Nella sinagoga di Nazareth Gesù si confronta con le domande di chi lo ha visto crescere e ora non riesce a vedere in Lui il Messia promesso: Mc 6,1-6.
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Le domande di sempre
Il Vangelo, se lo prendiamo sul serio, è ancora pietra di inciampo; Gesù è ancora lo scandalo che durante il percorso della vita provoca a fermarsi, interrogarsi, scegliere. Ed è naturale che questo ostacolo ci infastidisca e ci porti a trovare le scuse giuste per non considerarlo, per proseguire senza troppe domande, per dimostrare le ragioni della nostra indifferenza e dare consistenza logica alle nostre scelte senza di lui.
Le domande di allora sono anche quelle di oggi…
Da dove gli vengono queste cose?
E chi mi dice che il Vangelo è Parola di (un) Dio, che contenga delle verità? Sono tanti i libri che possono ispirare una vita, che riempiono l’animo di buoni sentimenti e spronano a vivere per un ideale… e sono spesso più leggibili e meglio strutturati dei Vangeli. Ogni popolo ha il suo mito, ogni persona il suo modello, non vedo perché dovremmo credere a Gesù, ebreo vissuto 2000 anni fa in Palestina.
E che sapienza è quella che gli è stata data?
Ma chi l’ha detto che donare rende felici, che il servizio realizza, che il bisognoso è una chiamata a cui rispondere? E soprattutto… che sapienza è quella che indica la croce come meta della vita, che invita a seguire un perdente incapace di difendersi? Che felicità può esserci in tutto questo? La tradizione cristiana ha radici profonde, ma oggi possiamo finalmente pensarci anche senza, limitarla a fattore culturale e folcloristico e, se ci pensiamo bene, questa cosiddetta “sapienza” ha portato anche tanta sofferenza, guerre, mortificazione.
E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?
Credere ai miracoli dopo secoli di progresso scientifico e di scoperte straordinarie è davvero un’ingenuità. I Vangeli le chiamano guarigioni ma chissà cos’è successo davvero, forse sono solo fiabe a lieto fine per consolarci un po’ nelle fatiche del vivere. E se anche questi miracoli sono avvenuti… a cosa mi serve ora sapere che Gesù ha sanato e risuscitato? Sono troppe le sofferenze ingiuste, le guerre crudeli, le differenze tra le storie di vita perché ci sia un Dio-Padre che sia davvero amante e provvidente.
Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?
Pensare che un Dio si faccia uomo è davvero una cosa strana, ma che lo abbia fatto in una realtà povera e ordinaria è anche illogico e insulso. Sarà stata una brava persona, come ce ne sono tante, e per una strana combinazione di fattori la sua fama lo ha superato fino a costruirgli attorno quella storia che continua fino ad adesso. E i suoi seguaci, che ancora si dicono suoi fratelli e sorelle, e si considerano tali anche tra di loro e con tutti, che cosa hanno di meglio degli altri? Anzi, proprio da loro ti aspetteresti una vita più onesta e migliore, e invece spesso… Come credere a questa Chiesa e a questo Dio?
Scegliere di credere, nonostante tutto
Sono domande che escono da molte labbra e molti cuori e che in fondo ci sono anche nei nostri. Perché le ragioni per non credere ci sono, ed è ingenuo e inutile considerarle come delle scuse senza fondamento.
Ma, nonostante questo, possiamo ancora scegliere di credere nel Dio di Gesù Cristo, con quell’atto grande di libertà e di fiducia che sta al centro dell’agire umano.
A me, a te, a ciascuno di noi la scelta se fidarsi, anche senza prove certe, di Gesù, della sua Parola, del suo Amore fino alla fine, della sua promessa di Vita.
Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto.