Il dottore della Legge pensa di mettere alla prova Gesù chiedendogli di scegliere il più grande fra i comandamenti. Il Maestro ci mostra così la strada dell’amore come l’unica e grande Legge della vita: Mt 22,34-40.
«In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Sappiamo dai tempi della scuola come sia difficile “fare un riassunto”. Bisogna avere ben chiaro quello che è fondamentale e quello che è superfluo, scegliere le parole più efficaci e metterle in giusta relazione tra loro, accettare di rinunciare ai particolari per comunicare con chiarezza il contenuto più importante.
Un invito a fare sintesi
La domanda fatta a Gesù è veramente impegnativa: qual è il riassunto dell’intera Legge contenuta nella Scrittura; qual è il grande comandamento, quello senza il quale non possiamo dirci credenti, quello rispetto al quale tutti gli altri, benché numerosi e dettagliati, possono essere messi in secondo piano?
In poche parole, in due brevi enunciati, Gesù ci lascia la sintesi del vivere cristiano, che sa prendere il cuore dalla Legge ebraica e portarla alla pienezza; ci indica che l’unica cosa necessaria è imboccare una strada, quella dell’amore, e percorrerla con tutto sé stessi.
È un invito anche per noi a guardare la nostra vita e a “fare sintesi”. Qual è il “riassunto” di questa mia giornata, degli anni che ho vissuto, delle scelte che ho fatto? C’è una parola, un atteggiamento, un modo di essere e di affrontare la vita che mi caratterizza, che mi definisce? E che cosa dice che sono cristiano, che siamo cristiani, nella società, nell’ambiente di lavoro, nel nostro parlare e nel nostro tacere, nel nostro sperare e nel nostro soffrire, nel gestire i conflitti e nel cercare la pace, nell’accogliere la vita e accettare la morte?
Ogni giorno ci offre opportunità e sfide, a volte anche impegnative o dolorose. La provocazione del dottore della Legge tocca anche noi, chiedendoci di trovare il modo, il “verbo” con cui le affrontiamo, interrogandoci su quanto ci mettiamo di mente, cuore, anima nell’attraversarle.
Ci chiede di fare sintesi, lasciando da parte tante cose marginali, dietro le quali troppo spesso ci nascondiamo, come accadeva per i tanti comandamenti della Legge, e di saper individuare dove e come investire tutto noi stessi, per cosa vale davvero la pena dare la vita.
«Amerai»
È un verbo al futuro, quello che Gesù ci consegna, perché ci apre una strada sempre percorribile, che non può dirsi mai esaurita, a nessuna età e in nessuna circostanza.
È un verbo dalle mille declinazioni, perché Dio e il prossimo sono nomi che contengono in sé qualunque situazione ricevuta dalle mani di Dio, qualunque persona che ci viene incontro.
È un verbo alla seconda persona, perché a nessuno si può delegare quell’amore che solo noi possiamo mettere nelle scelte e relazioni che viviamo. Davvero c’è tutta la pregnanza del cuore, della mente e dell’anima nel verbo amare, perché ha bisogno di perdono, di fantasia, di tenerezza, di intelligenza, di energia.
A ciascuno di noi oggi Gesù consegna il grande comandamento, chiedendoci di farlo diventare il centro della legge che guida la nostra vita.
Lui ci accompagna e ci apre la strada, perché è venuto nel mondo come il “Verbo” del Padre, colui che nella sua Vita, Morte e Risurrezione riassume, mostra e realizza il disegno d’amore di Dio.