Il Giubileo e la speranza

di:

porta santa

«Poiché tu sei la mia speranza, Signore Dio; sei la mia fiducia sin dalla mia infanzia» (Sal 71,5). Questo versetto dei Salmi esprime con forza il motto scelto da papa Francesco per l’anno santo giubilare 2025 – “La speranza non delude” – che inizierà il 24 dicembre 2024.

La speranza è la motivazione profonda del Giubileo. La speranza non viene da fuori, ma dal Signore, e ci porta consolazione. La speranza apre al futuro, quindi anche noi dobbiamo tenere accesa la sua fiamma dentro di noi e portare la sua luce nell’oscurità di un mondo diviso e ferito.

Non dobbiamo confondere la speranza con un sentimento emotivo di ottimismo per risultati positivi ottenuti di fronte alle difficoltà della vita, perché la speranza è una grande virtù teologale e poggia sulla fede per aiutarci a vivere con fiducia e stabilità.

La domanda fondamentale che ci viene posta nell’anno giubilare è: come possiamo consolidare la speranza nella gente? E come possiamo portarla in un mondo che sembra averla perduta?

La riconciliazione sta al cuore del Giubileo. Il Giubileo è una tradizione che viene da lontano, di grande valore spirituale. La Chiesa cattolica l’ha vissuta nel corso della sua lunga storia, rendendola un momento sacro per i credenti.

Il Giubileo è un tempo di fede e di spiritualità, radicato nella Bibbia, che si propone come scopo di purificare e ristabilire il proprio rapporto con Dio, con gli altri con cui viviamo e con il creato. A questo ci invitano le lettere del papa: ad essere fratelli (Fratelli tutti) e ad essere responsabili della nostra casa comune (Laudato si’).

La parola “Giubileo” si riferisce alla celebrazione della gioia che nasce dalla riconciliazione e dal perdono che riceviamo da Dio e dagli altri. Questo cambiamento non può essere raggiunto senza rafforzare la nostra fiducia in Dio e la nostra obbedienza a lui, mediante la preghiera e l’ascolto dello Spirito Santo che ci guida anche attraverso i tempi di peccato, di crisi e di fatica, come ha confermato il Sinodo sulla sinodalità dell’ottobre 2024.

Noi pastori siamo chiamati innanzitutto e soprattutto a interrogarci su noi stessi e sulla nostra fedeltà alla missione affidataci come testimoni che ascoltano lo Spirito Santo per guidare la nostra gente verso ciò che Dio vuole. Siamo pastori per portare la gioia del Vangelo, l’amore di Dio, la sua misericordia e il suo perdono, e non per gestire i problemi della Chiesa come affaristi!

Invito inoltre i fedeli a leggere con attenzione la lettera enciclica Dilexit nos di papa Francesco, che ha un forte valore spirituale per questo Giubileo. Essa ci aiuta a riflettere sul tema del Giubileo e a nutrire quella speranza che ci guida verso un “pellegrinaggio spirituale interiore” e alla condivisione dell’amore (l’amore di Dio per noi) con gli altri. Questo amore ci libera dall’esaltazione, dall’egoismo, dalla corruzione e dallo spirito di vendetta.

La riconciliazione coraggiosa è il primo passo del Giubileo. Il Giubileo è l’occasione per iniziare una nuova fase che la Bibbia chiama “pentimento”, per liberarci del passato doloroso e iniziare a vivere meglio in pace, gioia e felicità.

Il primo passo che compiamo per risvegliare la verità di noi stessi è la riconciliazione e il cambiamento di vita, esaminando la nostra coscienza: dobbiamo raggiungere la verità di noi stessi e delle nostre relazioni in una società confusa. Il grande cambiamento riguarda il modo di vivere la nostra fede in Dio e i rapporti a tutti i livelli, nella società e nella Chiesa.

La riconciliazione sta nell’affrontare l’ostilità, il risentimento e lo spirito di vendetta attraverso la chiara ammissione degli errori, il profondo rammarico interiore per ciò che abbiamo fatto in modo sbagliato, il coraggio di chiedere perdono e il tentativo di cambiare il nostro comportamento per poter vivere in pace e armonia. Proprio come Dio apre la porta della misericordia, della grazia e del perdono a chi si pente veramente, anche noi dobbiamo perdonare coloro che ci hanno fatto del male e chiedere perdono a coloro a cui noi abbiamo fatto del male.

Non è questo il pentimento che l’apertura ufficiale delle porte delle chiese maggiori indica all’inizio del Giubileo?

Ammettere gli errori e chiedere perdono sono passaggi essenziali per risanare memorie ferite. Questo è ciò che Gesù Cristo ha insegnato nella preghiera del Padre Nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). «Se tu non perdoni agli altri le loro colpe, nemmeno il Padre perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,15).

Grazie alla misericordia che riceviamo da Dio e che accettiamo, possiamo perdonare gli altri per le loro trasgressioni nei nostri riguardi e trasformare «il perdono e la riconciliazione» in gioia.

Il Giubileo è un’occasione unica per andare incontro agli altri, verso il reciproco confronto e l’apertura fraterna su ispirazione dello Spirito Santo. Il coraggio della riconciliazione reciproca, e la gioia che ne deriva, sono agli antipodi delle controversie e degli atteggiamenti non cristiani.

La Chiesa ha una missione educativa e pedagogica, che è stata sottolineata dal Sinodo sulla sinodalità. La Chiesa sinodale-conciliare è una Chiesa viva con una missione. Penso qui all’importanza della formazione cristiana secondo gli orientamenti proposti dal Catechismo pubblicato alcuni decenni fa, di cui – credo – noi orientali non abbiamo beneficiato! Questo perché la formazione corretta diventa una formazione-trasformazione. Ricordo a questo punto il problema della revisione del linguaggio, della terminologia e dello stile nel trasmettere la fede, nel comunicare con i bisogni e le aspettative dei credenti e la necessità di formare predicatori e insegnanti di “catechismo” su vie percorribili.

Il Giubileo e le tragedie umane sono un’occasione per una più vera umanità. Come possiamo nutrire la speranza di pace di fronte alle famiglie di coloro che hanno perduto la vita in conflitti, guerre e terrorismo, o di fronte a persone che hanno perso la casa, la proprietà, posti di lavoro e vivono in zone dominate dalla paura, dalla povertà e del bisogno di ogni cosa?

Il futuro di un mondo migliore richiede di abbandonare la produzione di armi avanzate e portatrici di morte e di concentrarsi sull’eliminazione delle cause dei conflitti che distruggono e sulle tragedie che causano ingiustizia, avidità, corruzione e disinteresse, creando invece equilibri, stabile armonia e sicurezza tra i popoli e le nazioni.

Come credenti cristiani, musulmani ed ebrei, dobbiamo renderci conto che Dio è per tutti e vuole il bene di tutti. L’ingiustizia che sta verificandosi nel nostro mondo è totalmente contraria alla volontà di Dio, che creò l’uomo e lo ama e creò l’universo: «Dio vide che era cosa buona!» (Gen 1,12) e lo sostiene.

La Chiesa (e le altre autorità religiose) hanno il dovere di alzare profeticamente la voce a sostegno di soluzioni concrete, al fine di cambiare il modo di vivere relazioni fraterne, nella pace, nella stabilità, nell’uguaglianza, nella libertà, nella dignità e nel rispetto.

Questo approccio alle questioni attuali si fonda sull’annuncio del programma di Cristo nella sinagoga di Nazareth, basato sul testo del profeta Isaia (61,1-2): «Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, mi ha mandato a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi. Mi ha mandato a proclamare ai prigionieri la liberazione e la guarigione della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19).

Sì, la Chiesa ha bisogno di una nuova strategia per illuminare con la fede i problemi delle persone e della società. La Chiesa può far leva su tutte le persone di buona volontà, e ce ne sono tante!, che vogliono operare per la pace e la stabilità. Papa Francesco ha detto: «Spero che il Giubileo sarà l’occasione per un cessate il fuoco di tutti i conflitti in corso» (cf. l’Introduzione al testo Il Giubileo della speranza, 4 dicembre 2024). Questa è la speranza.

Attività

Il Patriarcato e le diocesi dentro e fuori il Paese certamente organizzeranno varie attività, tra cui:

  • Un servizio spirituale e liturgico per il Giubileo: preghiere comuni e messe speciali, sessioni di meditazione sulla Parola di Dio e servizi penitenziali comuni.
  • Un volontariato generoso nel servizio della carità: servire i poveri, i malati e i disabili. Papa Francesco afferma che ogni atto di misericordia è un segno di speranza (cf. Omelia della messa nella Giornata dei Poveri, 17 novembre 2024).
  • È preferibile che ciascuna diocesi organizzi uno o più gruppi per il pellegrinaggio ai Luoghi Santi, con un numero limitato a 30-40 partecipanti, per tutto l’anno santo. Questa organizzazione garantisce la continuità della presenza della nostra Chiesa negli incontri ecclesiali di alto valore spirituale.
  • Visita di quattro chiese della diocesi e dei santuari mondiali a Roma, Assisi, Cascia, a Lourdes in Francia, a Nostra Signora di Fatima in Portogallo o alla basilica di Santa Teresa al Cairo, dove si trova la statua della Madonna di Fatima.
  • Sottolineo anche il pellegrinaggio alle nostre radici in Iraq e nell’antichità dei monasteri e delle chiese: il Monastero di Rabban Hormizd, Mar Oraha, la Chiesa dell’Immacolata Concezione a Mosul, Mar Isaia e Miskanta e la Chiesa di Kokhi e della Madonna Addolorata a Baghdad e la nuova Chiesa di Abraham al-Khalil a Ur al-Nasiriyah.

A Baghdad abbiamo formato un comitato per organizzare il pellegrinaggio dentro e fuori dall’Iraq.

Ecco la lezione del Giubileo e del Natale che si avvicina: imparare dall’esperienza di Maria, di Giuseppe, dei pastori e dei magi, ad approfondire la nostra fede e la fiducia in mezzo a molti cambiamenti e a sfide difficili, ad ascoltare la parola di Dio attraverso eventi-segno e attraverso una profonda contemplazione. Quando lasceremo che la sua voce parli ai nostri cuori, allora sentiremo chiaramente tutto ciò che Dio vuole dirci, perché possiamo incarnarlo con gioia e trasmetterlo con speranza agli altri.

Mettiamo questo cammino sotto la protezione della nostra Madre Maria, affinché lei ci accompagni nell’anno giubilare e in tutto il nostro cammino di fede, come accompagnò suo figlio Gesù.

Che sia un anno santo giubilare per tutti.

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