Contro l’apologia governativa della violenza

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Il portavoce della conferenza nazionale dei garanti territoriali delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, che è il garante campano dei detenuti, rende noto una indignazione degli stessi rispetto alle frasi, toni e ambientazioni del sottosegretario alla giustizia Delmastro, in contrasto con il dettato costituzionale e la dignità delle singole persone. Parole prive di umanità e di dignità istituzionale.

La Conferenza nazionale dei Garanti territoriali dei Diritti delle Persone private della libertà personale esprime la più profonda indignazione per le parole esprpesse dal Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, nel corso della presentazione della nuova auto della Polizia Penitenziaria.

Parole di una gravità inaudita che, proprio perché pronunciate da un rappresentante del Governo della Repubblica, che ha giurato sulla Costituzione, appaiono ancor più inaccettabili, in quanto profondamente offensive della dignità umana delle persone che vivono in condizione di privazione della libertà personale e perché dette espressamente in violazione dei basilari principi costituzionali in tema di esecuzione penale.

Esse alimentano un già acceso clima di odio, che impedisce di trovare concrete soluzioni alle tante e gravi criticità delle condizioni di vita delle persone detenute presso i nostri Istituti penitenziarie, di cui il Sottosegretario alla Giustizia dovrebbe seriamente farsi carico.

Parole che sono funzionali a rappresentare una visione stereotipata e distorta della vita penitenziaria, che finisce finanche per delegittimare il complesso e delicato lavoro di tutti gli Operatori Penitenziari ed in particolare della Polizia Penitenziaria.

Per noi Garanti, la Comunità penitenziaria è costituita da detenuti e “detenenti”, che, come luogo di riscatto personale, deve essere sempre caratterizzato dal rispetto reciproco, dalla non violenza e dalla tutela della dignità delle persone.

È evidente che, pronunciando queste parole, il Sottosegretario alla Giustizia dimostra di non conoscere nemmeno il motto della Polizia penitenziaria: Despondere spem est munus nostrum.

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