Polonia: ombre sul governo “europeista”

di:

Michał Olszewski

«Non si tratta di andare contro la giustizia, ma certamente siamo molto preoccupati per il rispetto dei diritti del nostro confratello e delle altre persone detenute per questo caso. (…) Come è possibile che in un sistema giudiziario europeo possano accadere cose simili? Occorre una maggiore chiarezza nelle argomentazioni così come devono esserci date delle spiegazioni per il tempo in cui è stato lasciato senza cibo, con le manette e per le notti in cui il suo sonno è stato di continuo interrotto con la luce. Sono fatti che sembrano riportarci nella Polonia di un’altra epoca».

In un’intervista a OVS News (dello scorso 11 settembre), p. Carlos Luis Suarez Codorniu – Superiore generale della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore (dehoniani) − ha espresso pubblicamente le sue preoccupazioni per la vicenda del confratello polacco padre Michał Olszewski, detenuto in carcerazione preventiva a Varsavia dallo scorso 26 marzo, dopo essere stato arrestato con l’accusa di avere illecitamente richiesto e ricevuto dallo Stato dei sovvenzionamenti per una fondazione (Profeto) che opera nel sociale e di cui è presidente.

La vicenda, da subito divenuta pubblica a motivo di una campagna mediatica di diffamazione del sacerdote che è apparsa non casuale e ora per le manifestazioni pubbliche che ne chiedono la liberazione − getta ombre sulla tenuta democratica del governo «europeista» di Donald Tusk, che fa del ripristino dello stato di diritto, dopo la stagione controversa del governo conservatore, uno dei punti forti e qualificanti del suo programma.

La vicenda

All’alba del 26 marzo 2024, alcuni uomini della Agenzia per la Sicurezza interna (ABW), in passamontagna e assetto da operazione speciale, svegliano e arrestano padre Olszewski che è ospite a casa di amici. Lo trasportano a Varsavia, dove il tribunale distrettuale lo condanna subito a tre mesi di custodia cautelare in carcere. Il religioso – in una lettera pubblicata a inizio luglio – racconterà poi del trattamento violento e umiliante a lui riservato dagli agenti durante quelle prime ore e giorni. A lungo gli viene negato il cibo e la possibilità di vedere il suo avvocato.

Nella stessa lettera – pubblicata dal settimanale polacco Sieci –, il religioso racconta delle prime settimane di carcere in regime di «sorveglianza speciale»: isolato, continuamente osservato con telecamere, le manette ai polsi e la continua interruzione del sonno con la luce puntata negli occhi. Metodi per i quali Sieci ha speso un titolo forte, utilizzando la parola «tortura» e rievocando le prassi illiberali degli interrogatori sotto il regime comunista.

Il giorno dell’arresto di padre Olszewski, la ABW ha perquisito anche tre case dei religiosi dehoniani in Polonia (Varsavia, Stopnica e Stadniki). In tutte tre le sedi sono presenti uffici della Fondazione Profeto. Insieme al religioso sono state arrestate (e sono tuttora trattenute) anche due funzionarie del Ministero della Giustizia. La tesi accusatoria è quella dell’esistenza di una associazione a delinquere ritenuta tuttora pericolosa.

Le accuse in realtà non sono chiare. Riguardano la partecipazione della Fondazione a un concorso per ottenere sovvenzionamenti da parte del Ministero per il progetto di una struttura (denominata «Arcipelago, isole libere dalla violenza») dedicata al recupero di persone vittime di abusi e violenza. A giudizio degli inquirenti, Profeto non poteva partecipare al concorso per mancanza di esperienza nel settore e, soprattutto, non doveva vincere perché gli enti concorrenti avrebbero presentato offerte migliori. Il danno sarebbe stato dunque duplice: contro lo Stato e contro gli enti privati concorrenti. L’appropriazione indebita di fondi pubblici, aggravata dal reato di associazione criminale, potrebbe significare – se l’accusa fosse confermata – una pena detentiva fino a 10 anni di reclusione.

Va detto che l’assegnazione del denaro alla Fondazione Profeto avviene nel 2020 sotto il governo conservatore a maggioranza «Diritto e Giustizia» (PiS), e con il precedente ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro (la cui abitazione è stata perquisita il 26 marzo). La vicenda ha fatto parlare di un’accusa e di un processo politici, più che giudiziari. Dopo il cambio di governo (a dicembre 2023, dopo «ostruzionismo» del presidente Duda), saremmo ora in una fase di «regolamento dei conti». L’accusa letta in controluce, infatti, sembra puntare al governo precedente, il quale avrebbe illecitamente favorito una realtà legata alla Chiesa contro gli interessi dello Stato.

La difesa

La difesa di padre Olszewski – che ha ottenuto solo con molto ritardo l’accesso alla documentazione processuale – ha chiesto subito al giudice la revoca della carcerazione, ritenendola una misura ingiustificata. Ma la richiesta è stata rigettata (30 aprile). A fine giugno la custodia cautelare è stata confermata per altri 3 mesi.

L’avvocato difensore del religioso, Krzysztof Wąsowski, è convinto dell’uso politico della vicenda. In un’intervista a OVS News ha dichiarato che il caso viene usato «per attaccare gli avversari politici, cosa mai successa nella Polonia democratica». Per tale ragione, egli sostiene che Michał Olszewski sia classificabile come «prigioniero politico».

Wąsowski considera infondate tutte le accuse che vengono mosse al religioso e alla Fondazione. Non sarebbero state portate prove sufficienti a sostegno dell’impianto accusatorio e un recente concorso, del tutto simile al precedente ma promulgato dal nuovo ministro della Giustizia, Adam Bodnar, invaliderebbe di fatto l’accusa di partecipazione illecita mossa a Profeto. L’avvocato ha anche riferito del forte dimagrimento del sacerdote (oltre trenta chili in pochi mesi) e del fatto che non avrebbe ricevuto le cure adeguate per alcuni problemi di salute. Tuttavia il suo morale sarebbe ora tornato a un buon livello dopo un periodo di forte prostrazione fisica e mentale.

Michał Olszewski

L’avvocato ha dichiarato che almeno un centinaio di sacerdoti polacchi hanno contattato il suo ufficio offrendosi di fare da garanti per padre Olszewski. Ha però aggiunto che la Conferenza episcopale ha «messo da parte» una dichiarazione in difesa del sacerdote che era stata proposta dalla Provincia polacca dei Sacerdoti del Sacro Cuore.

Il silenzio finora completo dei vescovi sulla vicenda interroga, soprattutto quanto alla loro libertà e a quello che ne rimane dopo le scelte che sono state fatte nella lunga stagione del governo conservatore.

La democrazia alla prova

La Nuova Bussola Quotidiana – la sola testata in lingua italiana ad avere seguito il caso dall’inizio – riporta (7 maggio) di una lettera aperta di un gruppo di giornalisti sulla vicenda di padre Olszewski, e ne cita alcuni passaggi:

«Le azioni finora compiute dal giudice Piotr Kluz [che è stato viceministro della Giustizia nel governo del partito di Tusk, Piattaforma Civica, nel periodo 2009-2012 − ndr] mettono in dubbio la sua imparzialità, violando uno dei diritti umani fondamentali, che garantisce che una controversia alla quale partecipa un determinato cittadino sia risolta da un’entità completamente neutrale. (…) Nessuna sentenza dettata dalla vendetta è giusta. Solo un tribunale indipendente e imparziale garantisce un giusto processo e un giusto verdetto. Lo affermano la Costituzione della Repubblica di Polonia, la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e gli ordinamenti giuridici di ogni Paese civilizzato.

Questo è il fondamento della democrazia, della libertà e della fiducia nel sistema giudiziario. Questi principi elementari che stabiliscono lo stato di diritto dello Stato e la protezione reale dei diritti e delle libertà dei cittadini non possono rimanere solo vuote dichiarazioni. Devono essere rispettati nelle attività quotidiane del sistema giudiziario. In ogni aspetto. E ogni circostanza che solleva dubbi giustificati sull’imparzialità del giudice minaccia questi principi elementari, minaccia di violare i diritti e le libertà dei cittadini».

Che cosa direbbe a padre Olszewski se gli fosse permesso di incontrarlo (cosa tuttora risultata impossibile al suo superiore provinciale), è stato chiesto da OVS News al Padre Generale dei dehoniani, Carlos Luis Suarez Codorniu:

«Vorrei solo dirgli grazie. Grazie per tutto il bene che ha fatto alla Chiesa, alla Congregazione, a tante persone in Polonia e in Europa, negli Stati Uniti, in diversi paesi dove è molto conosciuto, è sempre stato molto considerato. (…) Sono convinto che anche in questo tempo del carcere lui stia facendo evangelizzazione».

La portavoce dell’Ufficio del Procuratore Generale della Polonia, Anna Adamiak, non ha risposto a una richiesta di OVS News di avere informazioni sul caso di padre Michał Olszewski. Anche il portavoce della Conferenza episcopale, padre Leszek Gesiak, si è dichiarato indisponibile a parlare della vicenda del religioso (11 settembre).

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