III Avvento: Che cosa dobbiamo fare?

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Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Continua il racconto evangelico incentrato sulla figura di Giovanni, e in questa domenica è sottolineata più da vicino la sua missione presso il popolo, i contenuti del suo annuncio e la reazione di quanti andavano da lui.

Tre gruppi, una domanda

Il brano si divide chiaramente in due parti: una prima, costruita attorno alla domanda, ripetuta tre volte «che cosa dobbiamo fare?», sviluppa ed esplicita il tema della conversione; la seconda risponde, invece, agli interrogativi sull’identità messianica di Giovanni e ha un carattere più rivelativo.

La stessa domanda «che cosa dobbiamo fare?» è posta in bocca a tre gruppi, uno più generico, la folla, gli altri due identificati rispettivamente con i pubblicani e i soldati. L’annuncio di Giovanni ha raggiunto tutti, anche, e sembrerebbe principalmente, coloro che sono considerati i più lontani, i pubblicani e i peccatori, i pagani (a cui appartengono i soldati).

Davvero ogni uomo potrà vedere la salvezza di Dio. La potenza della parola proclamata da Giovanni, raggiungendo il cuore, ha spinto alla conversione, suscitato la domanda e mosso all’azione.

La domanda dei tre gruppi chiede cosa significa conversione nella concretezza della vita, perché il ritorno non sia solo a parole, ma si trasformi in un cammino reale in cui il cambiamento possa realizzarsi effettivamente.

Giovanni non chiede alla folla di compiere gesti eclatanti, o di fare digiuni, elemosine e preghiere, o di seguirlo nel deserto, così come non chiede ai pubblicani e ai soldati di cambiare professione.

Egli domanda piuttosto l’attenzione concreta al prossimo che è nel bisogno, relativamente a ciò che è quotidiano e profano, come il cibo e il vestito, ma da cui dipende l’esistenza; indica perciò gesti che toccano una dimensione concreta e vitale, per la quale tuttavia serve un cuore aperto a riconoscere, vedere e accogliere la necessità del vicino.

Nella stessa linea, Giovanni esorta a fare ciò che si fa come professione senza abusare del potere che essa conferisce, senza ricorrere alla violenza, all’intimidazione, alla sopraffazione, vivendo piuttosto nella fede che ciò che si ha basta alla vita e che quanto si compie deve essere utile alla promozione della vita dell’altro.

I due campi indicati da Giovanni coprono l’insieme della vita, ciò che si ha, i beni, e le relazioni. Non c’è ambito della vita che possa sfuggire alla tentazione della prevaricazione, del possesso esasperato e della violenza; preparare la via del Signore significa perciò concretamente esercitare la giustizia in una continua conversione, nel continuo interrogarsi su come si vive.

Giovanni, chi sei?

La domanda sull’identità di Giovanni non è posta in forma diretta da tutti e tuttavia Giovanni, che conosce il cuore della gente, risponde con un discorso di rivelazione all’interrogativo implicito. Era forte l’attesa del popolo, ma Giovanni non si lascia intrappolare da essa e nega il suo statuto di Messia, fondandosi sulla differenza dei battesimi. Quello amministrato da lui è con acqua e sottolinea la decisione personale della conversione interiore, mentre si attende un battesimo sotto il segno dello Spirito Santo e del fuoco ad opera del Messia.

Giovanni presenta sé stesso come chi, secondo le usanze della casa antica, quando il padrone torna, gli scioglie il laccio dei sandali, anzi, Giovanni si presenta come chi è inferiore pure a questo servo, mostrando di essere il servo umile della parola, che accetta la sua condizione e trova in Dio solo la pienezza di vita.

L’ultima parola, infine, è una descrizione del Messia fatta attraverso categorie apocalittiche, con l’annuncio del giudizio finale. È una rappresentazione molto forte, con l’immagine della paglia bruciata nel fuoco inestinguibile. Tuttavia Luca termina usando il verbo evangelizzare.

La parola di Giovanni è buona notizia, anche quella del giudizio, non solo perché dice che, accanto alla pula, il grano è raccolto nel granaio, come segno di fecondità e di cura. È buona notizia perché annuncia il primato di Dio, perché annuncia la salvezza che è dono per ogni uomo che si apre ad accoglierla, vivendo un cambiamento interiore, che si traduce in una trasformazione del modo di vivere, delle strutture già esistenti, attraverso una diversa adesione ad esse.

Nell’attesa di colui che viene a portare il battesimo in Spirito e fuoco domandiamoci anche noi cosa possiamo fare e guardiamo a chi è vicino, promuovendo azioni di giustizia nei suoi confronti. La domanda rivolta a Giovanni continua a risuonare anche per noi e ci stimola a trovare modalità nuove di risposta alla luce dell’annuncio che abbiamo ricevuto.

È un invito da raccogliere nello spirito di Giovanni, servo della parola, in ascolto autentico di essa e perciò capace di trovare vie di realizzazione concreta, di intuire gli interrogativi profondi della gente e di darvi risposta. Nello spirito di Giovanni, che si è proclamato e fatto assolutamente relativo a colui che viene.

Egli è il semplice preparatore della via, la voce che si leva ad esortare, ad accogliere la salvezza che giunge e raggiunge ogni uomo in un incontro personale.

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