Le parabole costituiscono un blocco narrativo molto importante dei Vangeli e quindi occorre avere dei criteri ermeneutici accurati per una loro corretta interpretazione e attualizzazione. Il docente all’Istituto Sophia di Loppiano dedica un capitolo introduttivo del suo libretto (pp. 9-28), in cui raccoglie una serie di conversazioni con gli studenti tenute nell’anno accademico 2015/2016, al fatto che Gesù insegnasse in parabole. Il resto del volume analizza brevemente una ventina di parabole distribuite secondo il loro argomento principale: l’appello alla conversione, l’importanza del tempo presente come tempo di decisione, la parabola della semente, le parabole della misericordia di Dio e il mormorio del fariseo; infine, due parabole riguardanti l’esigenza della misericordia (Mt 18,23-35: la parabola del servo spietato; Lc 10,29-37: la parabola del buon samaritano). Gesù aveva un vero talento pedagogico nel raccontare le parabole, che a loro volta erano un ottimo strumento comunicativo del valore centrale del suo annuncio: il regno di Dio.
Rossé distingue i tempi del Gesù prepasquale da quello ecclesiale postpasquale e infine l’epoca dell’opera editoriale degli evangelisti. La parabola è un insegnamento semplice e naturale di Gesù, basato sul buon senso, pur con dei tratti paradossali, che, a partire dall’osservazione della natura e della vita quotidiana agricola del suo tempo, interpella i suoi uditori in modo stringente perché si decidano a prendere posizione circa la sua persona, nella quale irrompe e già inizia a operare il regno di Dio, anche se in modo diverso da quello atteso dalla gente (specialmente i religiosi “specialisti”).
Le parabole di Gesù spiazzano gli uditori soprattutto per quanto riguarda il rapporto con Dio Padre, non più legato all’osservanza scrupolosa della Legge, ma al perdono misericordioso accordato a ciascuno, alla vita filiale possibile a chi si apre alla parola e alla persona di Gesù. Gesù annuncia un volto nuovo di Dio Padre, che spiazza le categorie religioso-giuridiche del giudaismo del suo tempo. Nel tempo postpasquale – come preannunciato da Gesù – lo Spirito Santo illumina gli apostoli perché non ripetano pedissequamente l’insegnamento originario di Gesù, ma lo attualizzino applicandolo alla situazione delle Chiese destinatarie dei loro scritti. Questo comporta la raccolta di parabole in blocchi narrativi omogenei per tema, in cui cresce sempre di più l’intento moralizzatore e l’allegorizzazione di quelli che originariamente erano solo elementi particolari della parabole. Varie di esse sono ora accompagnate da detti esplicativi o interpretativi, spesso caratterizzate dal tono proverbiale, che giungono a essere anche delle lunghe applicazioni (cf. la “spiegazione/applicazione” della parabola del seminatore) che spesso si allontanano dalla linea di pensiero e dalla pointe a cui mirava Gesù per sottolineare invece insegnamenti, ammonimenti per i percoli esistenti nel tempo ecclesiale e che la parabola gesuana poteva “pericolosamente” non illuminare a sufficienza. Ci si allontana un po’ dalla storia narrata con semplicità e buon senso da Gesù. Cambiano i tempi, le culture, i destinatari delle parabole narrate originariamente da Gesù.
Il redattore evangelico, infine, verso la fine del I secolo, opera come vero autore ecclesiale che recupera l’insegnamento di Gesù, ma con piena autorità apostolica – che sigilla con valore canonico il suo scritto – attualizza, spiega, riassume, amplia, talvolta crea un racconto a partire dall’insegnamento di Gesù. Un esempio. Alla difficile parabola del fattore disonesto lodato dal Signore si tentano di affiancare delle spiegazioni in positivo o in negativo aggiungendo detti sapienziali espressi probabilmente da Gesù in altri contesti e momenti. L’intento di Rossé non è quello, errato, di arrivare a poter isolare le ipsissima verba Iesou per ritenere valide solo quelle, ma di risalire in tre tappe dall’insegnamento iniziale di Gesù e dal tempo postpasquale alla redazione dei Vangeli, ricuperando tutta la sapienza ispirata espressa dagli apostoli ed evangelisti con la più piena intelligenza data loro dallo Spirito del Gesù postpasquale. Gli evangelisti non sono stenografi, ma apostoli interpreti autorizzati del pensiero di Gesù che esplicano il suo insegnamento adattandolo alle situazioni ormai cambiate delle loro Chiese rispetto agli anni 30 della campagna agricola della sperduta Galilea.
In un piccolo libretto, un vero gioiellino, l’esperto esegeta – specialista internazionalmente riconosciuto soprattutto del Vangelo di Luca e di Atti degli apostoli – riesce a far percepire la novità sconvolgente del volto nuovo di Dio Padre annunciato e reso presente nelle parole e nella prassi di Gesù, in questo caso nelle sue parabole. La Legge viene riletta dalla vita e dal cuore del Figlio di Dio, che nello Spirito rivela il volto accogliente e misericordioso del Padre della vita e della gioia.
Volume scritto con esemplare chiarezza e semplicità didattica, senza apparato scientifico, sarà molto utile a catechisti, guide di gruppi biblici, ma anche a sacerdoti e studenti di teologia.
Gérard Rossé, Il volto nuovo di Dio. Quando Gesù parlava in parabole, collana «Sentieri», EDB, Bologna 2017, pp. 128, € 12,00.