Ricordo il primo incontro con p. Rinaldo. Eravamo agli inizi degli anni ’80. La Provincia dehoniana dell’Italia settentrionale aveva organizzato un viaggio nei luoghi di p. Dehon – e fu questa l’occasione della nostra prima conoscenza.
Molti anni dopo, ho avuto l’occasione di lavorare a stretto contatto con lui in Curia generale: vivere con lui e condividere le responsabilità per la missione della Congregazione nella Chiesa e nel mondo è stato per me un dono – che rimane, anche nella tristezza e nel dolore per la sua morte.
Consola sapere che molti gli sono stati vicino nella malattia e nell’ultimo tratto della sua vita con noi. Familiari, amici, confratelli, che in molti modi gli sono stati accanto, portandolo nel cuore e nella preghiera. E continuano a farlo ora, quando non è più tra noi. La morte di p. Rinaldo è una grande perdita per tutti noi e ci riempie di profonda tristezza.
Mi ha colpito la passione con cui si chiedeva come fosse possibile annunciare il Vangelo al mondo di oggi. Come potessimo vivere in questo nostro tempo il fascino e la bellezza della lieta notizia che è il Dio di Gesù. Modulava questa domanda di fondo a seconda dei contesti in cui era attivo: la catechesi, la docenza all’Università salesiana, gli articoli scritti per SettimanaNews, il servizio alla Congregazione. Ognuno di questi ambiti chiedeva una declinazione particolare, attenta e sensibile, e Rinaldo era capace di farlo.
Gli anni condivisi a Roma in Curia generale, mi hanno fatto apprezzare la sua capacità di lavorare in tempi stretti, con discrezione e precisione. Ma non solo questo. Il suo senso dell’umorismo era impareggiabile – talvolta sottile, ma riusciva a parteciparlo anche a un tedesco.
Oggi, mi rimane impresso nel cuore il suo sorriso delicato – ogni tanto accompagnato da un velo di malinconia. Rinaldo amava la lettura; e amava condividere con altri questa sua passione: nelle ore libere, a Roma leggevamo insieme Il barone rampante di Italo Calvino.
Gli impegni di Curia, e quelli professionali in università, non gli impedivano di essere attento alle persone – di accompagnarle nella ricerca di vie per mettere mano a un rinnovamento della pastorale che desse nuova forma e slancio alla Chiesa italiana.
Spesso trascorreva con loro le vacanze estive all’Alpe di Siusi: giorni di convivialità e di riflessione comune; di lavoro intenso e fraternità amica – a cui ho avuto la fortuna di poter partecipare dopo il mio rientro in Germania. Qualsiasi fosse il tema affrontato in queste giornate estive, al centro Rinaldo metteva sempre un Dio che ha a cuore il destino di questo nostro mondo.
In questo momento, desidero esprimere a tutti i familiari, gli amici e le amiche, i confratelli dehoniani le mie più sentite condoglianze per la morte di p. Rinaldo. Accumunati tutti noi dalla speranza che l’incontro con le braccia di Dio accenda per sempre il suo sorriso gentile e sornione.
Unito nella preghiera con tutte le persone che lo hanno amato e conosciuto,
Heiner
Tanti ricordi ed esperienze con Rinaldo. Lo ricordo con affetto, stima e amicizia. Condoglianze ai suoi familiari e alla sua famiglia religiosa.
Sorprendente e dolorosa una notizia come questa. Quando un amico e un collega se ne va, riemergono i ricordi più nostalgici, i momenti di convivialità, idee e progetti comuni condivisi per un tratto della vita. Con Rinaldo mi son sentito spesso in immediata sintonia fin dagli anni turbolenti del rinnovamento postconciliare della catechesi, della partorale giovanile, e su su fino alle ultime sue pubblicazioni (anche in SettimanaNews), sempre così lucide, robuste e suadenti. La catechesi italiana perde una voce autorevole. Ma le tracce del suo operato continuano nel servizio di tante catechiste e catechisti, di pastori, di ricercatori. Un grazie a lui e alla Famiglia Dehoniana, alla quale esprimo il mio fraterno cordoglio.