XXVI Per annum: Il meglio che ci attende

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Gesù usa parole dure per richiamarci alla responsabilità delle nostre scelte, ma così facendo ci apre davanti la possibilità della conversione e del cammino per entrare nella Vita: Mc 9,30-37.


In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Questi due detti di Gesù ci spaventano, sono duri e severi e soprattutto ci mettono di fronte al cammino, anche esigente, di una conversione necessaria.

La malapianta dell’invidia

Sappiamo infatti che, per quanto cerchiamo di impegnarci e di rispettare gli altri nella loro diversità, rimane sempre in noi la tentazione espressa da Giovanni: “abbiamo visto uno che faceva quello che facciamo noi, ma in modo diverso, non ci seguiva, e per questo ci sembrava giusto impedirglielo”.

L’invidia ha radici profonde in noi, viene a rovinare le comunità, le famiglie, i gruppi; si riveste di buone intenzioni perché prende la parte di difesa della verità (la nostra), di custodia di quelle tradizioni (le nostre) che danno sicurezza.

Sì, lo dobbiamo ammettere: anche a me, anche a ciascuno di noi, succede di essere invidioso, di non accettare o peggio di stare male se l’altro riesce senza di me, in maniera diversa da me, senza tener conto di me.

Abbiamo ancora strada da fare per comprendere che non tutto viene da noi, dipende da noi o dal nostro giudizio, ma tutto invece può essere “per noi”, perché da chiunque possiamo ricevere quel bicchiere d’acqua che dice la nostra realtà di bisogno e nello stesso tempo dice la ricchezza dell’altro, che proprio per la sua generosità verso di noi non perderà la sua ricompensa.

C’è sempre un meglio

La seconda parte di questo vangelo è ancora più severa con i nostri comportamenti e minaccia morte e amputazione a chi scandalizza, mette ostacolo ai più piccoli.

Il tono intimidatorio vuole metterci davanti alla serietà delle nostre scelte e alla responsabilità di fronte alle loro conseguenze.

Non siamo perfetti, non siamo infallibili, e queste parole di Gesù non sono per i malvagi pervertiti, ma per ciascuno di noi.

Non aver paura, ci dice Gesù, di tagliare ciò che in te non va, cioè che ti fa male, ciò che può fare del male.

Non affezionarti ai tuoi difetti come fossero parte inseparabile di te, non nasconderti dietro la tua incapacità di cambiare a causa dell’età, del carattere, della formazione, delle abitudini.

C’è sempre un meglio verso il quale camminare, c’è sempre qualcosa da tagliare per essere più leggeri nel cammino, qualcosa che credevamo necessario e di cui, invece, possiamo fare a meno.

C’è sempre un’azione che le nostre mani possono non fare, un luogo dove i nostri piedi possono non andare, qualcosa su cui ci fa bene non spalancare i nostri occhi.

Il male non è una necessità, continua sempre ad essere una scelta, e quindi ci consente sempre di fare anche la scelta opposta, che può costare fatica e rinuncia ma ci conduce verso una felicità maggiore.

Questa volta Gesù ha scelto toni un po’ cupi, decisamente… ma la sua è sempre una “buona notizia”: c’è sempre un meglio che ci attende e che possiamo raggiungere, se lo vogliamo e se ci facciamo aiutare a scoprirlo, a sceglierlo, a custodirlo.

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