Esce nella collana digitale Triveneto Theology Press della Facoltà teologica del Triveneto il libro Intelligenza artificiale. Sviluppi futuri e tutela della persona, a cura di Gregorio Piaia, Roberto Prete e Lucia Stefanutti (Philosophy 2, pp. 186), scaricabile gratuitamente dal sito www.fttr.it.
Il lavoro riprende e approfondisce un’analisi avviata nel convegno “Sviluppo e diffusione dell’intelligenza artificiale e tutela della persona umana: implicazioni etico-giuridiche”, svoltosi a Treviso nell’ottobre 2023, i cui atti sono già stati pubblicati da Triveneto Theology Press.
A distanza di un anno, in un nuovo convegno (Treviso, 11 ottobre 2024), il tema è stato affrontato in maniera ancora più incisiva, ponendo in primo piano alcune questioni di fondo che non possono essere eluse: che rapporto c’è fra la “persona” e la macchina digitale? Nel caso del soggetto umano si può ancora parlare di “anima” e “corpo”, oppure vi è solo il corpo, anzi un “corpo-macchina”? Ma che significa oggi “corpo”? E la macchina è lo “specchio dell’umano” o è un pericolo mortale per la persona? La macchina più evoluta, nel suo interagire con l’uomo, può diventare un soggetto etico-giuridico? Come far fronte all’“opacità” e ai conseguenti rischi dell’IA? E che fine faranno, in una società digitalizzata, la democrazia politica e la legalità giuridica, così come sono state sinora intese e praticate?
I saggi sono firmati da Paolo Moro, Salvatore Amato, Alberto M. Gambino, Andrea Galluzzi, Markus Krienke, Luigi Vero Tarca, Leopoldo Sandonà, Francesco Totaro, Flavia Silli, Tommaso Valentini.
La pubblicazione rientra in un progetto organizzato dalla Fondazione Luigi Stefanini di Treviso e realizzato con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione generale Educazione, ricerca e istituzioni culturali.
«In questo libro affiorano per lo meno due istanze fra loro complementari – spiega Gregorio Piaia –. La prima riguarda l’urgenza di una “forte” normativa a livello internazionale che riduca il gap che si è venuto creando fra lo sviluppo tumultuoso delle applicazioni informatiche e l’ordinamento giuridico vigente nei singoli Stati, e ponga quindi dei limiti a un liberismo sfacciato e travolgente che finirebbe col consegnare le sorti dell’umano consorzio nelle mani di poche compagnie transnazionali».
È questo un aspetto fondamentale, di fronte al quale, tuttavia, il comune cittadino si sente soltanto spettatore (talvolta vittima impotente), data la sua lontananza dai centri effettivi del potere.
«C’è un’altra istanza, però, che coinvolge tutti e ciascuno – aggiunge Piaia – e che tocca il rapporto delicato ma vitale fra “tecnocrazia” e “democrazia”: non basta delegare al potere politico e all’apparato legislativo-giudiziario il compito di fronteggiare l’azione invasiva e pervasiva che l’IA è in grado di compiere. Occorre invece mobilitarsi a tutti i livelli, a partire da quello educativo-formativo ad ampio raggio (scuola e media), per rendere consapevoli le ultime generazioni degli effetti alienanti che l’uso ingenuo e indiscriminato dei prodotti informatici produce nel nostro rapporto con la realtà sia naturale che sociale. Occorre far comprendere ai giovani (e ai meno giovani) che il razionalismo scientifico non risolve la complessità e la ricchezza della dimensione umana. Occorre poi essere consapevoli che, se sul piano individuale ognuno di noi pesa ben poco o niente, è però possibile operare insieme, “fare massa” nel senso positivo del termine, per porre all’attenzione di chi detiene il potere politico ed economico gli effetti di un uso perverso dell’IA che finirebbe col sostituire quest’ultima all’umano. Insomma, far interagire la democrazia con la tecnocrazia, altrimenti il divario si farà sempre più profondo. È questa la sfida che tutti noi dobbiamo affrontare».
- GREGORIO PIAIA – ROBERTO PRETE – LUCIA STEFANUTTI (a cura), Intelligenza artificiale. Sviluppi futuri e tutela della persona, Collana: Philosophy, 2, Ed. Triveneto Theology Press, pp. 186, ISBN 979-12-81328-12-9.
Dove ci si è presentato inaspettato il Santo Padre è stato al G7 in Puglia, andando a proporre un sorprendente intervento di tensione apocalittica sulla cosiddetta Intelligenza Artificiale .
Ora la Intelligenza Artificiale , ben chiaro, è un prodotto che si vende e che viene dagli USA. Io ( ma molti sicuramente) ricordo che esisteva nelle storie dei vecchi nelle piazze
( che qui divulgò un tale Venanzio, talché ancor’oggi viene detta “La patata di Venanzio“) , una patata miracolosa che veniva coltivata negli stessi USA talmente enorme che ognuna necessitava del rimorchio di un camion per essere trasportata. Sinceramente quei passati contadini analfabeti non comprendevano i primi fotomontaggi, ed oggi, grazie ad internet sono rintracciabili in rete cartoline vintage USA che circolavano negli anni 20/30 di un camion con il carico di una sola patata. Lo stesso oggi appare la Intelligenza Artificiale , almeno, se, le genti non iniziano a credere a Cristo soltanto da quando sono stati eletti in conclave. Poiché ancora oggi è impossibile sapere che cosa la Intelligenza degli uomini sia, da dove arriva, quale la sua costituzione quale sia la sua vera effettiva funzione, la implicazione con l’anima , se non il fine massimo di concepire Dio. Come può essere possibile una Intelligenza Artificiale simile o superiore agli uomini se soltanto l’intelligenza del diavolo è più capace della umana. Almeno: il diavolo ci può sovrastare con la seduzione e ci può ingannare con la sua superiore potenza intellettuale, che può vantare perché è puro spirito, mentre noi, al paragone uomini, siamo rallentati e limitati dalle funzioni degli organi corporali (organi presenti in numero maggiore nelle femmine).
Poi bisognerebbe chiarire se la Intelligenza Artificiale è identica per tutte le macchine oppure è unica per ognuna come l’intelletto umano. Se sia una intelligenza possibile o agente etc. etc.
Senza dilungo, eccetto domandarsi se poi ipoteticamente sarà più capace una Intelligenza Artificiale di Napoli che non una del Triveneto a Treviso. Ciò a ricordare per quale intricato mistero dell’intelletto umano, Donna Franca Ciampi avrebbe dovuto intelligere che: In Italia, gli uomini meridionali sono più intelligenti e più buoni dei settentrionali, sostenendo in conseguenza, differente e maggiore consistenza d’animo.
Non si ascolta più il particolare aggettivo “predittiva” precipuamente efficiente per paventarci la promessa di aspirazione verso nuove fantastiche proprietà sovrannaturali, ma, il demone tutto può farci eccetto che prevedere il futuro se questa è una facoltà che appartiene soltanto a Dio, non credendo, nessun cattolico, che la voglia delegare agli algoritmi matematici, come sembrerebbe il marketing americano millantare.
Non sarebbe più opportuno caso perciò, di contenersi continuando a chiamare questi macchinari di calcolo matematico con il nome di prima e come ancora si riscontra nella settimana enigmistica, e cioè, senza spavento “cervello elettronico“. In fondo, il cervello è una delle frattaglie che si vendono in macelleria, una mercanzia che rialza e ribassa di quotazione come un qualsiasi altro macchinario, meccanico od elettronico che possa essere, mentre l’intelligenza umana sembra altro, di più attinente con l’anima, e l’anima non si può vendere.
Ma che differenza ci sarebbe tra cervello elettronico e intelligenza artificiale?
Il cervello è nostro, l’intelligenza siamo noi. Nel senso che l’intelligenza è una proprietà che ci arriva e ci contraddistingue, con la fortuna dell’animo il carattere la personalità, e non può essere venduta come trasferimento di proprietà ad altri meno dotati perché rimarrà sempre con noi per volere di Dio. Le capacità della propria intelligenza vengono certamente messe a disposizione del prossimo dietro giusto compenso di denaro, come un medico uno scienziato un professore un filosofo, ma non se ne privano . Il cervello invece può essere venduto, sia quello animale in macelleria (e ben ricordo da piccolo specialmente in una famiglia di allevatori di pecore dei succulenti piatti di teste di agnello al forno con patate o la coratella o le “golette” qui cosiddette che ci preparava la Nonna) od anche quello umano, dei cadaveri, nei laboratori di studio.. Neanche quindi si possono privare e vendere la propria intelligenza gli intelligenti creatori di questa da loro detta Intelligenza Artificiale , perché la stessa è un prodotto che si può vendere come le frattaglie.. L’intelligenza, nelle materie teologali, è un argomento di tradizione complessa, se, come sembra, nei millenni trascorsi, le femmine “composte di più organi fisiologici” hanno palesato una millesimale minore scientificità, con un minimo ritardo di velocità capacitiva similarmente agli smartphone che usano più apps in background.
Ma non è diverso: noi non compriamo il “cervello” di chatgpt, compriamo le sue prestazioni, in termini piuttosto sovrapponibili a quello che succede con gli uomini. Al massimo possiamo dire che le AI attualmente non hanno ancora coscienza delle proprie azioni, o ancora meglio, non abbiamo motivo di pensare che siano in grado di compredere il perchè del proprio funzionamento e delle proprie decisioni. Ma siamo nel campo della metafisica a questo punto..
Gent. Angela, può notare che si sbaglia. Oltre le prestazioni Lei può comprare la AI, chatgpt etc. e lo può fare tranquillamente seduta da casa sua, acquista online le azioni Microsoft Meta Elon Musk etc. e ne diventa proprietaria di una piccola quota delle società che la detengono . In conclusione, non è sbalorditivo che l’uomo costruisce macchine con velocità di calcolo centomila volte superiori alle proprie naturali, perché già per stesso ingegno ha escogitato macchine che corrono a mille volte oltre le sue possibilità naturali di 30 kmh, oppure superpetroliere che trasportano pesi diecimila volte superiori ai 50 kg che può sopportare. Quindi la AI è non altro che un macchinario di calcolo matematico che procede, anche speditamente, per la sua direzione. La ragione umana invece, è diretto volere di Dio.
Grazie, interessante, me lo leggo.