Intervento di monsignor Armando Matteo
segretario per la sezione dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede
L’ultima Conferenza Stampa del Dicastero si è tenuta, il 17 maggio scorso, in occasione della presentazione delle nuove Norme per precedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali.
Queste nuove Norme, entrate in vigore il 19 maggio scorso, hanno permesso al Dicastero, in dialogo con i Vescovi diocesani coinvolti, di poter affrontare diversi casi di presunti fenomeni soprannaturali e di poter trovare una soluzione pastorale ad essi. In questi mesi si è potuto così operare il necessario discernimento relativo
- alla devozione a Maria Rosa Mistica (Montichiari);
- all’esperienza spirituale legata al Santuario della Madonna dello Scoglio in Santa Domenica di Placanica;
- all’esperienza spirituale legata al Santuario di Maccio (Villa Guardia);
- all’esperienza spirituale di Chandavila (Spagna)
- e all’esperienza spirituale di Estelle Faguette.
In tutti questi casi si è deciso per la determinazione del nihil obstat previsto dalle Norme.
Nei mesi scorsi, poi, il Dicastero ha potuto pure affrontare alcuni altri presunti fenomeni soprannaturali: nello specifico le asserite apparizioni e rivelazioni riferite dalla Sig.ra Gisella Cardia (all’anagrafe Maria Giuseppa Scarpulla) e dal Sig. Gianni Cardia; le presunte apparizioni e rivelazioni degli anni 1945-1959 ad Amsterdam e legate alla devozione della “Signora di tutti i popoli” e la figura di Elenita de Jesús. In tutti questi casi si è proceduto alla determinazione (o alla conferma) di un constat de non.
Un ulteriore caso di applicazione delle Norme è, in certo senso, anche la lettera del Prefetto a S.E. Mons. Sagayaraj Thamburaj, Vescovo di Tanjore, circa Santuario della Madonna della Salute, a Vailankanni. Nella sua missiva il cardinale Fernandez afferma che la presenza di tanti pellegrini non cristiani in quel luogo non va considerata come una forma di sincretismo o mescolanza di religioni.
In altri casi, per ora riservati, c’è una costante interlocuzione con Vescovi per chiarire la situazione: in molti di questi casi il giudizio corrisponde all’attuale “curatur” delle nuove Norme
In questo ampio lavoro di discernimento, si colloca l’odierna Conferenza Stampa, la quale ha a tema l’esperienza spirituale legata a Medjugorje. La Nota al riguardo – che verrà a breve dettagliatamente presentata dal Prefetto – è anch’essa frutto delle nuove Norme. Data l’ampiezza del “fenomeno Medjugorje”, è stato necessario un lungo e approfondito studio nel Dicastero – e qui mi permetto di ringraziare tutti gli officiali di entrambe le Sezioni del Dicastero che lavorano con incredibile dedizione – ed è apparso opportuno confezionare le conclusioni raggiunte in un documento più ampio di una lettera indirizzata al Vescovo diocesano.
Prima di passare la parola al Prefetto, desidero brevemente ricordare le tappe relative alla vicenda di Medjugorje.
Il fenomeno delle presunte apparizioni della Madonna a Medjugorje riguarda gli eventi iniziati il 24 giugno del 1981 nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje, amministrata dai Padri Francescani O.F.M., della Provincia Erzegovinese, nella Diocesi di Mostar-Duvno in ex Jugoslavia (oggi Bosnia ed Erzegovina). Nel tardo pomeriggio di quel giorno, due ragazze Ivanka Ivanković e Mirjana Dragičević si recano in località Podbrdo, ai piedi della collina Crnica. All’improvviso, Ivanka vede la Madonna (non apparsa a Mirjana). Le due ragazze continuano il cammino per il villaggio. Lo stesso giorno, verso le ore 18, sei ragazzi vedono nello stesso luogo la figura di Maria con un bambino tra le braccia: oltre a Ivanka e Mirjana, sono presenti Vicka Ivanković, Ivan Dragičević, Ivan Ivanković e Milka Pavlović. Marija Pavlović e Jakov Čolo, che fanno tutt’ora parte dei sei veggenti, si uniscono agli altri ragazzi il giorno dopo, il 25 giugno.
Il 21 luglio dello stesso anno S.E. Mons. Pavao Žanić, Vescovo di Mostar-Duvno, si incontra con i sei “veggenti”, i quali gli riferiscono l’esperienza da poco vissuta. L’Ordinario resta convinto che «i ragazzi non mentono». Manifesterà tale convinzione anche alcuni giorni dopo, in occasione dell’amministrazione della Cresima nella parrocchia di Medjugorje.
Successivamente, il 19 novembre del 1983, S.E. Mons. Pavao Žanić invia all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede una relazione confidenziale circa la presunta apparizione di Maria, manifestando i suoi «fortissimi dubbi» al riguardo.
Il 12 ottobre dell’anno successivo, la Conferenza Episcopale Jugoslava emette una dichiarazione circa i presunti fatti di Medjugorje, richiamando la competenza dell’autorità ecclesiastica circa la valutazione delle apparizioni e proibendo i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje.
Il 19 maggio del 1986, la Commissione diocesana incaricata di valutare le presunte apparizioni a Medjugorje emette il proprio giudizio: per 11 membri contro 4 Non constat de supernaturalitate.
Nel corso dello stesso anno, il Pro-Nunzio di Belgrado esprime parere negativo sui lavori della Commissione diocesana. L’allora Congregazione per la Dottrina della Fede decide di affidare alla Conferenza Episcopale Jugoslava un nuovo esame del caso.
L’anno successivo, precisamente il 9 aprile hanno inizio i lavori della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava, che si protrarranno sino all’aprile del 1991. Il 10 di quel mese viene pubblicato il rapporto finale della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava circa il fenomeno di Medjugorje, conosciuto come la Dichiarazione di Zadar (Zara). Che cito:
«I vescovi sin dall’inizio seguono le apparizioni di Medjugorje tramite il vescovo della diocesi, la commissione episcopale e la commissione della conferenza episcopale jugoslava per Medjugorje. Sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali. Tuttavia, i numerosi credenti che arrivano a Medjugorje provenienti da vari luoghi e spinti da motivi religiosi e di altro genere hanno bisogno dell’attenzione e della cura pastorale innanzitutto del vescovo della diocesi e poi anche di altri vescovi così che a Medjugorje e con Medjugorje si possa promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l’insegnamento della Chiesa. A tal fine i vescovi forniranno adeguate indicazioni liturgico‒pastorali e tramite la commissione continueranno a seguire e a far luce sugli avvenimenti di Medjugorje».
Passiamo al 1994. È il 28 ottobre di quell’anno, quando Mons. Ratko Perić, nuovo Ordinario di Medjugorje, chiede a Giovanni Paolo II di istituire una Commissione per un verdetto definitivo sulle “apparizioni”. A luglio del 1995, invece, si preannuncia una visita di Giovanni Paolo II a Medjugorje durante il viaggio apostolico a Sarajevo. Il Papa, in alcune lettere private, si è infatti espresso positivamente su Medjugorje e sul suo desiderio di visitare il luogo. Informato di ciò, Mons. Perić chiede all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede di evitare tale visita, che di fatto non avrà luogo.
Il 2 marzo del 1998, dietro richiesta del Vescovo di Saint-Denis-de-La Reunion, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede risponde che i pellegrinaggi privati a Medjugorje sono permessi, a condizione che non si dichiari Medjugorje luogo di apparizioni autentiche. Si dichiara, inoltre, che la posizione di Mons. Perić circa il giudizio constat de non supernaturalitate non è quella della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Negli anni a seguire, si succedono varie consultazioni tra l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede e la nuova Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina in merito a un nuovo esame dell’intera documentazione. La Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina, tuttavia, dichiara di non essere in grado di intraprendere un nuovo esame né lo giudica opportuno.
Il punto di svolta reca la data del 14 gennaio del 2008, quando Benedetto XVI decide di istituire una Commissione internazionale per valutare i presunti fenomeni soprannaturali di Medjugorje. Presidente di tale Commissione è il Card. Camillo Ruini. Nel gennaio del 2014, dopo circa sei anni di lavori, la Commissione internazionale emette il proprio giudizio. Le conclusioni della Commissione Ruini non vengono rese note, e questo a motivo di un’esplicita richiesta dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede.
Quest’ultima, negli anni successivi, predispone una serie di approfondimenti dell’intera vicenda relativa a Medjugorje. Si chiede il parere di due esperti che giungono a risultati assai diversi rispetto a quelli della Commissione Ruini.
Nel dicembre del 2015, ricevuta tutta la documentazione, Papa Francesco avoca a sé ogni decisione su Medjugorje.
Successivamente, l’11 febbraio del 2017, Papa Francesco nomina Mons. Henryk Hoser Inviato Speciale della Santa Sede per esaminare la situazione pastorale a Medjugorje, mentre il 14 gennaio del 2019 viene resa pubblica una disposizione del Pontefice, secondo la quale «è possibile organizzare pellegrinaggi a Medjugorje, sempre che si abbia cura di evitare che siano interpretati come una autenticazione degli avvenimenti».
C’è da ricordare, infine, che, il 27 dicembre 2021, Papa Francesco nomina Sua Ecc.za Mons. Aldo Cavalli come nuovo Visitatore apostolico a carattere speciale per la Parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis. Mons. Cavalli succede all’Arcivescovo polacco Henryk Hoser, morto il 13 agosto di quell’anno.
Dopo ben 43 anni dall’inizio di questa vicenda, alla luce delle attuali Norme per precedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, il Dicastero ha predisposto la Nota “La Regina della Pace”, che è stata approvata dal Sommo Pontefice il 28 agosto scorso e che ora verrà presentata dal Prefetto.
Grazie per la vostra attenzione!
Intervento del cardinale Víctor Manuel Fernández
prefetto del Dicastero per la dottrina della fede
Queste mie parole, anche se le pagine stampate verranno distribuite ai giornalisti per il loro uso, non costituiscono un documento ufficiale. Includeranno alcune spiegazioni che possono aiutare a cogliere meglio il senso della decisione presa. Su alcuni dettagli di quanto dirò ci sono già state lunghe discussioni che potrebbero ancora continuare, e io do semplicemente la mia interpretazione di questi dati, condivisa da tante altre persone che hanno studiato la questione.
Non ripeterò, dunque, quello che dice la Nota, anche se spero che sia letta accuratamente, perché quello che dirò adesso completa quella Nota, aggiungendo alcuni elementi utili.
Conosciamo il parere negativo del Vescovo emerito di Mostar, che si è espresso molte volte e in maniera molto diversa. Lui aveva il diritto e il dovere di farlo. Dato che non c’era un consenso attorno alla sua visione, l’Episcopato dell’allora Iugoslavia ha creato una Commissione di studio e al termine dei lavori, nel 1991, ha rilasciato la cosiddetta Dichiarazione di Zara sugli avvenimenti di Medjugorje.
A differenza dell’opinione più decisa del Vescovo di Mostar, la Dichiarazione di Zara dice soltanto che: «sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali». Poi, riferendosi ai numerosi pellegrini, propone che «a Medjugorje e con Medjugorje si possa promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l’insegnamento della Chiesa».
Questo rapporto non ha prodotto gli effetti che ci si aspettava per cui Papa Benedetto XVI ha deciso di creare una Commissione Internazionale, estranea ai problemi interni della Chiesa in Iugoslavia. Vediamo le conclusioni di questa Commissione Internazionale della Santa Sede, chiamata “Commissione Ruini”.
Riguardo alla fase iniziale del fenomeno “Medjugorje”, la Commissione ritiene che «nelle prime sette apparizioni, tra il 24 giugno e il 3 luglio 1981, i ragazzi, psichicamente sani, non sono stati influenzati da nessuno ed hanno concordemente attestato di vedere la Madonna che affidava loro messaggi di conversione e penitenza. Cioè, la devozione sorta a Medjugorje ha un’origine soprannaturale, è autentica».
E questi sono i risultati della votazione sulle prime sette presunte apparizioni:
Constat de supernaturalitate: 13 voti favorevoli
Constat de non supernaturalite: 1
Nondum decernendum: 1
Riguardo alla soprannaturalità delle successive apparizioni, il rapporto dice che nella fase successiva si può pensare ad un influsso esterno da parte di vari soggetti e le apparizioni diventano quasi “programmate”. Nonostante soltanto 2 Membri abbiano espresso un Constat de non supernaturalite per queste apparizioni successive, 12 Membri invece hanno votato con Nondum decernendum: cioè non si trovavano in condizione di emettere un giudizio definitivo.
Riguardo ai frutti del fenomeno, questi sono i risultati:
Effetti positivi: 5 voti
Effetti misti, ma prevalentemente positivi: 6 voti
Effetti misti: 3 voti
Come sapete, nel mondo ci sono migliaia di gruppi legati a Medjugorje. In una piccola percentuale (5 o 6 diocesi) si sono verificati problemi importanti, e questo impedisce di parlare di effetti solamente positivi. Per questa ragione alcuni membri parlano di frutti misti.
Poi l’opinione è maggiormente favorevole alla nomina di un’Autorità dipendente dalla Santa Sede e all’erezione di un Santuario pontificio.
L’atteggiamento dei Sommi Pontefici
San Giovanni Paolo II. Il 6 luglio 1995 fu preannunciata una visita di Giovanni Paolo II a Medjugorje, durante il viaggio apostolico a Sarajevo. Il Papa, in alcune lettere private, si era infatti espresso positivamente su Medjugorje e aveva manifestato il desiderio di visitare quel luogo. Informato di ciò, Mons. Perić, Vescovo di Mostar, chiese all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede di evitare tale visita.
Due lettere del Papa San Giovanni Paolo II sono di speciale importanza, delle quali riporto alcuni passaggi:
«(…) Ringrazio Sofia per quello che mi fa sapere su Medjugorje. Anch’io visito ogni giorno questo luogo quando prego: mi unisco a tutti quelli che pregano lì e ricevono da lì una chiamata alla preghiera» (Lettera dell’8 dicembre 1992 a Marek e Zofia Skmarnickidi, in Emmanuel Maillard, Il bambino nascosto di Medjugorje, Shalom, 2012);
«(…) Purtroppo non sono mai stato a Medjugorje, anche se il mio sguardo è rivolto verso quel luogo. Dica questo a sua moglie. Guardo verso quella parte e mi sembra che quanto di terribile oggi avviene nei Balcani non si possa capire senza Medjugorje» (Lettera del 6 dicembre 1993 al Signor Marek, Ib.).
Secondo diversi testimoni, che ripetono pure quanto detto in queste lettere, il santo Papa diverse volte ha espresso un suo intenso desiderio di visitare Medjugorje.
Benedetto XVI. Abbiamo un chiaro pensiero dell’allora Cardinale Ratzinger proprio a riguardo di Medjugorje, risalente al 1985. Diceva l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: «Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera o presunta “soprannaturalità” dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali. I pellegrinaggi della cristianità antica si dirigevano verso luoghi a proposito dei quali il nostro spirito critico di moderni sarebbe talvolta perplesso quanto alla “verità scientifica” della tradizione che vi è legata. Ciò non toglie che quei pellegrinaggi fossero fruttuosi, benefici, importanti per la vita del popolo cristiano. Il problema non è tanto quello della ipercritica moderna (che finisce poi, tra l’altro, in una forma di nuova credulità) ma è quello della valutazione della vitalità e dell’ortodossia della vita religiosa che si sviluppa attorno a questi luoghi».
Vedete, in questo brano il Card. Ratzinger usa l’espressione: “attorno a”. Nelle Norme recentemente pubblicate si dice: “in mezzo a”, ma in definitiva si afferma la stessa cosa: al di là dell’origine soprannaturale delle apparizioni o meno, cosa succede di fatto “attorno a” o “in mezzo a” Medjugorje? C’è una vitalità spirituale, fede, conversione, frutti positivi? Si vede che Dio sta operando cose buone? Non diciamo che lo fa “a causa di” né “attraverso” le apparizioni, sulla cui origine non esprimiamo un giudizio. Quel criterio dell’allora Card. Ratzinger è lo stesso di Papa Francesco ed è quello che si applica in questa Nota.
Francesco. La visione di Papa Francesco è molto esplicita nelle parole pronunciate nel volo di ritorno da Fatima nel 2017: «Medjugorje: è stata fatta una commissione presieduta dal Cardinale Ruini. L’ha fatta Benedetto XVI. Io, alla fine del ’13 o all’inizio del ’14, ho ricevuto dal Cardinale Ruini il risultato. Una commissione di bravi teologi, vescovi, cardinali. Bravi, bravi, bravi. Il rapporto-Ruini è molto, molto buono. Poi, c’erano alcuni dubbi nella Congregazione per la Dottrina della Fede e la Congregazione ha giudicato opportuno inviare a ognuno dei membri […] anche le cose che sembravano contro il rapporto-Ruini. […] Non mi è sembrato giusto: era come mettere all’asta – scusatemi la parola – il rapporto-Ruini, che era molto ben fatto. […] Il nocciolo vero e proprio del rapporto-Ruini: il fatto spirituale, il fatto pastorale, gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita… Per questo non c’è una bacchetta magica, e questo fatto spirituale-pastorale non si può negare» (Conferenza stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno da Fatima, 13 maggio 2017).
In quella conferenza stampa, Papa Francesco ha detto pure di aver deciso di nominare un inviato speciale per vedere le cose sul posto, per poter poi dire una parola al riguardo.
Quando Sua Ecc.za Mons. Henryk Hoser è stato nominato Inviato Speciale della Santa Sede “per esaminare” la situazione a Medjugorje, si sa che le conclusioni del suo esame, dopo aver vissuto per un periodo a Medjugorje, sono state molto positive, nella linea del rapporto Ruini.
Anni dopo, l’attuale Visitatore apostolico, Sua Ecc.za Mons. Aldo Cavalli, anche se preferisce non dare un parere sulla soprannaturalità dei messaggi, ha avuto anche lui uno sguardo molto favorevole, scaturito dalla sua esperienza maturata sul posto. Giorni fa, infatti, ho parlato a lungo con lui e mi ha raccontato la sua vita quotidiana a Medjugorje, che secondo lui è un’oasi di pace e di fede dove Dio, attraverso la Regina della Pace, fa tanto bene. Poi ci sono gli innumerevoli frutti positivi diffusi in tutto il mondo, che Papa Francesco conosce bene.
Il 14 gennaio del 2019 è stata resa pubblica una disposizione del Santo Padre, secondo la quale «è possibile organizzare pellegrinaggi a Medjugorje, sempre che si abbia cura di evitare che siano interpretati come una autenticazione degli avvenimenti».
Su questa scia, l’attuale nihil obstat
Da quanto abbiamo avuto modo di vedere fino ad ora, quello che risalta nei Pontefici è un atteggiamento di grande rispetto di fronte a una devozione tanto diffusa nel popolo di Dio, che si traduce in un’analisi del fenomeno spirituale positivo che accade nel cuore del popolo, piuttosto che in una conclusione sull’origine soprannaturale o meno del fenomeno. Questo si esprime nel nulla osta previsto dalle nuove Norme del Dicastero. Si analizza il fenomeno che oggi possiamo costatare e si arriva a una conclusione pastorale.
Riguardo ad un evento spirituale, i fedeli, tramite il nihil obstat, «sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione» (Norme, art. 22, §1: cf. Benedetto XVI, Verbum Domini, n. 14). Questa determinazione indica che i fedeli possono ricevere uno stimolo positivo per la loro vita cristiana attraverso questa proposta spirituale, e si autorizza pure il culto pubblico, perché ad ogni modo in mezzo ad essa (non a causa dei presunti fenomeni soprannaturali) si sono verificati molti frutti positivi e non si avverte il pericolo che si siano ampiamente diffusi nel Popolo di Dio effetti negativi o rischiosi.
Anche se il decreto viene emanato dal Vescovo locale, in un caso di così tanta diffusione mondiale, il Dicastero è coinvolto in una maniera del tutto speciale.
Infatti, al di là dei pellegrinaggi a Medjugorje, la devozione alla Madre di Dio, Regina della Pace, è diffusa in tutto il mondo. In molte nazioni sono sorti tantissimi gruppi di preghiera e devozione mariana, ispirati all’esperienza spirituale di Medjugorje. Sono nate anche opere di carità legate a diverse comunità e associazioni, in particolare a quelle che si occupano di orfani, tossicodipendenti, alcolisti, disabili e ragazzi con diverse problematiche.
Tutto questo non è solo una spiritualità di gruppi ecclesiali, ma è diventato un fenomeno popolare che non tiene conto tanto dei messaggi o delle discussioni sull’origine soprannaturale. Ciò che attira è la Regina della Pace e la presenza della sua immagine che si trova nei posti più diversi.
In tanti piccoli paesi, in campagna, dappertutto si trova una nicchia con l’immagine della Regina della Pace. Devo confessare che quando io ero parroco in Argentina, avevo proposto ai fedeli di diversi quartieri di costruire delle edicole con l’immagine della Madonna, e la prima immagine che mi hanno proposto è stata quella della Regina della Pace.
I messaggi
Insieme ai frutti che sono stati menzionati nella Nota, senza riferirci all’origine soprannaturale, il Dicastero ha dovuto analizzare i messaggi, perché questo è un compito diretto del Dicastero.
La maggior parte dei messaggi ha un bel contenuto che può stimolare i fedeli alla conversione, a crescere nell’incontro con Cristo, ad essere costruttori di pace nel mondo. Cioè, ripropongono con altre parole più vicine al linguaggio semplice dei nostri popoli, gli incoraggiamenti e le esortazioni che provengono dal Vangelo.
Ci sono pure altri pochi messaggi che possono contenere frasi non precise da un punto di vista accademico, frasi non proprio da san Tommaso d’Aquino. Ad esempio, è stato criticato un messaggio dove si dice che i defunti provano gioia quando si offre la Messa per loro. Si tratta di un linguaggio popolare, poetico, esistenziale, non prettamente teologico. Ma se qualcuno guarda con una lente d’ingrandimento, arriva a dire che questo significa che non c’è nessun condannato, o che non si può parlare di gioia se i defunti sono nel purgatorio. Ma è un altro linguaggio che alla fine trasmette una convinzione molto cattolica: che è bello e buono pregare per i nostri defunti, e che questo atto di carità vale più della nostra tristezza per la loro morte.
D’altra parte, bisogna ricordare che, quando ci sono esperienze spirituali di diverso tipo, non c’è un dettato, la Madonna non dice: “ripeti o scrivi parola per parola ciò che ti dico”. La persona percepisce un contenuto e fa lo sforzo di ricordarlo e di esprimerlo come meglio possibile, e può darsi che non trovi le parole più adatte per farlo. Allora ciò significa che questi presunti messaggi non si devono leggere come se fossero un testo magisteriale, un pezzo di teologia accademica o di catechismo. Si deve cogliere il nocciolo, il pensiero profondo che sta dietro all’imperfezione delle parole.
Per di più, la Nota ricorda un principio decisivo: quando si riconosce l’azione dello Spirito Santo in mezzo a un’esperienza spirituale, non significa che tutto quello che appartiene a quell’esperienza sia esente da ogni imprecisione, imperfezione o possibile confusione. Va ricordato nuovamente che questi fenomeni «a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi» (Norme, n. 14). Questo, dunque, non esclude la possibilità di «qualche errore d’ordine naturale non dovuto a una cattiva intenzione, ma alla percezione soggettiva del fenomeno» (art. 15,2°).
Dopo lo studio della Commissione della Conferenza Episcopale Iugoslava, il Vescovo Segretario della Commissione riconosceva che, anche se alcuni messaggi potevano essere erronei, confusi o senza significato, «la maggior parte di questi messaggi attua l’insegnamento del Vangelo e della Chiesa […] e come tali sono il fondamento del suo rinnovamento e della prosperità di tanti fedeli».
Qualcuno potrà ancora contestare questa scelta di dare un nulla osta generale ai testi pubblicati, dicendo che, essendoci altri testi dottrinalmente chiarissimi che i fedeli possono leggere, questi messaggi, che appaiono a volte poco precisi, sarebbe meglio proibirli. Ma se facciamo così non resterebbe molto da leggere neanche tra gli autori spirituali. O resterebbe solo un genere di testi molto precisi col conseguente impoverimento dell’ampia ricchezza spirituale della Chiesa. Si dovrebbero proibire, ad esempio, testi dei dottori della Chiesa come santa Caterina da Siena, santa Teresa di Lisieux o addirittura san Giovanni della Croce.
Facciamo un esempio. Nel Poema Fiamma d’amor viva, il santo dottore Giovanni della Croce dice – seguite il ragionamento –: «il centro e il fondo della mia anima è la più pura e intima sostanza di essa» (4, 3). Ma parla pure sull’«infinito centro della sostanza dell’anima» (2, 8). Qui le cose si complicano perché: in che senso la sostanza dell’anima sarebbe infinita? Ma ancora più problematico è il fatto che si afferma che questo «centro dell’anima è Dio» (1, 12). Se non si interpretano adeguatamente, questi testi del santo dottore fanno pensare che la sostanza dell’anima è Dio stesso. Vi sembra un linguaggio preciso, che non potrebbe produrre confusioni?
Nel caso di santa Teresina, anche lei dottore della Chiesa, vediamo ad esempio questa frase: «Sento sempre la stessa audace fiducia di diventare una grande Santa, perché non faccio affidamento sui miei meriti, visto che non ne ho nessuno, ma spero in Colui che è la Virtù, la Santità stessa: è Lui solo che, accontentandosi dei miei deboli sforzi, mi eleverà fino a Lui e, coprendomi dei suoi meriti infiniti, mi farà Santa» (Ms A, 32rº: 124).
Guardate invece cosa insegna il Concilio di Trento: «Se qualcuno affermasse che i giusti non devono aspettare e attendere l’eterna retribuzione da parte di Dio […] come ricompensa per le buone opere […] sia anatema» (Conc. di Trento, Can. sulla giustificazione, 26). «Se qualcuno dice che le buone opere dell’uomo giustificato in tale modo sono doni di Dio, che non sono anche buoni meriti dell’uomo giustificato stesso… sia anatema» (Can. 32).
Quando santa Teresita è stata proposta come dottore della Chiesa, alcuni erano contrari perché dicevano che era luterana, a motivo proprio di questi suoi testi. Non sono mancati, infatti, i fanatici che hanno proposto di proibire che i fedeli leggessero questi autori, come al tempo in cui si proibiva pure la lettura della Bibbia perché portava a confusioni.
E sia san Giovanni della Croce che santa Teresina avevano avuto una lunga formazione in convento, a differenza di quei ragazzini di Medjugorje.
Anche il linguaggio dei grandi mistici punta a trasmettere ai cuori il desiderio di Dio, la voglia di fidarsi pienamente di lui, la capacità di dimenticare se stessi davanti alla gloria infinita di Dio, e riescono ad attirare tante persone nel cammino di maturazione spirituale. Il loro linguaggio, quello più simbolico e sintetico, punta a questo, e tante volte è molto più efficace per questo scopo della Somma Teologica.
Nell’esperienza spirituale dei presunti veggenti di Medjugorje, sia che abbia o meno un’origine soprannaturale diretta, possiamo pensare anzitutto che c’è un vissuto interno che tenta di tradursi in parole, e che essi lo fanno con i pochi elementi che possono aver ricevuto nella catechesi.
La domanda è piuttosto questa: a cosa ci stimolano questi testi? Con il loro linguaggio semplice ed esistenziale, attirano molte persone che ne ricavano uno stimolo per la loro vita. Allora, quando dicono che i morti gioiscono quando offriamo la Messa per loro, ci chiamano a un gesto di misericordia verso i defunti e ad avere una profonda fiducia nel valore del sacrificio della Messa, e queste cose sono profondamente cattoliche, in un mondo che non crede a niente, anche se un teologo con la lente d’ingrandimento potrebbe dire giustamente che sono parole poco precise o addirittura errori dottrinali.
Noi adesso accogliamo questi messaggi, quelli pubblicati nel volume citato nella Nota, non come rivelazioni private, perché non abbiamo una certezza che siano messaggi della Madonna, ma li accogliamo solo come testi edificanti che possono stimolare una vera e bella esperienza spirituale.
Ma su questo punto la Nota insiste su un altro principio: i messaggi vanno accolti e valutati nel loro insieme. È proprio in questa visione d’insieme che i testi meno chiari diventano luminosi e completi. Più che i dettagli, ciò che conta soprattutto sono le grandi esortazioni che appaiono insistentemente nell’insieme dei messaggi. Questo vale sia per i testi dei grandi dottori, come san Giovanni della Croce e Santa Teresita, sia per questi semplici testi di Medjugorje.
Allora, cosa possiamo sottolineare come aspetti centrali e specifici di questa esperienza di Medjugorje? In primo luogo, la proposta di pace, che si traduce in una figura simbolica nella Regina della Pace: «Cari figli, sono venuta a voi e mi sono presentata come Regina della Pace perché mi manda mio Figlio. Desidero, cari figli, aiutarvi. Aiutarvi affinché venga la pace» (10.08.2012). «Amatevi gli uni gli altri. Siate fratelli tra di voi ed evitate ogni litigio» (25.12.1981). «Cari Figli, anche oggi vi voglio invitare al perdono. Perdonate, figli miei! Perdonate gli altri, perdonate voi stessi» (13.03.2010).
Questa carità, che ci permette di portare la pace nel mondo, implica pure di amare quelli che non sono cattolici. Questo è un punto che si comprende meglio nel contesto ecumenico e interreligioso della Bosnia-Erzegovina, segnato da una terribile guerra con forti componenti religiose: «Sulla terra voi siete divisi, ma siete tutti figli miei. Musulmani, ortodossi, cattolici, tutti siete uguali davanti a mio Figlio e a me. Siete tutti figli miei. Ciò non significa che tutte le religioni siano uguali davanti a Dio, ma gli uomini sì. Non basta, però, appartenere alla Chiesa cattolica per essere salvati: occorre rispettare la volontà di Dio […] A chi poco è stato dato, poco sarà chiesto» (20.05.1982). «Voi non siete veri cristiani se non rispettate i vostri fratelli che appartengono alle altre religioni» (21.02.1983).
Come non richiamare a una pace tra le religioni nel contesto di una guerra fortemente segnata dalle diverse identità religiose?
Nei messaggi appare, poi, un costante invito ad abbandonare uno stile di vita mondano con frequenti richiami alla conversione, e questo appare come il tema centrale: «Cari figli! Oggi vi invito alla conversione. Questo è il messaggio più importante che vi ho dato qui» (25.02.1996). «Il mio Cuore brucia d’amore per voi. La sola parola che desidero dire al mondo è questa: conversione, conversione. Fatelo sapere a tutti i miei figli. Chiedo soltanto conversione» (25.04.1983).
Al tempo stesso, emerge un’insistente esortazione a non sottovalutare la gravità del male e del peccato, ma a prendere molto sul serio la chiamata di Dio a lottare contro il male e contro l’influsso di Satana, senza spaventarsi delle prove.
«Voi avete permesso, senza accorgervene, che [Satana] prendesse il sopravvento in voi, che vi dominasse […] Non cedete, figli miei! Asciugate dal mio volto le lacrime che verso osservando quello che fate. Guardatevi intorno! Trovate il tempo per accostarvi a Dio in Chiesa. Venite nella casa del Padre vostro. Trovate il tempo per riunirvi in famiglia e supplicare la grazia da Dio. Ricordatevi dei vostri morti, date loro gioia con la celebrazione della Messa. Non guardate con disprezzo il povero che vi supplica per una crosta di pane. Non cacciatelo dalla vostra mensa piena. Aiutatelo! E anche Dio aiuterà voi […] Voi, figli miei, avete dimenticato tutto questo. In ciò ha contribuito anche satana. Non cedete!» (28.01.1987).
La Madonna parla di un’opportunità perché finisca la guerra, ma questo richiede la cooperazione dei cristiani con il dono della propria esistenza. Ciò implica una forte chiamata alla responsabilità: «Voi parlate ma non vivete: è per quello, figliuoli, che questa guerra dura così a lungo. Vi invito ad aprirvi a Dio e a vivere con Dio nel vostro cuore» (25.10.1993).
In tale contesto troviamo un invito costante alla preghiera nelle sue diverse forme, ma accanto alla preghiera ci deve essere l’amore fraterno, centro del Vangelo: «Questa è l’unica verità ed è quella che mio Figlio vi ha lasciato. Non dovete esaminarla molto: vi è chiesto di amare e di dare» (02.01.2015).
Ci sono, poi, pressanti inviti alla testimonianza personale: «Figli miei, vi è data la grande grazia di essere testimoni dell’amore di Dio. Non prendete alla leggera la responsabilità a voi data» (02.11.2012). «Apostoli del mio amore, figli miei, voi siate come raggi di sole che, col calore dell’amore di mio Figlio, riscaldano tutti attorno a loro. Figli miei, al mondo servono apostoli d’amore» (02.10.2018),
Aspetti da considerare con cura
Abbiamo detto precedentemente che in queste esperienze spirituali c’è di solito una mescolanza tra quello che potrebbe venire da Dio ed altre cose che possono venire dai desideri, dalle storie vissute, dalla formazione ricevuta, dalla cultura dei presunti veggenti. A ben riflettere, se tutto ciò accade anche nella Bibbia, dove si deve discernere tra quello che è un insegnamento divino e quello che è cultura o debolezza umana, a maggior ragione accade in queste esperienze spirituali. La domanda allora è: quali sarebbero i punti deboli in questi messaggi di Medjugorje?
Per alcuni è problematica la frequenza dei messaggi, che in realtà non aggiungono niente e che a volte insistono troppo sulla necessità di ascoltare questi messaggi: “Ascoltate i miei messaggi”, “accogliete i miei messaggi”, “vivete i miei messaggi”. A volte, addirittura la Vergine parla dei suoi piani di salvezza e insiste che siano accolti, come se avesse dei piani diversi da quelli di Dio. In questo senso, appare il pericolo di creare una dipendenza eccessiva rispetto alle apparizioni e ai messaggi.
Ma colpisce il fatto che diversi messaggi di Medjugorje avvertono di non cadere proprio in questo rischio: «Non andate in cerca di cose straordinarie, ma piuttosto prendete il Vangelo, leggetelo e tutto vi sarà chiaro» (12.11.1982). «Perché fate tante domande? Ogni risposta è nel Vangelo» (19.09.1981). «Non credete alle voci menzognere che vi parlano di cose false, di una falsa luce. Voi, figli miei, tornate alla Scrittura!» (02.02.2018). «Figli miei, leggete il libro dei Vangeli: è sempre qualcosa di nuovo, è ciò che vi lega a mio Figlio, che è nato per portare parole di vita a tutti i miei figli» (02.11.2019).
«Voi cercate i segni e i messaggi e non vedete che Dio vi invita con il sorgere del sole al mattino, che voi vi convertiate e ritorniate sul cammino della verità e della salvezza» (25.09.1998). «Che i campi di grano vi parlino della misericordia di Dio verso ogni creatura» (25.08.1999). «Dio vi vuole salvare e vi manda messaggi attraverso gli uomini, attraverso la natura e attraverso molte altre cose che vi possono aiutare a comprendere che dovete cambiare la direzione della vostra vita» (25.03.1990).
«Io vi sono più vicina durante la Messa che durante l’apparizione. Molti pellegrini vorrebbero essere presenti nella stanzetta delle apparizioni e perciò si accalcano attorno alla canonica. Quando si spingeranno davanti al tabernacolo, come ora fanno davanti alla canonica, avranno capito tutto, avranno capito la presenza di Gesù, perché fare la Comunione è più che essere veggente» (12.11.1986).
«Voi mi chiedete il segno perché si creda alla mia presenza. Il segno verrà. Ma voi non ne avete bisogno: voi stessi dovete essere un segno per gli altri» (08.02.1982). «Cari figli, io vi parlo come Madre: con parole semplici […] Mio Figlio invece, che viene dall’eterno presente, lui vi parla con parole di vita e semina amore nei cuori aperti» (02.10.2017).
Questi messaggi sono chiarissimi e da tenere in speciale considerazione. Così sembra che, nell’insieme dei messaggi, si mescolino inviti preziosi che hanno il profumo del Vangelo con i comprensibili desideri dei presunti veggenti che sperano che questi appelli vengano ascoltati affinché il mondo ascolti Cristo e cambi. Ecco perché, nello stesso momento in cui appare l’insistenza schiacciante nell’ascoltare i messaggi, sembra che la Madre del cielo si sia fatta strada dicendo: non soffermatevi su questi messaggi, leggete il Vangelo, non concentratevi tanto su queste cose straordinarie, cercate Cristo che è l’unico Salvatore.
Di conseguenza, il problema che eventualmente si pone viene risolto all’interno dello stesso insieme di messaggi. Questo, quindi, non è problematico perché ciò che dicono i messaggi è il Vangelo stesso espresso in parole esistenziali, attuali, semplici. Quando la Madonna chiede di essere ascoltata, è il suo invito a cercare l’amore di Dio e di Gesù Cristo, che deve essere messo in pratica. Questo è evidenziato molto chiaramente in alcuni messaggi: «Ecco, per questo io sono con voi, per insegnarvi ed avvicinarvi all’Amore di Dio» (25.05.1999). «Non vacillate nella fede e non domandatevi il perché pensando che siete soli e abbandonati ma aprite i vostri cuori, pregate e credete fermamente e allora il vostro cuore sentirà la vicinanza di Dio, e che Dio non vi abbandona mai e che è al vostro fianco in ogni momento» (25.12.2019). «Pregate, e attraverso la preghiera incontratevi con mio Figlio, affinché egli vi conceda la forza, affinché egli vi conceda la grazia» (23.06.2017).
«Io non dispongo direttamente delle grazie divine» (31.08.1982). «Vivendo i miei messaggi, desidero condurvi a mio Figlio. In tutti questi anni in cui sono insieme a voi, il mio dito è rivolto verso mio Figlio, verso Gesù» (28.12.2012). «Vi invito, cari figli, affinché la vostra vita sia unita a Lui. Gesù è il Re della Pace e solo Lui può darvi la pace che voi cercate. Io sono con voi e vi presento a Gesù» (25.12.1995). «Fra le mie mani ho il piccolo Gesù, il Re della pace» (25.12.2002). «Con grande gioia vi porto il Re della Pace, affinché Egli vi benedica con la sua benedizione» (25.12.2007).
«Desidero avvicinarvi sempre di più a Gesù e al suo cuore ferito affinché siate capaci di capire l’amore senza misura che si è dato per ognuno di voi. Per questo, cari figli, pregate affinché dai vostri cuori sgorghi una fonte di amore su ogni uomo e su quelli che vi odiano e vi disprezzano; così, con l’amore di Gesù, sarete capaci di vincere ogni miseria in quel mondo doloroso che è senza speranza per quelli che non conoscono Gesù» (25.11.1991).
Pertanto, quello che conta è stare attenti a ciò che l’insieme delle manifestazioni di Medjugorje ci ricorda circa gli insegnamenti del Vangelo, e ad ogni modo concentrare lo sguardo non sui dettagli.
Ma questa insistenza nell’ascoltare i messaggi diventa problematica in alcuni messaggi in cui la Vergine dà degli ordini circa date, posti, aspetti pratici, prende decisioni su questioni ordinarie che si dovrebbero discernere in comunità. È il modello di “Madonna postino” che Papa Francesco rifiuta. Ad esempio, quando dice a che ora deve essere celebrata la Messa, o cosa si deve fare il prossimo Avvento, o quando la Chiesa deve festeggiare la memoria della sua nascita. Ricordiamo il seguente messaggio che fa parte di questa categoria: «Il 5 agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita […] Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni […] In questi giorni non lavorate» (01.08.1984).
Anche se messaggi di questo tipo non sono frequenti in questa esperienza di Medjugorje e alcuni non sono stati nemmeno pubblicati, ne troviamo alcuni che si spiegano solo a partire dai desideri personali dei presunti veggenti. È ragionevole che i fedeli, facendo uso della prudenza e del buon senso, non prendano sul serio o non diano retta a questi dettagli. Si deve ricordare sempre che nelle esperienze spirituali di questo tipo, insieme agli elementi positivi ed edificanti, ce ne sono altri meno importanti.
Pareri negativi. Ombre su Medjugorje
Quello che vi ho appena accennato è uno degli argomenti utilizzati da coloro che hanno detto che il fenomeno di Medjugorje è falso e persino dannoso per i fedeli.
Rispetto a questi pareri negativi, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, agli inizi del pontificato di Papa Francesco, si era manifestata molto contraria al rapporto Ruini, basandosi soprattutto sul parere di due persone che concludevano il loro studio orientandosi addirittura verso un’origine demoniaca del fenomeno Medjugorje.
Tra i commenti che sostengono un parere negativo su Medjugorje, ne ricordiamo qualcuno.
Alcuni indicavano che la vita dei ragazzi non era esemplare. E lo dicevano raccontando alcuni dettagli come ad esempio il fatto che nel periodo anteriore alla prima apparizione una delle ragazze fumava, insinuando il dubbio di aver rubato le sigarette al padre. Si sottolineava pure il fatto che i ragazzi hanno riconosciuto di aver mentito due volte, una per non far conoscere un messaggio che si considerava privato e un’altra sotto pressione del padre Vlasic. Essi hanno riconosciuto che quella è stata l’unica volta in cui il padre Vlasic è riuscito a fare pressione su qualcuno dei ragazzi contro la loro volontà.
Alcuni sottolineano l’assenza delle virtù eroiche: ma non è detto che le persone che ricevono doni carismatici o messaggi debbano esercitare le virtù in grado eroico. Ciò è richiesto per una beatificazione, e quando si procede alla beatificazione di qualcuno c’è un criterio molto importante: la beatificazione non implica il riconoscere come autentici i presunti fenomeni soprannaturali vissuti da quella persona. Ambedue queste cose vanno separate. Anche nel caso in cui ci fosse la dichiarazione dell’origine soprannaturale, questo non offre alcuna sicurezza sulla santità delle persone. Sono due cose diverse, perché, come spiega la Nota: «quando si riconosce un’azione dello Spirito per il bene del popolo di Dio “in mezzo a” un’esperienza spirituale dalle sue origini fino ad oggi, i doni carismatici (gratiae gratis datae) – che possano essere collegati ad essa – non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire» (Nota, n. 1).
Il fatto è che se una persona ha un carisma, ad esempio un carisma di guarigione, quando cade in peccato non perde quel carisma e continua a curare. Certo è che in alcuni casi, per prudenza, la Chiesa potrebbe proibire l’esercizio di un carisma perché esiste un grave rischio di scandalo o di un uso inadeguato del carisma.
Un’altra critica è stata che nessuno dei veggenti sia diventato prete o suora: ma queste esperienze non debbono essere necessariamente collegate alla vita religiosa.
È stato criticato anche il fatto che a volte la Vergine annuncia le apparizioni. È vero che gli eventi iniziali erano inaspettati, mentre in seguito erano prevedibili. Tuttavia, in altre apparizioni, come a Fatima, c’erano anche indicazioni del luogo o dell’ora di un’apparizione.
È stato detto pure che ci sono messaggi contraddittori o non ortodossi, di cui abbiamo già parlato, ma alcuni si sono fermati a denunciare un sincretismo religioso, perché la Madonna avrebbe detto che tutte le religioni sono uguali. Tuttavia, i messaggi su questo punto, che hanno un significato molto prezioso nel contesto della guerra in Bosnia-Erzegovina, non lo affermano. Al contrario, dicono proprio questo: «Ciò non significa che tutte le religioni siano uguali davanti a Dio, ma gli uomini sì» (20.05.1982).
Un altro punto è che agli inizi di questi fenomeni ci sono stati sacerdoti non esemplari, persino grandi peccatori, vicini ai presunti veggenti. Il padre Vlasic, che era un grande propagandista di Medjugorje, è stato dimesso. Era un uomo con molti problemi e confusioni, ma bisogna chiarire che le sue mancanze morali e sessuali non coinvolgevano i presunti veggenti ma altre persone esterne, soprattutto in Italia.
Non si trattava precisamente di un direttore spirituale, e di fatto un’altra delle critiche è che questi ragazzi non avevano né avevano avuto una vera e propria direzione spirituale che potesse illuminarli e guidarli. Questo padre Vlasic è stato provvisoriamente in carica nella parrocchia di Medjugorje per poco tempo, dopo il padre Jozo. Ma al tempo delle prime apparizioni c’era padre Jozo. Vlasic era molto attivo per diffondere Medjugorje e dal 1986 si è trasferito stabilmente in Italia. Lui cercava i ragazzi, ma non era altrettanto vero che loro fossero attaccati a lui. In realtà le prime apparizioni succedono quando non c’era alcun prete nel Paese, e sono continuate con lo stesso stile quando loro non c’erano più, ma è pure vero che i francescani proteggevano i ragazzi dalla persecuzione del governo comunista; due francescani sono stati dimessi ma dopo riabilitati dalla Segnatura apostolica, diverse volte sono stati messi in prigione del governo comunista. La situazione di questi francescani ha aspetti molto diversi e complessi. Alcuni hanno fatto pure un mea culpa per aver lasciato un po’ soli questi ragazzi in una situazione che li superava.
Il punto più oscuro e triste è invece il lungo conflitto tra i francescani ribelli (compresi quelli che lavoravano a Medjugorje) e i Vescovi. Ma questo va molto oltre Medjugorje, incomincia molto prima e non è successo a causa di Medjugorje, ma per altri motivi storici che gettano delle ombre anche sul loro lavoro a Medjugorje. Questo conflitto oggi continua con alcuni francescani ribelli, ma questi non sono per niente legati a Medjugorje. Quelli che aiutano a Medjugorje insieme al Visitatore sono lontani da quegli atteggiamenti. Questo mi è stato confermato sia dal Vescovo di Mostar sia dal Nunzio apostolico che dal Visitatore. Si tratta cioè di acqua passata. Su quei primi tempi di Medjugorje la Commissione Ruini ha indagato e ha concluso che «i ragazzi, psichicamente sani, non sono stati influenzati da nessuno ed hanno concordemente attestato di vedere la Madonna».
D’ altra parte alcuni ripetono commenti che sono apparsi nei social senza alcuna conferma. Di una delle veggenti si diceva che aveva comprato un intero edificio molto costoso, ma la realtà era che aveva comprato solo l’appartamento dove viveva. E così si ripetono tanti “avrebbe”, “sarebbe”.
Comunque, anche se ci fosse una vera azione divina in queste presunte apparizioni, i veggenti non diventano impeccabili. Potevano e possono peccare. Allora, ci si chiede: potrebbero peccare in futuro? Certo che sì. E tutto questo non farà sì che le cose buone di Medjugorje diventino cattive o demoniache, e la Regina della Pace continuerà a fare del bene.
Certamente se ci fosse uno scandalo, un fatto pubblico che possa confondere i fedeli, ci vorrà un intervento sia del Visitatore apostolico sia dei Vescovi della Diocesi coinvolta, sia da parte del Dicastero. Il nihil obstat non risolve né chiude tutto per il futuro. È una determinazione aperta agli sviluppi nel tempo e nello spazio. In questo caso si tratta di persone sposate con figli, gente che lavora nella società, persone che vivono in mezzo al mondo sottoposte a tentazioni come tutti gli altri, e non protette dal contesto religioso di un convento. Comunque, rimarrà sempre ferma l’autorizzazione del culto pubblico a Maria, Regina della pace.
Un contesto diverso
Ad ogni modo, tutte queste cose che sono state commentate per anni, oggi si collocano in un altro contesto, perché non stiamo riflettendo sull’origine soprannaturale. Queste obiezioni potrebbero avere maggiore importanza se ci fosse una dichiarazione di soprannaturalità, ma hanno un’importanza minore in quanto ciò che si valuta è piuttosto il fenomeno spirituale attuale, i frutti presenti, l’opera che lo Spirito Santo compie in questo tempo “in mezzo a” questo fenomeno e non “a causa di” questo fenomeno.
Se dico “a causa di questo fenomeno” o “per mezzo di questo fenomeno”, allora ho bisogno di una certezza morale sulla sua origine soprannaturale. Ma se dico solo che lo Spirito Santo fa cose buone “in mezzo a” questo fenomeno, non è necessaria quella stessa certezza, ma soltanto elementi concreti e oggettivi circa la situazione attuale.
Continuiamo quindi a parlare di presunti eventi soprannaturali e di presunti messaggi soprannaturali, ma possiamo riconoscere che lo Spirito Santo opera molto bene in questa devozione alla Regina della Pace, in mezzo ai pellegrinaggi, agli incontri di preghiera e alle altre azioni pastorali svolte in connessione con questa devozione. Lo Spirito Santo vuole approfittare di questa occasione in cui i fedeli si sentono radunati, per operare in loro tante cose buone. E la Chiesa, dando questo nihil obstat e approvando il culto pubblico di Nostra Signora della Pace, esprime che non vuole lasciarli soli.
Il futuro
Cosa accadrà dopo? Quanto saranno importanti i messaggi futuri, se ce ne saranno? Qualora vi fossero, dovranno essere valutati ed approvati per la loro eventuale pubblicazione, e fino a quando non saranno analizzati, si sconsiglia ai fedeli di considerarli come testi edificanti.
Questo implica un rischio futuro? Certo che lo è, ed è per questo che al Visitatore è data l’autorità di prendere decisioni al riguardo, in dialogo con il Dicastero.
Potrebbero esserci errori nei nuovi messaggi? È possibile, ma potrebbe esserci anche tanta imprudenza. Cioè comunicare le cose come se venissero dalla Vergine senza un adeguato discernimento sulla loro convenienza ed opportunità. Molti dicono: ma è possibile tacere su qualcosa che si crede che la Vergine abbia comunicato? Certo che lo è, come è accaduto con i segreti di Fatima. Pensate pure che il Papa ha il carisma dell’infallibilità: potrebbe usarlo ogni settimana così è tutto più chiaro, e invece non lo usa perché non lo considera conveniente o prudente.
Ricordiamo che quando San Paolo parlava dei doni carismatici, spiegava che essi non operano automaticamente o forzatamente, ma che «gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace» (1 Cor 14, 32-33). Lo stesso san Paolo, pur convinto dei doni e delle missioni che aveva ricevuto dal Signore, si recò tuttavia a Gerusalemme per consultare gli Apostoli e quindi sapere con certezza se «non corressi, o non avessi corso invano» (Gal 2, 2). Sulle questioni più importanti per il bene della Chiesa non possiamo discernere senza la guida delle autorità.
Perciò la Vergine non comanda che qualcosa venga comunicato necessariamente o immediatamente; non ci usa come burattini o strumenti morti, lascia sempre spazio a un nostro discernimento responsabile, personale ed ecclesiale, circa la convenienza, l’opportunità, la chiarezza di ciò che può essere trasmesso.
Su Medjugorje, il discernimento del Visitatore misurerà l’opportunità. Ci sono già molti messaggi che ripetono molte volte le stesse esortazioni, e ricordiamoci che, come dice Papa Francesco, non è consigliabile essere entusiasti di una Vergine Postina.
In ogni caso, come ha notato anche il Visitatore, la grande maggioranza di pellegrini non va a Medjugorje per cercare i veggenti e ascoltare i loro messaggi, ma per cercare la forza, la pace interiore, la grazia di essere più santi. È soprattutto un semplice luogo di pace che fa molto bene.
Ma Medjugorje è anche gioia. La spiritualità di Medjugorje è gioiosa, festiva, ed include un invito a vivere l’allegria di seguire Cristo, ringraziando anche per le piccole cose belle della vita: «Desidero continuamente introdurvi nella gioia della vita. Desidero che ciascuno di voi scopra la gioia e l’amore che si trovano soltanto in Dio e che soltanto Dio può dare» (25.05.1989). «Cari figli, vi invito a ringraziare Dio per tutti i doni che avete scoperto durante la vostra vita, anche per il dono più piccolo che avete percepito. Io rendo grazie insieme a voi, e desidero che tutti sentiate la gioia» (25.09.1989). «Chi prega, figlioli, sente la libertà dei figli di Dio […] Perché Dio è amore e libertà» (25.10.2021). «Desidero che ognuno di voi sia felice qui sulla terra» (25.05.1987).
Finalmente a Medjugorje è anche chiaro che siamo chiamati ad una vita senza confini, al di là della morte. In tanti messaggi c’è un forte invito a svegliare il desiderio del paradiso, la ricerca del senso ultimo dell’esistenza nella vita eterna: «Cari figli, oggi desidero invitarvi tutti a far sì che ognuno di voi si decida per il Paradiso» (25.10.1987). «Nel vostro cuore nascerà il desiderio del cielo. La gioia comincerà a regnare nel vostro cuore» (25.08.2006). «Dio mi ha mandato per guidarvi verso la vita eterna» (25.10.2006). «Non dimenticate che siete pellegrini sulla strada verso l’eternità» (25.11.2006). «Non dimenticate che siete passeggieri come un fiore in un campo» (25.01.2007). «Desidero figlioli, che ognuno di voi si innamori della vita eterna che è il vostro futuro» (25.01.2009).
Queste parole possono essere una combinazione di desideri umani e di mozioni divine, ma non possiamo collegarle con le forze del male. Dio, nei suoi misteriosi disegni, anche in mezzo alle imperfezioni umane, ha trovato in Medjugorje un modo di far scorrere un fiume di bene e di bellezza. Probabilmente continuerà ad essere così.
Intervento di Andrea Tornielli
prefetto del Dicastero per la comunicazione
In questo mio breve intervento volevo fornire innanzitutto qualche dato statistico e infine raccontare un’esperienza personale.
Se si interrogano i motori di ricerca sul web circa le presenze di pellegrini a Medjugorje si trova l’indicazione approssimativa di circa un milione di presenze l’anno. Secondo quanto affermato da monsignor Henryk Hoser, all’epoca visitatore apostolico al santuario di Medjugorje, l’afflusso era, prima della pandemia, di circa tre milioni di pellegrini all’anno, con una concentrazione soprattutto d’estate. Una parte consistente di pellegrini proviene dalla Polonia e dall’Italia, ma si contano presenze da circa 80 Paesi del mondo.
«Il numero è certamente in crescita – disse Hoser nell’agosto 2019 – secondo noi la cifra è intorno ai tre milioni di persone all’anno, il flusso maggiore è d’estate ma ci sono pellegrini durante tutto l’anno. È difficile spiegare che cosa li attira, non è una cosa tangibile, la gente cerca una realtà spirituale che riesce a trovare qui nei momenti di preghiera, l’adorazione eucaristica, la meditazione della Parola di Dio, il sacramento della confessione che è tipico di Medjugorje. La maggior parte dei fedeli arrivano dall’Italia e dalla Polonia ma ci sono anche molti visitatori locali, dalla Bosnia-Erzegovina e dalla Croazia, dai Balcani. Questa atmosfera di pace e silenzio, di momenti con il Signore li attira, stanno vivendo forti esperienze di fede, si riavvicinano a Dio e molti ritornano portando i loro amici».
Al di là delle differenti stime, si può di certo affermare che Medjugorje sia uno dei luoghi mariani più visitati, nonostante il problema dei trasporti, non essendo agevole raggiungerlo. Ed è anche un fenomeno e una devozione diffusa in tutto il mondo, tra tante persone che non hanno la possibilità di fare il pellegrinaggio.
Ci sono due dati statistici interessanti. Il primo riguarda il numero delle Comunioni distribuite nella parrocchia e nei luoghi legati all’apparizione, che da gennaio 1985 a giugno 2024 sono state 47.413.740.
Mentre per quanto riguarda il numero dei sacerdoti che hanno concelebrato a Medjugorje dal dicembre 1986 al giugno 2024 il numero è di un 1.060.799. Siccome molti sacerdoti che si recano a Medjugorje solitamente vi ritornano e quel milione include il numero dei concelebranti divisi per mese durante quell’arco temporale che ho citato, con ogni probabilità ci sono molti che sono rientrati più volte nel conteggio.
Le statistiche vengono costantemente aggiornate: il mese scorso, agosto 2024, le comunioni distribuite sono state 325.000 e il numero dei sacerdoti concelebranti 9.582 (309 al giorno).
Vorrei ora accennare a un dato riguardante la tipologia dei pellegrini sulla base dell’unico studio scientifico, curato dal sociologo dell’Università Cattolica di Milano Luca Pesenti. La sua ricerca è pubblicata nel volume «La mia vita è cambiata a Medjugorje», curato da Gerolamo Fazzini (Edizioni Ares).
Pesenti, che non nasconde la sua «freddezza» rispetto al fenomeno, ha analizzato un campione di 1049 questionari, compilati da pellegrini che Rusconi Viaggi ha portato a Medjugorje tra l’aprile e l’ottobre 2015 in autobus o in aereo. Anche qui va chiarito che si tratta di un campione selettivo, in quanto riguardante una sola agenzia di viaggi specializzata nell’organizzare i pellegrinaggi a Medjugorje.
Queste le motivazioni che spingono al pellegrinaggio: per il 38% la ricerca di un conforto spirituale, per il 23% la richiesta di grazie per sé o per altri, per l’11,7 % il ringraziamento per grazie ricevute, fino al 17,7% per una necessità di contatto con il sacro o per il 15% a motivo di un invito. I semplici curiosi sono solo il 5,6%.
I pellegrini sono credenti che mettono in cima alle priorità ideali quelle legate all’incontro con i bisogni dell’altro (53,3%) e alla difesa e rispetto della vita in tutte le sue forme (51,4%).
Un dato interessante: quasi la metà del campione (48,8%) era già stato in precedenza a Medjugorje e nei due terzi di questi ultimi casi siamo di fronte a una sorta di pellegrinaggio ripetuto più e più volte. Per il 39% è stato il primo luogo di pellegrinaggio in assoluto, mentre per l’8% è stato il primo pellegrinaggio mariano.
Da prima a dopo il viaggio cambia il giudizio sulle apparizioni: la sicurezza moderata dell’inizio, segnalata dal 70%, supera l’85% al termine del viaggio, con una certezza «assoluta» raggiunta dal 59% (rispetto al 41% dichiarato alla partenza). «Si tratta – spiega Pesenti – di un effetto di spostamento molto rilevante, che abbatte l’area del dubbio e dello scetticismo sotto il 9% rispetto al 22% di partenza». Solo il 5% degli intervistati è tornato a casa con un giudizio deludente.
La grande maggioranza di quelli che fanno ritorno a Medjugorje segnala un cambiamento di vita. Il 48,8% dichiara che «qualcosa» è cambiato dopo la prima visita e che «molto» è cambiato per un ulteriore 30,4%, fino al cambiamento radicale segnalato dal 14,5% dei casi. L’effetto Medjugorje porta a un aumento di frequenza nella pratica religiosa, ai sacramenti e alla preghiera.
Permettetemi ora un breve racconto personale. Ho voluto fare il pellegrinaggio a Medjugorje nel giugno 2011, quando stavo iniziando il mio lavoro al quotidiano La Stampa e a Vatican Insider. Ho voluto farlo partendo con un bus di pellegrini da Milano, non in aereo. Ho ascoltato e incontrato la veggente Vicka. Sono salito sul monte delle apparizioni.
Due cose mi hanno profondamente colpito. Nonostante fossero giorni infrasettimanali, all’adorazione eucaristica serale dentro la grande chiesa parrocchiale non c’era un centimetro quadrato libero dove potersi inginocchiare, tanta era la gente che vi partecipava. E poi mi hanno toccato il cuore alcune testimonianze di amici dei veggenti, loro coetanei. Non erano stati direttamente coinvolti nel presunto fenomeno soprannaturale, non avevano “visto” nulla. Eppure vivevano un’esperienza di fede intensa, che si riverberava soprattutto nella capacità di perdono e misericordia nei confronti di vicini di casa che si erano macchiati di gravi crimini durante gli anni terribili della guerra fratricida nei Balcani.
A me, più che le parole dei veggenti, più che l’interrogarsi sui segreti e sul futuro, hanno colpito e riempito il cuore queste semplici testimonianze di persone che per fede erano capaci di perdonare chi aveva ucciso un loro parente e che fino a poche settimane prima era un normale vicino di casa. Sono tornato indietro con la consapevolezza che lì accade davvero qualcosa di buono per le persone che vivono questa esperienza.