La gioia di essere prete diocesano

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prete

Holy Orders is a painting by Jen Norton (Fine Art America)

Il contesto vocazionale è poco favorevole. Le cause sono molteplici: perdita del senso dell’impegno, iper-sollecitazione dei giovani, calo della pratica religiosa, svalutazione dell’immagine del prete a seguito della scoperta dolorosa degli abusi commessi da alcuni ministri ordinati ecc. Se la vocazione del prete diocesano è in sofferenza, nondimeno il clero diocesano costituisce la «colonna vertebrale» della vita e della missione della Chiesa. Radicato in un territorio e appartenente a un presbiterio è il più vicino a tutti i battezzati per ragioni spirituali diverse, condividendo situazioni molto particolari (nascita, malattia, morti).

Ministero misconosciuto

«Fedeli al loro posto», nella durata del tempo e in tutte le condizioni, i preti diocesani accolgono le persone che bussano alla loro porta, incontrano quelle che non entrano più in una chiesa, percorrono chilometri per sostenere la vita delle comunità parrocchiali e investono la loro energia nell’organizzazione di eventi di grazia (campi giovanili, pellegrinaggi, formazione, celebrazioni ecc.). Straordinario ministero che si vive con una fedele e gioiosa discrezione dentro un campo missionario enorme con mezzi poveri.

E tuttavia c’è una svalutazione della missione singolare del prete diocesano. È percepito anzitutto come un “generalista”, occupato in cose molto diverse, spesso di ordine materiale o organizzativo. È celibe, profeta generoso che annuncia che la giara della farina non si esaurirà, né che l’orcio non si svuoterà (1Re 17,14). Collaboratore del vescovo, è il pastore e il servitore infaticabile della comunione ecclesiale vissuta realmente nel mezzo delle onde.

Il ministero diocesano è misconosciuto. Alcuni fedeli arrivano ad affermare che l’impegno per il celibato sacerdotale dei preti diocesani è meno serio e totale di quello dei preti religiosi! Niente è più falso.

Voto e promessa di celibato

È necessario ricordare la differenza fra le due scelte. Prima di essere ordinato, è già impegnano liberamente, dopo adeguata riflessione, a seguire Cristo povero, casto e obbediente, professando i tre voti. Tale impegno si vive dentro una comunità o una congregazione e seguendo le intuizioni spirituali di un fondatore. Così l’impegno celibatario del prete religioso nell’ordinazione rinnova e rafforza la professione del suo voto di castità. Per il prete diocesano è durante l’ordinazione diaconale che fa la promessa a vivere il celibato per significare il dono di sé stesso al Cristo e manifestare la presenza del Regno dei cieli.

Anche se la modalità è differente (voto religioso o promessa al momento dell’ordinazione), la scelta a seguire Cristo nel celibato sacerdotale si esprime con le stesse esigenze per il prete diocesano e per il prete appartenente a una congregazione religiosa.

Aggiungo che le fedeltà al celibato sono assai più numerose di quanto si pensi, ben più esigenti dei risultati sportivi, molto più feconde nel tempo. Le contro-testimonianze occasionali non devono farci dimenticare queste fedeltà reali e quotidiane.

Mentre di avvicina la ripresa pastorale, mi permetto di lanciare un appello: cerchiamo di conoscere al meglio la bontà, la necessità e l’esigenza del ministero del prete diocesano, nella complementarietà delle vocazioni e degli stati di vita. Invito in particolare i miei confratelli preti delle differenti diocesi francesi a testimoniare apertamente e collegialmente la gioia di vivere il ministero presbiterale nelle loro diocesi d’incardinazione.

P. Emmanuel Goulard è rettore del seminario Saint-Sulpice di Issy-les-Moulineaux. Il suo intervento è stato pubblicato su La Croix lo scorso 23 agosto 2024 (qui l’originale francese)

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