Si è svolto a Seul (Corea del Sud) il quarto «Congresso di Losanna» per l’evangelizzazione del mondo. Il Movimento di Losanna è una piattaforma su cui si ritrovano un gran numero di Chiese neo-protestanti, di fondazione recente e di vario orientamento, unite dai grandi riferimento della tradizione protestante (Sola Scriptura, Sola fide, Sola gratia, Solus Christus), dall’urgenza dell’annuncio e dalla convinzione del tramonto delle Chiese storiche (protestanti, ortodosse e cattolica).
Le Chiese evangelicali sono il vettore in maggior crescita nell’ambito del cristianesimo, le più feconde nei territori di difficile penetrazione, le più restie al dialogo ecumenico, le più distanti dalla preoccupazione istituzionale. Si attribuisce loro un numero complessivo di 400 milioni di fedeli.
Quattro assemblee mondiali
A Seul si sono ritrovati 5.000 delegati (altri 5.000 in collegamento on-line), con 50 relatori, 1.400 volontari, 400 persone coinvolte nei servizi.
Le delegazioni provenivano da oltre 150 paesi. Il 30% dei delegati erano sotto i quarant’anni. Il 32% erano donne e il 40% professionisti e dipendenti (non pastori-predicatori a tempo pieno).
La delegazione italiana era composta di 30 persone. L’assemblea si è svolta dal 22 al 28 settembre e viene indicata come «Losanna 4».
Le precedenti assemblee sono stata convocate a Città del Capo (Sudafrica) nel 2010, a Manila (Filippine, 1989). L’assemblea fondativa, fu celebrata a Losanna (Svizzera) nel 1974 e guidata dal noto predicatore americano Billy Graham.
Da quell’evento si è avviato il movimento il cui centro è il «Patto di Losanna», un testo di poche pagine e quindici paragrafi. Il suo cuore è nelle parole: «Crediamo che l’evangelo è la buona notizia di Dio per il mondo intero, siamo quindi decisi, per mezzo della sua grazia, a ubbidire al comandamento di Cristo: proclamate questo evangelo a tutta l’umanità e fare dei discepoli in tutte le nazioni» (Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, Bologna 1997).
La Chiesa, fondamento dell’annuncio
Le scansioni delle giornate sono guidate dal racconto degli Atti degli apostoli e rispondono alla preoccupazione maggiore dell’evento che mi sembra essere il tema della Chiesa, e cioè dei legami fra le comunità, territoriali o meno, e delle verifiche in ordine alla coerenza e qualità dell’annuncio, come anche a una condivisa disciplina dei predicatori e dei responsabili. Non casualmente una delle caratteristiche proprie di «Losanna 4» sono stati i 25 «gaps», le lacune della testimonianza a cui porre rimedio.
Si passa quindi dall’azione dello Spirito alla comunità in movimento, dalla persecuzione alla testimonianza in contesti di lavoro “laico”, fino al servizio dell’autorità.
La solenne apertura ha coinciso con la pubblicazione del testo di riferimento approvato dall’assemblea, la «Dichiarazione di Seul» su cui tornerò a breve.
Nelle giornate successive, l’accento è stato sulla missione in obbedienza a Cristo, resa possibile dall’opera dello Spirito Santo. Le testimonianze dei «risvegli» e delle conversioni si sono accumulate davanti ai delegati, che hanno poi affrontato il tema centrale della comunità missionaria. Essa implica un impegno di tutti nell’annuncio, consapevoli della partecipazione alla medesima Chiesa (non «rispondere solo a sé stessi»), per un discepolato comprensibile per i più giovani.
Una giornata è stata dedicata alla Chiesa perseguitata e alla missione nei territori più difficili: Pakistan, India, Cina, Africa sub-sahariana, Corea del Nord.
L’attenzione alla testimonianza e all’annuncio nei contesti lavorativi è stata sottolineata per evitare un eccessivo schiacciamento sul modello di servizio a tempo pieno a scapito di una più ampia varietà vocazionale.
È risuonata la preoccupazione per la diminuzione della spinta espansiva, dopo alcuni anni di una sostanziale tenuta nei paesi dove la crescita è stata forte nei decenni scorsi. Nuove tendenze incoraggianti si registrano in Africa (con l’impegno di tradurre la Bibbia in tutte le lingue del continente), nell’America Latina e in Cina, nonostante le condizioni di restrizione delle libertà personali.
La dichiarazione di Seul
La «Dichiarazione di Seul» è stata elaborata sulla base di un corposo «rapporto sul grande mandato» di oltre 500 pagine da un gruppo di teologi delle varie famiglie religiose rappresentate in «Losanna 4».
È strutturata in sette parti: il Vangelo, la storia che viviamo; la Bibbia che leggiamo e a cui obbediamo; la Chiesa che costruiamo; l’essere umano, immagine di Dio; il discepolo chiamato alla santità e alla missione; la famiglia delle nazioni, non il nazionalismo; la tecnologia.
Del testo, che si sviluppa in 97 paragrafi (25 pagine a stampa), raccolgo solo alcune suggestioni critiche. A partire dalla scarsa preparazione dei responsabili davanti alle spinte della cultura egemone. Essa si riflette anche sull’opportunità di una più accurata e coerente interpretazione della Scrittura per evitare forme contraddittorie che minacciano l’unità della Chiesa.
«Riconosciamo che la dottrina sulla Chiesa ha ricevuto scarsa attenzione nei decenni di straordinaria espansione cristiana nel mondo e che non vi è sufficiente consenso su ciò che è la Chiesa, sulla sua importanza nella vita del cristiano e sulla sua pertinenza per il nostro mondo […] aprendo la via a forme aberranti di Chiesa che snaturano il valore di Cristo e del suo vangelo». «Troppo spesso (la Chiesa) è stata succube dell’attrattiva del potere politico, del consenso dei contemporanei e degli applausi del mondo, abbandonando il suo mandato di testimone profetico».
Un indirizzo che privilegi la prosperità, la celebrità e persino la «divinizzazione» dei responsabili è una contro-testimonianza. È importante che le comunità avvertano la centralità del culto e dell’appartenenza alla Chiesa, pur nella loro profonda diversità.
Rigidità morali e interesse alle tecnologie
Di particolare interesse sono le note sull’antropologia e sulla morale familiare e personale. «Rifiutiamo l’idea che gli individui possano determinare il loro sesso senza tener conto della loro natura di esseri creati». «Rigettiamo anche la nozione di fluidità di genere». «Il matrimonio è una relazione di alleanza unica ed esclusiva fra un uomo e una donna che si impegnano per la vita in una unione fisica e di amore e di aiuto reciproco». «Non condividiamo i tentativi nella Chiesa di definire l’unione fra le persone dello stesso sesso come matrimoni biblicamente validi». Sposati e celibi sono ugualmente chiamati a compier la volontà del Creatore e di testimoniare Gesù Cristo.
È motivo di allarme «l’onda costante di notizie circa una cattiva gestione finanziaria, di condotte scorrette e di abusi sessuali, abusi di potere da parte di responsabili, di tentativi di dissimulazione delle scorrettezze passando sotto silenzio il dolore di quanti ne soffrono e l’anemia e l’immaturità spirituali delle Chiese».
Il testo denuncia le persecuzioni, le guerre e i conflitti, in particolare quelli giustificati dall’appartenenza religiosa. «Davanti a questo, affermiamo che nessuno stato moderno può pretendere, e non potrà mai farlo, di essere un portatore privilegiato del regno di salvezza di Dio».
Consensi, approvazioni e dissensi anche nei confronti delle tecnologie. «Molte innovazioni contemporanee pretendono di fondere l’umano con la tecnica o di creare un ambiente pervasivo in cui l’uomo può essere sottomesso al dominio della tecnica. Tali possibilità derivano dall’ingegneria genetica, dal clonaggio, dalle biotecnologie, dalla risoluzione telematica del pensiero, dai media numerici, dalla realtà virtuale e dall’intelligenza artificiale».
Il testo si chiude con un appello ai credenti: «Ci mettiamo in ascolto di nostro Signore che ci parla attraverso le Scritture e ci chiama a seguirlo sul cammino della croce per la potenza dello Spirito. Avvertiamo il suo invito a vivere la nostra vita nell’ambito della storia il cui punto culminante è la “buona novella” della morte e della risurrezione di Cristo, e a donare la nostra vita perché tutti possano sapere che Lui è il Signore di tutti».