta alla Chiesa ora supplicare la loro fiducia da riconquistare, cosa per nulla scontata. Non si può più pensare di andare avanti con l’ennesimo cavillo: se ne potrà uscire solo con una revisione complessiva dell’intera morale sessuale, liberata dalla pretesa tridentina di un controllo ecclesiale, canonico e totalizzante, sulle relazioni.

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16 Commenti

  1. Giorgio 17 giugno 2024
  2. Giovanni Di Simone 12 giugno 2024
    • Kamar 13 giugno 2024
  3. Giuseppe 11 giugno 2024
    • Piotr Zygulski 11 giugno 2024
      • Fabio 12 giugno 2024
  4. Fausto Basoli 10 giugno 2024
  5. Ugo 10 giugno 2024
  6. Kamar 10 giugno 2024
  7. Marco Tridente 10 giugno 2024
    • Fabio 11 giugno 2024
      • anima errante 11 giugno 2024
    • Marina Umbra 11 giugno 2024
  8. Fabio 10 giugno 2024
    • Piotr Zygulski 10 giugno 2024
      • Fabio 10 giugno 2024

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