Il passo dall’albo alle lobby potrebbe essere breve. Che questo accada nelle dinamiche dell’economia privata sta nella logica del profitto. Spesso, purtroppo!
Diventa un problema sociale grave quando stravolge le opportunità di aiuto che tutti dovrebbero avere. Tutti, soprattutto nel settore socio-sanitario.
Nella psicoterapia si sono create le costose scuole di specializzazione che, a mio parere, sono un rischio non indifferente quando assolutizzano il loro approccio. Le problematiche del profondo delle persone sono molte complesse e solo un approccio aperto mette il professionista nell’ascolto coinvolgente.
Le diverse scuole costano, come costano gli ECM (Educazione Continua in Medicina) che sono i crediti formativi esigiti per tenersi aggiornati. Tutti costi che inducono il sistema professionale a prezzi conseguenti. Costi impossibili per chi, oltre alla sofferenza, non ha i soldi per riuscire a star meglio.
Subentra il Sistema Sanitario Nazionale che – per traslato ma con conseguenze identiche – ha già le sue liste d’attesa.
Spesso il SSN, più sbrigativamente, ricorre sistematicamente e continuativamente agli psicofarmaci. Che è una risposta inadeguata per chi sta chiedendo anche una presa in carico del suo profondo addolorato. Un livello e un approccio molto diverso.
Definizione in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi; così recita la legge 55 del 15 aprile di quest’anno.
In questi giorni, è molto attivo il dibattitto sulla costituzione dell’Albo. Da oltre vent’anni si sentiva l’esigenza di una legge a proposito di queste professionalità necessarie per realizzare i Livelli Essenziali di Prestazioni. Sistematicamente e non saltuariamente esigibili da tutti.
L’articolo 1 al comma 2 descrive il ruolo come «… specialista dei processi educativi e formativi della persona per tutto il corso della vita».
Se non si formalizzano modalità diverse, si corre il rischio di incancrenire ulteriormente le disuguaglianze.
La domanda di fondo: come evitare che le funzioni dell’Albo seguano le dinamiche del profitto?
Si tratta di offrire servizi di sostegno agli alunni delle scuole, alle famiglie in difficoltà e alle persone vittime della solitudine imperante. Albo di professionisti che hanno il compito – non secondario – della prevenzione.
La cooperazione sociale fa fatica a trovare gli educatori e, con questi presupposti, avrà ancora maggiori difficoltà a reperire operatori in quanto i contratti lavorativi della cooperazione sociale sono decisamente non allettanti.
Il passaggio – del resto legittimo – alle prestazioni private diventerà più conveniente per operatori anche motivati.
Se non cambia qualcosa, ancora una volta, le pari opportunità saranno slogan vuoti e le dichiarazioni offensive per chi è nel bisogno.
Ciao Sandro e grazie della riflessione. Effettivamente è una delle tante preoccupazioni di questi giorni per noi molto intensi. Come presidente della principale associazione di categoria, APEI, che ha scritto e promosso la legge 55/24 ho ben chiaro che un ordine di 200.000 professionisti paganti, accenda molti appetiti: politici, sindacali, formativi, lobbystici, ecc…
Posso solo dirti che stiamo lavorando ogni giorno, per costruire gli anticorpi della democrazia attraverso potenti antivirus come, la trasparenza, la partecipazione attiva, la responsabilizzazione dei territori, il dibattito pubblico. Abbiamo costruito la norma dal basso, coinvolgendo prima i professionisti e solo dopo, con il testo scritto, lo abbiamo consegnato al potere legislativo (governo e opposizione) che lo ha trasformato in legge. Dopo la fase di formazione degli elenchi degli aventi diritto al voto, oggi costruiamo sul territorio le liste elettorali, fuori dalle logiche partitiche e puntando sulla disponibilità al servizio, alla competenza, alla reale rappresentatività sul territorio regionale. Primi passi, poche regole tra cui la formazione gratuita sempre, che tiene lontani i commercianti di patacche. Siamo fiduciosi …
Concordo in tutto con Cominardi Sandro. Il 99% circa degli educatori lavora su CNN e prevalentemente in cooperative sociali. Che hanno i loro contratti e convenzioni con il i Servizio pubblico. In queste condizioni a cosa serve l’Albo, se non per quell’ infinitesima parte di educatori che prestano la loro opera come formatori e/o consulenti? Si va purtroppo sulla strada di una “lobbY” fatte di inutile burocrazia e di costi per obsoleti ed inutili apparati …..