AGESCI: comunità capi a Verona

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Generazioni di felicità 2024 è lo slogan che ha visto radunate a Verona dal 22 al 25 agosto le Comunità Capi (Co.Ca) dell’AGESCI nel 50° dalla nascita dell’associazione – dopo la fusione nel 1974 dei due rami scout: maschile (ASCI) e femminile (AGI) nella nascente associazione.

L’evento è stato il momento culminante di un percorso iniziato oltre un anno fa, che ha visto le Co.Ca impegnate ognuna sul proprio territorio di appartenenza nell’attuare azioni di felicità nel tempo intercorso tra il lancio e la sua conclusione.

Si è cercato in questo modo di rendere vera ed efficace la “generazione di felicità” affermata dallo slogan, come pure il fatto che in questi 50 anni di vita sono state tante le occasioni attraverso cui i capi dell’AGESCI  hanno generato felicità – sia attraverso il lavoro educativo nell’associazione al servizio dei più giovani; sia come adulti (singoli e/o associati nei corpi intermedi dello Stato), impegnati a promuovere il bene pubblico secondo le più svariate declinazioni, specialmente a partire dagli ultimi e dai più fragili.

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Per AGESCI una grossa sfida, non senza inconvenienti anche fino a poche settimane dall’inizio,  è stata quella di organizzare l’evento in città. Nel 1997 ai Piani di Verteglia (AV), la precedente route nazionale era stata in montagna, a contatto con la natura, luogo famigliare allo scoutismo. Dopo oltre 25 anni, si è passati in città, a dire il compimento di un cammino che ha porta l’associazione a essere protagonista del cambiamento sempre più nella declinazione di una cittadinanza attiva.

Per questo ogni Co.Ca ha vissuto nei tre giorni di raduno un momento di servizio pratico nella città di Verona (a livello sociale, ambientale e/o culturale). Per la medesima ragione i capi hanno partecipato a tavole rotonde, momenti di incontro e confronto, alla presenza di personalità note, a partire dalle tematiche sociali che interpellano con urgenza il tempo che stiamo vivendo: la guerra, la custodia e salvaguardia del creato, l’immigrazione, l’economia sostenibile, l’impegno politico, l’appartenenza alla Chiesa in un percorso sinodale, l’impegno per il cambiamento a partire dalle piccole cose…

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Per il sottoscritto, assistente ecclesiastico, formatore di campi scuola nazionali per R/S e capi, è stata opportunità ricca di emozioni, nel poter rincontrare i tanti giovani revers e scolte ora diventati capi (o i capi stessi) di norma provenienti da tutti i gruppi d’Italia, che hanno partecipato agli eventi formativi di cui ho fatto parte dello staff negli ultimi venti anni.

Sento profonda gratitudine a Dio, per il lavorio interiore che ha portato i giovani incontrati a fare la scelta del servizio educativo come capi, e accolgo una ritrovata motivazione nel continuare il mio impegno educativo con i capi ed i ragazzi sostenendo in specifico il loro cammino spirituale.

Compito dei vertici dell’Associazione sarà ora mettere a terra e far diventare valore le emozioni vissute insieme, specialmente per i giovani capi.

I presidenti del comitato centrale nel discorso finale ci hanno consegnato tre parole chiave, per far fruttificare il tempo vissuto insieme: Responsabili, Felici e Noi.

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Responsabili perché non c’è nessun altro che può rendere migliore il mondo, se non siamo noi stessi ad iniziare, con scelte concrete di solidarietà, sostenibilità e di bene, ciascuno là dove vive. Significativo per questo la scelta di una route sostenibile: con dieta vegetariana per tutti, scelta prevalente dei mezzi pubblici per raggiungere il luogo dell’incontro, spostamenti a piedi, anche per oltre 10 chilometri al giorno, per raggiungere i vari momenti di ritrovo dell’evento.

Felici come traguardo di fondo del cammino di ogni capo, impegnato nella rivoluzione culturale per passare da un modello individualista di società, dove l’altro è solo un oggetto al proprio servizio, a una società fatta di persone, dove ognuno, fratello o sorella in umanità, ci è indispensabile per raggiungere la pienezza ed il senso della propria esistenza. “La mia felicità comincia anche da te!” dice un passaggio dell’inno ufficiale, che ha accompagnato l’evento.

Noi spinta alla riscoperta della dimensione comunitaria e sinodale del cammino mondiale, come pure associativo ed ecclesiale. Senza spazio per ogni individualismo narcisistico, ma con la consapevolezza che per realizzare un mondo di fraternità e pace, è indispensabile che ognuno faccia la sua parte, che solo insieme a quella degli altri può realizzare questo capolavoro.

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