“Spera”

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Tante, forse troppe volte la dimensione collettiva della vita ci sembra assai distante da quella individuale: quasi due universi lontani e paralleli. Eppure le due passioni d’incertezza evocate dal filosofo Spinoza – la paura e la speranza – coinvolgono direttamente tanto i singoli, ciascuno di noi, quanto la società, le società.

Dinanzi a ciò che è incerto, posso rispondere, come persona, spaventandomi o sperando. E così possono fare i gruppi e le comunità. Ci si può ritrarre, fuggendo o reagendo con violenza, o si può nutrire la fiducia in se stessi, negli altri, nel futuro. Come dire: ripiegamento, imbelle o aggressivo, oppure impegno fattivo volto a incontrare e abbracciare l’altro/a e il domani.

Mai, come nel caso di tali due passioni d’incertezza, il “personale” e il “politico” sono così prossimi.

Certo, si potrebbe obiettare che, in genere, sia come individui sia come gruppi umani reagiamo contemporaneamente in entrambi i modi: spaventandoci e sperando. Le due “passioni”, i due stati d’animo per lo più sono compresenti. Talora, tuttavia, tende a prevalere l’uno, talora l’altro. È qui, nella tendenza prevalente, che si situa il nostro discorso.

E il titolo dell’opera di papa Francesco, Spera, è un’esortazione vissuta. Un’esortazione rivolta agli altri e alle altre, a noi, a coltivare il futuro, a costruire, a non essere (auto)distruttivi. Un’esortazione che egli ci rivolge sulla base del proprio vissuto, del proprio percorso di vita e di fede. Non un invito astratto, fumoso, disincarnato. Anzi: il vescovo di Roma, accanto ad altre e altri – singoli e comunità –, è speranza incarnata, seguendo le orme dei testi biblici e di Gesù.

Il discorso si può generalizzare, fino a includere persone di altre fedi e non credenti. E qui Francesco incontra Spinoza. Siamo infatti abituati a distinguere nettamente il bene e il male. Del resto, chi di noi, o quale comunità, non si imbatte nel male e nel bene? L’ingiustizia, l’odio, il dolore, la malattia sono lì, come tragici promemoria del male. Un sorriso, la benevolenza, l’impegno operoso per un mondo migliore, o meno ingiusto, sono, al contrario, i gioiosi promemoria del bene.

E tuttavia altrettanto importanti sono i due possibili atteggiamenti, le due possibili prese di posizione della speranza e della paura, a livello personale e privato come a livello sociale e pubblico.

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