Sulla salute mentale e sulla cura: riflessioni sul caso Cognetti

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Paolo Cognetti, scrittore, vincitore del Premio Strega 2017, ha rilasciato al quotidiano la Repubblica un’intervista nella quale ha raccontato quanto accadutogli nel corso di un ricovero presso il Servizio Psichiatrico dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, disposto contro la sua volontà, in regime di trattamento sanitario obbligatorio (TSO).

Ciò perché stava, probabilmente, attraversando un periodo in cui stava senz’altro male, suscitando allarme nelle persone a lui più vicine, mentre non era in grado di riconoscere la propria condizione di sofferenza mentale manifestando il rifiuto delle cure proposte.

In particolare, ha raccontato: «Ero legato al letto mani e piedi con una siringa in una gamba. Ventiquattr’ore al giorno in un corridoio di trenta metri con le stanze ai lati. Finestre tutte sbarrate, non un terrazzo né un cortile. La terapia in teoria puoi rifiutarla ma se lo fai passi da paziente volontario a paziente TSO, per cui devi prendere tutto quello che ti danno. Risultato: la maggior parte dei pazienti dorme tutto il giorno».

Il 7 novembre scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha stabilito che l’Italia ha violato i diritti umani di Matteo Lavorgna, un paziente diciannovenne immobilizzato con la forza e pesantemente sedato con farmaci per otto giorni consecutivi nell’SPDC dell’Ospedale di Melzo.

La Società Italiana di Psichiatria (SIP), la più importante associazione italiana di psichiatri universitari operanti nel Servizio sanitario nazionale ha approvato nel giugno 2024 il testo aggiornato del proprio Codice Etico nel quale si afferma che: «Gli psichiatri devono informare i pazienti sulle procedure diagnostiche e terapeutiche, promuovere la loro autonomia e cercare sempre il loro consenso informato».

Il 6 e 7 dicembre scorso si è tenuta a Roma la Seconda Conferenza nazionale (autoconvocata) per la Salute mentale nella quale famigliari, «persone con esperienza», operatori, parlamentari e sindacalisti hanno discusso della drammatica situazione in cui versano i Dipartimenti di salute Mentale.

Nel documento finale approvato − al punto 8 − si afferma la necessità e l’urgenza di “abolire qualsiasi trattamento inumano e degradante a partire dalla contenzione meccanica, in tutti i luoghi di cura, oltre che nei servizi psichiatrici”.

Nel Movimento italiano per la salute mentale è attivo il Club che associa i Servizi psichiatrici ospedalieri (SPDC) nei quali sono state abolite le contenzioni: su 318 SPDC attivi nel corso del 2022, 14 risultavano con zero contenzioni e 10 impegnati a realizzare l’obiettivo.

Si tratta quindi di esperienze ancora assai minoritarie, che tuttavia documentano che è possibile – se si vuole – non legare i pazienti, andando decisamente verso l’innovazione e l’arricchimento delle culture professionali di medici, infermieri, vigili urbani, forze dell’ordine.

Cf. l’intervista di Giordano Cavallari a Paolo Cognetti su SettimanaNews, 15 dicembre 2024

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