Sono passati tanti anni ma continua a risuonare nei miei pensieri il ricordo di una polemica filosofico-teologica per me molto importante. Si tratta dello scontro frontale tra due filosofie: quella di Aristotele, e del suo fedele discepolo Tommaso d’Aquino, e quella di Guglielmo di Occam, avo filosofico della Riforma luterana.
È di Aristotele il concetto di sostanze prime e seconde. Le sostanze prime sono le realtà materiali, concrete, uniche, particolari, individuali, che incontriamo nella nostra esperienza quotidiana. Le sostanze seconde appartengono, invece, al mondo dell’astrazione, dove si promuovono criteri di universalità, per superare la frammentazione del reale. Di fatto, però, gli ‘universali’ di genere, specie, categorie e classi degli esseri, vengono considerati come realmente esistenti: sostanze seconde.
Per Occam non esistono sostanze seconde; un animale o un uomo sono gli unici esseri, sostanze a tutti gli effetti, mentre l’animalità o l’umanità sono semplicemente nomi, idee, che non possono essere reificate. A questo proposito Occam, in una lettera inviata a papa Giovanni XXII, esule ad Avignone (1324), arriva a negare che esista qualcosa come l’Ordine francescano, perché ciò che esiste veramente sono solo i frati francescani sparsi per l’Europa. Non avrebbe forse potuto aggiungere che anche la Chiesa non esiste, perché, concretamente, esistono solamente cristiani sparsi per il mondo?
Occam, con il suo «rasoio», riesce a prendere due piccioni con una fava: contro Aristotele, priva le cosiddette sostanze seconde di qualunque realtà e le riduce a meri nomi; inoltre, riafferma la concretezza dell’esistente, contro le illusioni metafisiche di Platone, che poneva il principio di realtà vera unicamente nel mondo delle idee, che definiva sostanze prime, negando sostanzialità al mondo sensibile, fatto di copie sbiadite delle idee, sostanze seconde.
Ben sette secoli fa, con Occam, avremmo dovuto capire, definitivamente, quanti danni il pensiero dei due grandi greci ha causato alla teologia e alla spiritualità cristiana. La sfida, invece, persiste e ci accompagna come un retrovirus senza cura. Infatti, tomisti e agostiniani, per opzione o per limiti critici, sono ancora oggi attori protagonisti della sceneggiatura teologica e sembra proprio impossibile accogliere il pensiero occamista, che dovrebbe spingerci a rivedere profondamente i rapporti tra filosofia e teologia. Alla teologia Occam nega qualunque valore speculativo e la stessa possibilità dell’uso ancillare del pensiero filosofico. Un anticipo della luterana “sola fide”, ma, evidentemente, senza la platonica influenza di Agostino[1].
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La polemica filosofico-teologica, senza però nessun riferimento esplicito alla rasoiata di Occam, riappare in questi tempi di crimini e abusi ecclesiastici, quando si è quasi costretti a ricordare un antico tema teologico: la casta meretrix, la Chiesa casta prostituta.
Il primo confronto che ricordo indiretto, ma recuperato da molti commentatori, è quello tra il cardinale arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi[2] e lo storico Giuseppe Alberigo[3]; il secondo, pure questo senza dialoghi tra i dibattitori, è tra il teologo Leonardo Boff[4] e papa Benedetto XVI.
Biffi ci mostra con chiarezza che sant’Ambrogio fu l’unico Padre della Chiesa ad usare l’espressione «casta meretrix» quando, commentando Giosuè 2, vede nella prostituta Raab un simbolo della Chiesa. Raab nasconde nella sua casa le spie inviate da Giosuè e, facendo questo, fa qualcosa che è proprio della Chiesa; la Chiesa, in questo senso, sarebbe prostituta, non perché peccatrice, ma perché seduce castamente i peccatori e li salva. Per Ambrogio, quindi, è una Chiesa assolutamente e permanentemente casta. L’espressione casta meretrix non afferma che la Chiesa è santa e peccatrice, ma che è santa e immacolata, perché attrae i peccatori: è la casa dei peccatori, ma è una casa santa.
Accompagnato da Occam mi permetto, presuntuosamente, di esprimere un dubbio: questa lettura della Chiesa, con il metodo allegorico-spirituale, non importerebbe, quasi clandestinamente, la supremazia platonica dell’idea – unica realtà assoluta, bella e incontaminata – sui limiti della lettera e dell’esegesi storico-letterale? Andare oltre il velo della lettera? Andare oltre il mondo apparente della realtà materiale?
L’uso dell’espressione casta meretrix è caratteristico di ecclesiologie postconciliari, che proponevano una lettura della Chiesa semper reformanda. È doveroso ricordare Hans Küng[5] e Leonardo Boff e il dossettiano Alberigo, tra tanti altri. Ma continua il dubbio: la Chiesa di cui si parla è la sostanza seconda aristotelico-tomista o l’idea assoluta e incontaminata di matrice platonica?
Un’ultima perplessità: sia Küng che Boff insistono prevalentemente sui peccati dell’istituzione ecclesiastica, forse dimenticando la necessità di pensare una riforma che riguardi «i frati sparsi per l’Europa» – come scriveva Occam a papa Giovanni XXII.
In quest’ottica, dire casta meretrix coincide col simul justus et peccator di Lutero. Siamo, cioè inscindibilmente santi e sante, peccatori e peccatrici allo stesso tempo. In cammino. Senza poter simulare inossidabili santità, senza poter ignorare piccole e grandi infedeltà; ma, nonostante tutto, chiamati ad essere testimoni dell’agape, di quell’Amore che continua ad amarci. Agape coraggiosa, coinvolta con la realtà concreta della Vita e della storia, le “sostanze prime” dei poveri e degli oppressi che rivendicano Vita in pienezza, la giustizia del Regno, la verità, la pace, la radicale opposizione ai poteri di questo mondo.
[1] Vale la pena ricordare la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, 1997, Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, con la quale un conflitto teologico secolare è superato ecumenicamente.
[2] Biffi Giacomo, “Casta meretrix”. Saggio sull’ecclesiologia di Ambrogio, Casale Monferrato 1996.
[3] Alberigo Giuseppe, Chiesa santa e peccatrice: conversione della Chiesa?, Qiqajon, 1997.
[4] Boff Leonardo, A Igreja-instituição como “casta meretrix”.
[5] Küng Hans, La Chiesa, Queriniana, Brescia 1972.
Insomma Tommaso d’Aquino ha fatto più danni della peste.
Fortunatamente Lutero l’ha capito ed ha agito di conseguenza.
Allora cosa ci stiamo a fare nella Chiesa cattolica?
C’è bell’è pronta la federazione mondiale luterana!
Cosa stiamo aspettando?
Comunque anche per i luterani esiste una ‘Chiesa invisibile dei santi’ di cui la Chiesa terrena, costituita da santi e peccatori, è manifestazione e attraverso la quale Cristo agisce (per una discussione più approfondita: The doctrine of Church and Ministry in LCMS, WELS and ELS)
Quindi non so di quali luterani stia parlando. E il fatto che non citi nulla è una chiaro segnale d’allarme
Carissimo Flavio,
a cominciare dal liceo, fin dal primo approccio con la stori della filosofia, ho capito che tutti lo avrebbero cercato, ma un punto fermo non ci sarebbe mai stato veramente nel pensiero dell’uomo. Quando Paolo ad Atene presentò Gesù Cristo, morto e risorto, intessendo la presentazione con discorsi filosofici, si trovò spiazzato, incompreso, rifiutato, ma aveva colto nel segno, aveva dichiarato il punto fermo, che ancora oggi la filosofia fa fatica a considerare mettendolo da parte o bypassandolo, ritenendolo, ancora oggi, estraneo a se stessa perché non ha scritto libri come Aristotele, Platone, San Tommaso, Sant’Agostino ed Occam…
Secondo quanto dice Occam non esiste la ” filosofia occamista” ma solo l’ individuo Occam .
Cosi’ dunque nn esistono i tradizionalistia solo l’ individuo tradizionalisti, i progressisti ma solo.l’ nfividio progressista.
Occam e’ quanto di più: lontano dal modo di pensare moderno nel quale si fa di ogni erba un fascio, si mettono gli individui in un cassetto con su un etichetta.
La Chiesa casta metetrix non e’ la Chiesa di oggi che non e’ e’ casta be: metetrix ma solo ” omologata’ e conformista. Un domani forse diretta dall’: Intelligenza artificiale.
But the unique thing about Christianity is that it is so amorphous and not reductive to culture or place or anything. It’s extremely malleable.
Sufjan Stevens
Se il cristianesimo è arrivato fin qui è perché spesso si è confermato alla cultura, pur mantenendo sotto sotto il suo potenziale dirompente
Siamo il Popolo del Dio che si Incarna e Risorge