Il parroco di San Biagio a Modena, don Gianni Gherardi, racconta il ritrovamento del grande quadro di Giovanni Francesco Barbieri, soprannominato il Guercino (Cento, 2 febbraio 1591 – Bologna, 22 dicembre 1666), rubato due anni fa. Come custodire i tesori d’arte della storia cristiana? Quanto possono favorire l’evangelizzazione? Perché la bellezza richiama il Vangelo?
In questi giorni ha fatto rumore mediatico il ritrovamento a Casablanca (Marocco) di un dipinto rubato due anni fa dalla chiesa di San Vincenzo a Modena. Una chiesa ricca di storia, costruita dai Teatini nel ’600, con annesso convento che ora è sede del palazzo di giustizia. Una chiesa affidata dal 1992 alla parrocchia di San Biagio, oggetto di restauro per un paio di anni e ora utilizzata la domenica per la messa parrocchiale, essendo la chiesa di San Biagio inagibile, per il terremoto del 2012.
Entrambe le chiese possono considerarsi veri e propri monumenti, sotto la tutela della Sovrintendenza. Entrambe le chiese contengono decine di opere d’arte: dai marmi agli affreschi, ai dipinti, agli argenti, agli arredi… Viene da dire che, entrambe, potrebbero costituire altrettanti musei, soprattutto con riferimento all’età barocca.
Senza volerlo, come parroco, mi trovo a gestire un vero e proprio… ben di Dio, non tanto dal punto di vista economico, ma culturale e artistico.
Se ne può tener conto nell’azione pastorale? A me sembra che vengano offerte diverse opportunità dal punto di vista devozionale, catechetico e anche artistico.
Il quadro, oggetto di furto, è da sempre nella chiesa di San Vincenzo, di cui quest’anno ricorre il quarto centenario dalla fondazione. Nel dipinto è raffigurata una “Madonna della seggiola” (noi conosciamo soprattutto quella di Raffaello); inoltre, sono presenti due santi: san Giovanni Evangelista e san Gregorio Taumaturgo.
Non è la sola rappresentazione di Maria presente in San Vincenzo: c’è una statua della “Madonna della cintura”, una tela di Maria, Giuseppe e Gesù adolescente, ci sono immagini di Maria Addolorata, c’è un affresco di Maria “del Divino Amore” e ancora un affresco del XII secolo in un compianto su Cristo morto…
Immagini oggetto di venerazione e che possono accompagnare la preghiera, soprattutto nelle relative ricorrenze. Anche i ragazzi possono essere accompagnati, dall’esperienza degli anziani, ad incontrare questi segni religiosi del passato e a farli propri.
Ho fatto l’esperienza, per la ricorrenza di san Biagio, di introdurre i ragazzi dell’iniziazione cristiana a conoscere il Santo attraverso una breve narrazione della sua vita e anche attraverso una reliquia posta in uno splendido braccio argenteo, due quadri che raffigurano il Santo in atteggiamento di guarigione e di martirio e, infine, una statua lignea della Val Gardena posta nell’800 sull’altare a lui dedicato.
Certamente, occorre il senso di misura per evitare derive devozionistiche, ma occorre anche un po’ di sapienza per riconoscere nelle opere d’arte che ci sono affidate l’ingegno umano e la… benedizione di Dio sull’uomo e le sue opere belle.