- Nel referendum del 2016 il popolo britannico ha votato sulla proposta di uscire dall’UE (il cosiddetto “Brexit”). Il 52% si è dichiarato favorevole e il 48% contrario. Il popolo della Scozia, al contrario, ha votato per il “Brexit” nella misura del 38%, mentre il 62% si è dichiarato contrario. In nessuna delle trentadue circoscrizioni/provincie della Scozia ha prevalso il “Brexit”.
- Molti sono i legami fra la Scozia e l’Europa, legami che molti in Scozia apprezzano. Esiste quindi il timore che i proponenti del “Brexit” non si siano sufficientemente resi conto delle molteplici difficoltà che si presenteranno a noi, e che già ora si presentano.
- Rischiamo di perdere molto senza guadagnare molto come contropartita.
- Peggio ancora, la “Prime Minister” (del parlamento di Westminster o britannico), Theresa May, sembra aver deciso per un “Brexit duro”, cioè un’uscita dall’UE che assicuri limiti stretti nei confronti dell’immigrazione, che non accetti più la libera circolazione del lavoro (per tutta l’Europa, inclusa la Gran Bretagna). Il rischio è che il mercato europeo blocchi molti prodotti britannici.
- Le ricerche statistiche mostrano che gli immigrati contribuiscono all’economia della Gran Bretagna più che non gravare su di essa; certe industrie (per esempio, la raccolta della frutta) dipendono dal lavoro stagionale degli immigrati…
- La “First Minister” (del parlamento di Edimburgo o scozzese), Nicola Sturgeon, ha chiesto alla “Prime Minister” (Theresa May) che lei e i suoi negoziatori esigano per la Scozia un accordo “Brexit” diverso (parliamo dell’accordo britannico, che diventerebbe a tutti gli effetti l’accordo inglese ma non scozzese). La Signora May ha rifiutato tale differenziazione.
- La “First Minister” (Nicola Sturgeon) ha risposto chiedendo la possibilità di organizzare (si pensa nel 2018) un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna. (Dico “secondo”, perché abbiamo avuto un referendum per l’indipendenza scozzese nel 2014 con un voto che ha visto il 55% di contrari e il 45% di favorevoli).
- Non capisco perché occorra “chiedere permesso” a Westminster per avere un referendum sull’indipendenza della Scozia; comunque sia, Westminster ha risposto “no”. Ora Edimburgo sembra intenzionata ad organizzarlo anche senza questo “permesso”.
- In tutta questa situazione la gerarchia cattolica della Scozia non prende posizione – cioè rimane neutra –, anche se molti cattolici in Scozia, compresi molti sacerdoti e vescovi, hanno senza dubbio la loro opinione personale.
- Da ultimo, bisogna ricordare che i parroci, o gli amministratori, di molte parrocchie in Scozia sono di recente immigrazione; e noi cattolici scozzesi, nelle nostre origini storiche, siamo effettivamente quasi tutti immigrati – irlandesi, italiani, polacchi (e inglesi!!!).
Peter Antony Moran è vescovo emerito di Aberdeen.