Lefebvriani: muore un vescovo

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L’8 ottobre si è spento, a 79 anni, uno dei quattro vescovi ordinati da mons. Marcel Lefebvre il 30 giugno 1988: mons. Bernard Tissier de Mallerais. Dopo la sua morte e l’espulsione dalla Fraternità sacerdotale San Pio X di mons. Nelson Williamson per insubordinazione, i vescovi rimasti sono due: mons. Alfonso de Galarreta e mons. Bernard Felley che è stato a lungo superiore generale (ora è don Davide Pagliarani).

È probabile che questo riapra la richiesta interna per nuove ordinazioni episcopali sempre in nome della “necessità di sopravvivenza” invocata a suo tempo dal fondatore. Del resto, la pratica dell’ordinazione episcopale è molto più disinvoltamente esperita negli spezzoni intransigenti derivati o affiancanti la fraternità (cf. SettimanaNews, qui).

Tissier de Mallerais ha svolto servizi interni importanti ma non apicali. È stato a lungo segretario generale. È noto soprattutto come autore della biografia ufficiale di Lefebvre (mons. Marcel Lefebvre. Una vita, Tabula Fati, 2005).

No, non rientreremo

Nato in una famiglia cattolica di tradizioni nobiliari della Savoia, racconta in una sua testimonianza dell’adesione del nonno alle idee di Charles Maurras e la sua militanza nell’Action Franꞔaises, censurata da Pio XI per le sue posizioni teologiche dubbie e politicamente monarchiche-dittatoriali, ma difesa dall’interessato: «È sufficiente dire che la condanna dell’Action Franꞔaise più che un’imprudenza politica è stata a mio avviso un errore di valutazione».

Di lui si racconta l’opposizione dura ad ogni apertura di dialogo con Roma. In occasione dell’indulto di Giovanni Paolo II 1984 (permesso di celebrare l’eucaristia con il rito pre-conciliare a determinate condizioni), si oppose ad ogni velleità di ritorno: «Non si rientra in un quadro sotto dei superiori che hanno tutto in mano per strangolarci. Una volta riconosciuti – dite voi – possiamo agire dall’interno della Chiesa. È un grande errore e un misconoscimento totale dello spirito dei componenti della gerarchia attuale». Un atteggiamento che ha mantenuto anche in seguito, pur assistendo personalmente ai dialoghi del fondatore con la Congregazione per la dottrina della fede.

Nell’aprile del 1987 mons. Lefebvre preparava la possibile ordinazione di quattro dei suoi preti. Tessier de Mallerais così racconta. Chiamandomi del suo ufficio, «mi ha espresso il suo desiderio. Gli ho risposto “Monsignore ho già fatto molti errori, non mi sento in grado di essere vescovo”. E lui ha replicato “Anch’io ne ho fatti molti!”. E questo mi ha subito rassicurato. Mi sono detto “Lui ci ha riflettuto e sa cosa deve fare molto meglio di me. Ha fatto la sua scelta, non ho che da accettare”. Naturalmente sapevo del peso della scomunica in cui sarei incorso. Non perché la considerassi valida, ma perché sociologicamente era una sorta di infamia da sopportare. Ho assunto il compito per la grazia di Dio. Come ha detto uno dei miei confratelli mi sono ripetuto “Monsignore ha la grazia di decidere, io ho la grazia di seguirlo”».

Nella lettera ai futuri vescovi dell’agosto 1987, il fondatore scriveva: «Mi vedo costretto dalla divina Provvidenza ha trasmettere la grazia dell’episcopato cattolico che ho ricevuto, affinché la Chiesa e il sacerdozio cattolico continuino a sussistere per la gloria di Dio e la salvezza delle anime […] Vi conferirò questa grazia, fiducioso che senza indugio il trono di Pietro verrà occupato da un successore di Pietro completamente cattolico nelle mani del quale voi potrete depositare la grazia del vostro episcopato perché egli la confermi». Tessier de Mallerais non l’ha trovato.

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