Scartare Biden?

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Se c’era bisogno di una conferma che questo nostro tempo è segnato dalla cultura dello scarto – proprio come dice papa Francesco – il caso Joe Biden è assai importante. Non difendo la sua presidenza, abbastanza scadente per me, ma critico chi lo scarta per motivi insopportabili.

Tutto era cominciato, quasi per caso, col nomignolo che Donald Trump aveva affibbiato al suo rivale, «Spleepy Joe»: ripreso a occhi chiusi, veniva presentato come uno che si addormenta facilmente. Il cristiano evangelico Trump si faceva beffe di un anziano!

Ora quel nomignolo, offensivo, è usato dalla sinistra che vorrebbe il ritiro di Biden. Con astio personale, soprattutto la sinistra radical, si sta accanendo contro di lui. Dunque, i vecchi malfermi cosa devono fare? Togliersi di torno! Lo stesso dice la destra estrema, quella che difenderebbe la vita ma in realtà la disprezza, proprio come i suoi peggiori nemici.

In mezzo, ora, c’è lui, Joe Biden, che ha il difetto di essere – sì – vecchio e non in perfetta forma: questa è una colpa insopportabile, soprattutto per i giovanilisti della sinistra radical, ma anche per la destra estrema. Tutti insistono. L’astio nei confronti di Biden è divenuto incredibile!

Di mezzo, secondo me, non c’è solo il calcolo elettorale: quello è un altro discorso. Di mezzo c’è la «cultura dello scarto»: Biden dà fastidio perché non è perfettamente integro, perciò deve essere mandato in soffitta, deve togliersi.

Certo, alla mia tesi si può obiettare che la sinistra lo sta contestando semplicemente perché non si vuole perdere, perché si vuole vincere, e Biden non ce la fa più, a vincere. Ma, allora, avrebbero dovuto dire che lo scandalo non è la candidatura di Biden, bensì quella di Trump. Avrebbero dovuto dire che lo scandalo è l’immunità che la Corte Suprema – per la prima volta nella storia a maggioranza cattolica – ha accordato proprio a Trump.

Per la Corte Suprema infatti – non si era mai udito! -gli ex Presidenti possono essere protetti da accuse penali in atti ufficiali. A me sembra che neppure ai re di un tempo si potessero accordare tanti privilegi. La decisione della Corte sembra dire, parafrasando Orwell, che «gli uomini sono uguali, ma i Presidenti sono più uguali».

Mattarella ha appena detto che «non può darsi autorità senza limiti». Mi sembra che questo sia un punto di vista veramente democratico, piuttosto di quello della Corte Suprema. Dopo l’assalto a Capitol Hill è, dunque, normale che i dem americani si concentrino sulle prestazioni televisive di Biden, piuttosto che su quelle politico-giudiziarie della Corte Suprema degli Stati Uniti a proposito di Trump?

Chi ricorda le immagini di quel 6 Gennaio 2021, sa che sto scrivendo di eventi che non hanno precedenti nella storia della democrazia americana. Pure il caso della porno-star, non ha semplicemente a che fare con la vita privata di Trump, ma con l’impiego dei fondi per la campagna elettorale: materia che è sempre stata assai cara al sistema democratico degli USA.

Come si spiega che tutto il mondo discuta del fisico di Biden e non della sentenza della Corte Suprema – ripeto, a maggioranza cattolica – di una tale importanza? È questo il potere – inteso come servizio – di cui parlano questi nuovi cattolici?

A me sembra che buona parte della responsabilità – con conseguente possibile disastro – sia dei membri più autorevoli del Partito dei Democratici: sono loro che stanno manifestando panico per l’incerto Biden piuttosto che per la sentenza della Corte. Solo si è verificato uno scarto temporale: essendoci già stracciati le vesti per la prima cosa, non hanno saputo, dopo poche ore, farlo per l’altra. Così l’enormità del fatto – per la democrazia americana – passa per irrilevante. Anche loro hanno assimilato l’idea che sia giusto che Trump competa? Quindi, chi si assume il non facile compito di dire all’America che la decisione della Corte crea un baratro pericolosissimo?

Prima conclusione: la campagna elettorale è uno show! Se così è, l’instabile Joe, in uno show, oggettivamente, non ci sta bene.

Ma queste mie considerazioni sono politiche e quindi opinabili. Biden per me non avrebbe dovuto candidarsi, come aveva promesso. Ma quel che mi sembra certo è che il malessere e la vecchiaia di Biden danno fastidio a quasi tutti, soprattutto a chi crede – ad estrema destra come ad estrema sinistra – nella imperante cultura dell’efficienza: ecco il dileggio personale, l’astio nei confronti di un malato!

Esco dal mio campo culturale scrivendo: i radical – che più veementemente criticano Biden dicendogli di togliersi di torno – molto probabilmente difendono l’aborto fino al nono mese e vedono di buon occhio il suicidio assistito. Mi colpisce, perciò, la loro acredine, priva di umana sensibilità, contro Joe Biden, del tutto paragonabile a quella della destra cristiana, sia di marca evangelica, che cattolica.

Non sanno questi cristiani – che fanno le grandi crociate per la difesa della vita – amici di chi entrò nel palazzo del Congresso con i corni in testa e le pelli di bufalo avvinghiate al corpo, che a mettere a rischio la democrazia in America, è certamente Trump, e non Biden? Più che i paladini della vita, questi mi appaiono la massima espressione di una – violenta – cultura dello scarto.

Vale la pena di ricordare che a Yalta, nel tempo della vittoria americana nella Seconda Guerra Mondiale, c’era il Presidente americano Roosevelt, in sedia a rotelle. Nel 1921, all’età di 39 anni, mentre era in vacanza sull’isola di Campobello, nel New Brunswick, contrasse una malattia, ritenuta al tempo una grave forma di poliomielite, che gli causò la paralisi, quasi completa, dei suoi arti inferiori. Eppure, Roosevelt è stato il Presidente vincente di tutti gli americani e, appunto, in sedia a rotelle!

Forse la cultura dello scarto, a quel tempo, ancora non c’era: nessuno avrebbe coniato l’espressione «Sleepy Roosevelt». Oggi invece va così. Si potrebbe dire che anche Trump è altrettanto vecchio: sì, ma solo non si vede che è più gravemente malato, specie in fatto di democrazia.

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3 Commenti

  1. Tracanna Anna Rita 11 luglio 2024
    • anima errante 12 luglio 2024
  2. Angela 6 luglio 2024

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