XIII Raduno internazionale delle Equipe Notre-Dame

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Torino città di profonda spiritualità: i santi sociali di ieri e di oggi, la devozione mariana, la custodia della S. Sindone, il rapporto con la storia della società di massa, ha accolto 8.000 persone, circa 3.800 coppie, e poi preti, religiose e religiosi per il Raduno Internazionale, il 13° della storia delle Equipe Notre-Dame.

Nella città ricca di storia, di cultura, di tradizione sociale religiosa e laica, dove si sono intrecciati negli ultimi cento sessant’anni i conflitti e le sintesi, il dialogo e il confronto serrato tra laici e cattolici, i rappresentanti del movimento hanno ascoltato, dialogato non solo tra di loro, ma anche, con la loro presenza, con la comunità torinese. Non era una sfida facile. Torino non è Roma, Lourdes, Fatima o Santiago di Compostela. L’unico paragone è con il Raduno di Brasilia del 2012, anche allora, come nel capoluogo subalpino, all’interno di un Palazzo dello Sport.

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Gli sposi sono arrivati anche da Australia e Nuova Zelanda. Arriveranno da 86 Paesi di 5 continenti gli 8.000 aderenti all’Équipe Notre-Dame (END) che hanno scelto la città della Sindone per il 13° Raduno internazionale sul tema “Andiamo con cuore ardente”, titolo che richiama l’episodio del Vangelo dei discepoli di Emmaus.

Le coppie aderiscono ad un movimento cattolico, libero, aperto, dialogante, conciliare, nel quale si testimonia la misericordia e l’apertura al mondo.  Sono oltre 160 mila in tutto il mondo. Nate in Francia per l’intuizione di padre Henri Caffarel e di quattro coppie di amici che volevano approfondire, dopo la formazione nella Joc e nell’Azione cattolica, il proprio essere coppia, unita nel sacramento del matrimonio, non solo per sé stessi e la propria famiglia ma per il mondo.

Ripartire dal rapporto a due fondamentale per la costruzione di una famiglia: ecco il centro vitale di un metodo fatto di preghiera, dialogo, confronto, dovere di sedersi, compartecipare, e l’adozione di una regola di vita da sperimentare nella concretezza dell’ordinario in piccoli gruppi. Una comunità-Chiesa nelle case, con persone di appartenenze diverse, di estrazioni sociali diverse.

All’inizio della loro avventura, le END erano un movimento eurocentrico ed elitario, nel tempo sono diventate universali e assolutamente plurali. Saranno in molti che arriveranno dalle Chiese di periferia, quelle che papa Francesco evoca dall’inizio del suo pontificato.

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Le END sono un movimento cattolico riconosciuto e apprezzato ma aperto ai grandi interrogativi della secolarizzazione, delle difficoltà della famiglia, del vivere oggi nel mondo da testimoni del vangelo. Un movimento di servizio e senza capi carismatici, un solo richiamo al vangelo e a padre Caffarel, l’esile prete francese di Lione che ebbe il coraggio di assecondare questa esigenza tra la fine degli anni Trenta in Francia, già paese di missione.

Dopo i colombiani Clarita ed Edgardo Bernal, ecco Mercedes e Alberto Perez, spagnoli originari di Valencia, che fanno parte di un movimento laicale da tempo. I genitori di Mercedes hanno portato a Torino la loro esperienza di coppia responsabile delle relazioni internazionali molti decenni fa. Dicono Alberto e Mercedes: «Precisamente dal 1947, anno in cui fu varata la Carta di fondazione, il movimento si è sviluppato raggiungendo prima altri Paesi europei e poi superando l’Oceano Atlantico e arrivando perfino in Brasile. Oggi siamo presenti in 93 nazioni».

La spiritualità coniugale che riguarda le coppie aderenti al movimento – gli équipiers – è «un percorso di preghiera fatta in coppia che ci spinge ad uscire da noi stessi per incontrare davvero gli altri». Celebrazioni, meditazioni, momenti di festa e fraternità dentro e fuori l’Inalpi Arena, luogo del Raduno, molta gioia e sorrisi sono stati offerti ai torinesi sempre meno diffidenti e sorpresi da questa ventata di umanità serena.

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Il vescovo di Torino, Roberto Repole nel suo saluto iniziale, ha voluto esprimere gratitudine alle Équipe Notre-Dame: «Voi rappresentate una risposta a questa domanda. Il vostro movimento testimonia che esiste una via possibile e gioiosa per le coppie: è la vita cristiana. Dove manca Cristo, manca ossigeno. Ed è per questo che voi curate con amore reciproco la dimensione spirituale: per il bisogno fondamentale di ogni coppia, di non guardarsi soltanto negli occhi, ma di guardare in alto, all’origine della vita e dell’amore».

Poi abbiamo ascoltato tante relazioni con una prevalenza di voci femminili. Anche questo è un modo di guardare avanti e di valorizzare in modo concreto il genere femminile aprendosi ad una Chiesa di tutti. Bellissime le meditazioni di Marina Marcolini, le riflessioni della teologa brasiliana Maria Clara Lucchetti Bingemer e di Nathalie Becquart e, ancora, le testimonianze toccanti e profonde delle coppie di tutto il mondo. Sono intervenuti anche il card. Tolentino, uno dei relatori, il neozelandese Lowe da Auckland, il brasiliano Damasceno da Aparecida e il congolese Fridolin Ambongo Besungu da Kinshasa.

Nell’ultima relazione Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha ricordato agli équipiers: «Avete camminato lungo la strada per Emmaus non da soli, ma come sposi, mano nella mano, avete accolto Gesù, che ha camminato tra voi, in mezzo alla vostra coppia. Vi siete lasciati condurre e avete sentito ardere il vostro cuore. Andate, dunque, da oggi con il cuore ardente a donare i doni che avete ricevuto, mossi dall’ardore, da un calore e dalla forza profonda che nasce dal vostro incontro personale e di coppia con Cristo».

L’organizzazione magistrale, i sorrisi dei partecipanti, un momento di semina e di prospettiva che non si è fermato all’autocelebrazione ma che si è aperto alla prospettiva di una Chiesa nella quale le coppie cristiane e le famiglie possono essere segno di speranza e di testimonianza del vangelo per l’umanità: ecco in sintesi il 13° Raduno.

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