Mentre ringraziamo Nico Guerini per i commenti omiletici di questi anni e Gian Paolo Carminati che ha completato il ciclo dell’anno B, diamo il benvenuto a suor Chiara Curzel, religiosa delle Figlie del Cuore di Gesù di padre Mario Venturini (Trento), docente di Patrologia e Patristica. A lei il compito di introdurci nella ricchezza del messaggio domenicale/festivo.
Il Vangelo che ci viene proposto in questa prima domenica di Avvento dell’anno C è tratto dal Vangelo di Luca, al capitolo 21, versetti 25-28.34-36.
All’inizio di un cammino si ha il desiderio di essere incoraggiati, di rinforzare la fiducia nella possibilità di arrivare alla meta: sole luna e stelle saranno a nostro favore, terra e mare il sostegno ai passi.
Indicazioni per il viaggio
Le parole di Gesù che la liturgia ci presenta oggi ci possono lasciare perciò stupiti e spaventati: proprio ora, mentre si apre un tempo nuovo che vorremmo davvero migliore, mentre come cristiani ci sentiamo tra i pochi ad avere una parola di speranza, ecco che anche la “buona notizia” ci racconta di angoscia di popoli in ansia, di uomini che muoiono per la paura e di lacci che si abbattono su tutti gli abitanti della terra! Ma come è possibile? Come possiamo ancorarci a queste parole per iniziare il cammino di Avvento?
Eppure, se le guardiamo con attenzione, se ci ripetiamo una dopo l’altra le “indicazioni per il viaggio” che questo vangelo ci dona, non possiamo che sentirci rafforzati e consolati.
Risollevatevi, ci dice Gesù, riemergete da quelle macerie che sembrano così definitive e spaventose da togliere il respiro.
Alzate il capo, guardate in alto, perché la vostra attesa non sia per ciò che dovrà accadere sulla terra, ma pronta a scrutare le nubi, a leggere in tutti i segni, anche quelli che possono allarmare, il desiderio di una novità che porti liberazione e futuro. Perché forse quella “fine” che sconvolge le potenze dei cieli è in realtà l’inizio di un nuovo cielo e di una nuova potenza che libera il mondo e i cuori; forse è proprio la “distruzione” di ciò a cui ci siamo aggrappati a rendere “finalmente” possibile una nuova speranza in ciò che non crolla.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano… Quante giornate col “cuore pesante” abbiamo sperimentato: il peso delle preoccupazioni, dell’incertezza, del dolore, della morte, del non senso; quante storie dal “cuore pesante” intravediamo dietro gli occhi stanchi, spaventati o arrabbiati di chi incontriamo.
Vegliate in ogni momento pregando, ci dice Gesù, perché questo tempo che si apre possa toglierci il peso dal cuore, possa rialzare il nostro capo preoccupato, possa risollevare le nostre speranze deluse, possa darci la forza di sfuggire a quell’unico orizzonte che sembrano dare le macerie di ciò che è stato, e che crolla.
La buona notizia
Perché la buona notizia c’è eccome. E si chiama Figlio dell’uomo che viene. Questo suo venire, questo suo essere, senza tempo e in ogni tempo, “il veniente” ci apre alla speranza, all’impegno, alla fiducia, alla preghiera. Siamo persone dell’Avvento perché il nostro Dio è “colui che viene”; siamo credenti perché abbiamo la certa speranza di vivere in un’attesa che si compie; siamo uomini e donne che amano perché tutto può crollare, ma l’amore rimane.
All’inizio di un nuovo anno liturgico mettiamoci in ascolto di questa Parola con i suoi incoraggiamenti e con i suoi avvertimenti, perché anche richiamare alla responsabilità e all’impegno, nei tempi difficili, è una forma di cura. Viviamo questo Avvento “a testa alta”, “rialzata”, mettendoci determinazione e fiducia, creativi e operosi nella speranza.
E aiutiamoci gli uni gli altri: la vita non si affronta “a cuor leggero”, ma questo tempo che ci sta davanti può essere l’occasione per condividere le fatiche e dare sollievo ai troppi “cuori pesanti”. A volte basta un piccolo gesto per sostenerci nel cammino quotidiano, in quella strada che, lo sappiamo o meno, ci conduce incontro al Signore, incontro a colui che, con certezza, è venuto, viene e verrà.