Dioniso e Gesù (alle Olimpiadi)

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villa

L’apertura delle Olimpiadi ha portato con sé proteste e polemiche per l’immagine girata in tutto il mondo. All’inizio pareva una parodia dell’Ultima cena di Leonardo, poi si è scoperto che, in primo piano, c’era un’altra figura che rappresentava la divinità greca di Dioniso.

Le proteste furono pronunciate da tanti cristiani che ritenevano l’immagine sacrilega. Non so quanti ancora insistano con questa interpretazione.

In realtà, che sia l’ultima cena o l’esaltazione di Dioniso interessa poco. Quel che conta, secondo me, è che ci sia il bisogno di queste scene di incoronazione, o più in generale, di una incoronazione e proprio in Francia dove la Rivoluzione francese aveva reso impossibile l’incoronazione, visto che fece decapitare il proprio il re Luigi XVI.

La questione forse è anche più intrigante per i riferimenti sottintesi: «Si trasformi l’inno alla gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con l’immaginazione, quando i milioni si prosternano rabbrividendo nella polvere: così ci si potrà avvicinare al dionisiaco» – così scriveva Nietzsche, in La nascita della tragedia, capitolo 1, nel 1886.

E in effetti, all’apertura delle Olimpiadi milioni si sono prostrati, avvicinandosi al dionisiaco. «Con il termine “dionisiaco” – scriveva Nietzsche – si esprime un impulso verso l’unità».

E gli organizzatori hanno risposto alle polemiche proprio così, con le stesse parole di Nietzsche. La cultura europea dovrebbe dibattere questa deriva e i politici dal canto proprio dovrebbero prendere atto del loro linguaggio retorico, che, nel mentre declamano gli ideali dell’umanesimo, poi lasciano passare il suo degrado.

Qualcuno chiederà: “ma che centra Nietzsche con la nostra vita?”. Intanto ha detto che lui è venuto troppo presto rispetto a noi, ma ora il nostro mondo è di sicuro così.

Tutti quei cristiani che si sono indignati dovrebbero chiedersi: “perché Gesù non ha voluto essere incoronato re dalla gente che aveva sanato e sfamato?”. Sarebbe una domanda intelligente.

E non centra solo l’intelligenza, ma anche le perplessità e qualche dubbio. Bene: è quello che voleva ottenere il narratore del Vangelo. Quello stile di Gesù di prendere e andarsene ha anche lui qualcosa di non detto e di ironico che dovrebbe suscitare curiosità e interesse anche ora chi legge questo articolo.

Vi do io il modo di alimentare la curiosità: Gesù non voleva essere accerchiato da interessi estranei alla sua vita e alla cura dei più semplici e dei peccatori: avrebbe perso la credibilità. In ogni caso, la fiducia di Gesù nel riscatto delle vite umane dal godereccio del nichilismo “nicciano” che se le “divora” senza troppa fatica, richiede fedeltà e il coraggio di portarsi la croce: è proprio così, non c’è amore più grande di chi dona la vita per i curiosi che lo cercano Gesù.

Per concludere, un’altra domanda: come faccio a capire che quello spirito nicciano non mi “divora”? Potresti cominciare a dire: “Gesù è il Figlio di Dio” e, se ti pare poco, devi anche dire: “e non sono io”, i miei interessi, l’idea che ho del mondo, oppure anche di Dio, l’idea di religione che certe ideologie propagandano e così via.

Ripeto: Gesù è l’unico salvatore: e non siamo noi, donne, uomini, preti, laici, operai e impiegati.

Se riusciamo a restituire incanto ad entrambi i fuochi di questo annuncio, siamo pronti. Forse a qualcuno non parrà vero, ma nel mondo sono già moltissimi i nostri fratelli e sorelle che vivono con passione – e patiscono con dignità – la persuasione di un Vangelo che ha definitivamente abbattuto per sempre il “muro di divisione”, che separa i destini dell’umano.

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