“la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 4-5)
Entriamo oggi nella Settimana Santa. Il racconto della Passione ci predispone a seguire Gesù nel suo cammino verso la croce con una partecipazione meditativa e affettuosa. Quali sono gli interrogativi che vengono a sollecitare la nostra meditazione? E quali sono le risposte che noi siamo chiamati a dare?
Per chi ha interiorizzato un’immagine un po’ pietista di Gesù è difficile capire la ragione per cui egli è stato ucciso.
- Come si può divenire nemici di colui che cura i malati, abbraccia e accarezza i bambini, ama i poveri, difende i deboli? In quest’ottica la sua morte è un fatto inspiegabile.
- Perché allora Gesù è morto? In quale senso ha immolato la sua vita per noi?
- Da quali schiavitù ci ha liberato consegnandosi a chi lo ha inchiodato alla croce?
La ragione dell’ostilità che si è scatenata contro di lui sta nel fatto che Egli è apparso come luce del mondo (Gv 9,5):
- “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,4-5)
- “Egli era la luce vera, quella che illumina ogni uomo”(Gv 1,9),
- “ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19).
In particolare, Gesù ha proposto un nuovo volto di Dio. Non più un Dio giustiziere, ma un Dio che salva ogni uomo; direi un Dio debole; un Dio vulnerabile e mortale come noi!
- Gesù ha proposto un nuovo volto d’uomo : ha capovolto i valori di questo mondo: grande per lui non è chi vince e chi domina, ma chi serve i fratelli;
- Gesù ha proposto una nuova religione : non più quella dei riti, ma quella “in spirito e verità”;
- Gesù ha proposto una nuova società : il “primo” è il povero e colui che serve; il debole e l’ultimo di tutti.
Gesù non ha ricercato la morte in croce, ma per evitarla, avrebbe dovuto rinnegare tutte queste sue proposte; sarebbe dovuto rientrare nei ranghi ed adeguarsi alla mentalità corrente; abbandonare per sempre l’uomo nelle mani del ”principe di questo mondo”. Sarebbe dovuto tornare a Nazaret a costruire tavoli; lo avrebbero lasciato tranquillo. Non solo non sarebbe stato messo in croce, ma avrebbe fatto carriera nell’istituzione religiosa ufficiale … ottenendo quei “regni di questo mondo” che satana gli aveva promesso fin da principio. Ma questo sarebbe stato il fallimento della sua missione e nostra.
Durante questa “Settimana santa”, non siamo chiamati a rattristarci e a piangere la morte di Gesù, ma a gioire per la liberazione che egli ha realizzato donando la sua vita.
Proviamo anche a interrogarci:
- davvero siamo entrati nella nuova realtà nata dalla sua offerta sacrificale?
- abbiamo accolto il suo regno, assimilando il nuovo volto di Dio, la nuova religione, il nuovo volto dell’uomo e la nuova società da lui proposti?
Certo, impauriva tutti coloro che godevano di privilegi consolidati, da difendere tenacemente. Era troppo pericoloso: per questo doveva morire!
A questo punto, per chi sosta di fronte alla croce, si pone il problema della figura di Gesù. Chi era Gesù? Mistero carico di domande. Era un innocente? Troppo poco. C’era in lui un’immensa fiducia nel Padre a cui consegna tutta la sua sofferenza ma anche tutta la sua speranza: ”Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Sostiamo un poco davanti alla croce … lo faremo ancora di più nei prossimi giorni.