In questa XIV domenica del Tempo Ordinario Gesù invia altri settantadue discepoli a preparare il suo arrivo e li accoglie al loro ritorno: Lc 9,51-62.
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.
Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Questa pagina del Vangelo di Luca è pervasa da una gioia particolare: soddisfazione, consolazione e anche un po’ di sano orgoglio caratterizzano il ritorno dei settantadue dalla missione.
Sì, perché quei discepoli inviati a due a due non sono solo agnelli in mezzo ai lupi, sguarniti di tutto e indifesi, sono anche uomini che,
con la loro mitezza buona e la loro sobrietà disarmante, vengono accolti e ascoltati, e possono gioire dei risultati esaltanti del loro viaggio.
Il bello della missione
È vero, l’atteggiamento di Gesù verso i suoi non è sempre umanamente incoraggiante: annuncia la croce, per sé e per chi lo segue; corregge gli errori e rimprovera le esitazioni; chiede delle rinunce e pone dinanzi la prospettiva di tradimenti e tribunali.
Ma oggi ci può fare bene rileggere questo vangelo gustando anche quanto può essere bello e gratificante essere discepoli di Gesù, preparare e annunciare il suo passaggio, parlare di un Regno che è vicino, godere la gioia della provvidenza che soccorre, della convivialità che ristora, dell’accoglienza che sostiene.
Perché è bello entrare nelle case e portarvi la pace, e ancor più trovarvi già figli della pace, ben disposti ad accogliere e scambiarsi vicendevolmente progetti di speranza.
È bello restare nella casa, sentirsi bene, sedere assieme a tavola per mangiare e bere quel che viene condiviso, nella semplicità, senza sensi di colpa ma come ricompensa alla fatica del lavoro e come dono di fraternità.
È bello avere degli amici fidati, senza dover passare da una casa all’altra, sentirsi offrire un pasto caldo, guarire i malati che vi si trovano e vederli di nuovo felici, annunciare che in quella gioia riscoperta c’è un anticipo del Regno di Dio che si avvicina.
E, se qualcosa va storto, è consolante avere la libertà di andarsene, senza rubare nulla, nemmeno la polvere, senza risentimenti, ma continuando a mantenere intatto e fedele il messaggio del Regno che viene.
Dobbiamo ammetterlo: ai missionari del Vangelo non mancano fatiche e delusioni, ma anche quanta gioia!
La gratitudine, un sorriso, il calore della prossimità nei momenti importanti della vita, quella sensazione di essere preziosi in una circostanza particolare, riempie di gioia, e in quegli istanti sembra davvero che i demoni della tristezza, del non senso, dell’invidia si sottomettano a noi; sembra davvero che serpenti e scorpioni che assalgono in maniera subdola le famiglie, le vocazioni, l’onestà di chi cerca il bene, possano essere messi sotto i piedi, senza poter più fare del male.
Un assaggio della vera gioia
Mentre leggiamo questi versetti del Vangelo ringraziamo dal profondo del cuore Dio per le gioie umane che pone sulla strada dei suoi missionari.
Quando ci mettiamo al servizio della comunità, dei più piccoli, di chi fa più fatica, di chi chiede una parola buona; quando sentiamo il calore della fraternità, ci sentiamo amati, apprezzati, cercati; quando vediamo che i nostri progetti riescono e danno gioia ad altri, la felicità che sentiamo dentro è il premio più bello e più gratificante.
Gesù lo sa, e lo sappiamo anche noi, che è solo un assaggio di quella gioia che verrà, e che ci saranno anche passi difficili e meno entusiasti.
Ma abbiamo bisogno anche di questo incoraggiamento umano per camminare con lui, e per comprendere dove mette le radici la vera gioia, non quella dei risultati terreni, ma quella di avere i nomi scritti nei cieli.
Quella gioia che lupi, serpenti e scorpioni non possono toglierci, perché promessa a noi dall’unico signore della messe.