Dopo un periodo di calma, l’occasione del centenario della nascita di Charles Darwin (1809-1882) ha rispolverato qua e là l’interesse per il problema dell’evoluzionismo.
Anch’io dovevo incontrarmi presso la sede di una scuola per la terza età – epidemia permettendolo – con qualche membro dell’AIAAR (Associazione italiana Atei e Agnostici Razionalisti) per un confronto su Creazione o evoluzione? Credo che finirei col criticare quella “o” per sostituirla con una “e”, ma dopo le opportune spiegazioni. Da non competente in materia, innanzitutto avrei ascoltato i competenti in evoluzionismi per poi esporre quanto se ne può dedurre dalla Bibbia e dalla tradizione cristiana antica e moderna.
Per un confronto
Ho detto evoluzionismi, perché non c’è solo quello che riguarda la specie umana – e già su questo esistono diverse ipotesi oltre quella di Darwin: vedi Lamark e altri – ma anche quel tipo di evoluzione che riguarda le religioni e quello dell’universo intero (chi non ha sentito parlare di universo in espansione dopo il famoso e ancora misterioso Big Bang?). E anche su questo ci sono diverse teorie, comprese quelle tipicamente cristiane come quella del gesuita e antropologo Teilhard de Chardin (1881-1955).
Ma, ripeto, su tutto ciò ascolterei i più competenti. Dopo questo loro ascolto, avrei riaperto innanzitutto la Bibbia. Per ribadire quanto già imparai decenni fa e esposi in diverse occasioni e libri. E cioè: la Bibbia non ha molto da dire, anzi pochissimo, sul come della creazione, basti ricordare che sull’origine del mondo e dell’uomo essa ci presenta due racconti assai diversi tra loro nei primi capitoli della Genesi.
Segno che l’autore umano e divino della Genesi non ne sapeva molto o non s’è voluto impegnare a dare una risposta precisa e coerente. Per di più, quei due racconti risentono di idee fantastiche e mitologiche di popoli antichissimi e prebiblici (come i miti dell’Enuma elisch, Gilgasmesch, Atrahasis, in genere panteistici e pessimisti).
Ben altrove e altro era l’ intento della Bibbia. Quale?
Sfogliando nella Bibbia
Ambedue i racconti della Genesi concordano sull’origine prima e fondamentale di tutto. Da un caos primordiale Qualcuno, chiamato pure con diversi nomi, ha tratto qualcosa di bello e buono, orientato a una creatura più bella e più buona di altre: l’uomo, e l’uomo come maschio e femmina in duplice e complementare fattispecie.
Benché anche l’uomo sia rimasto creatura limitata e fragile, tuttavia è chiamato soprattutto lui alla festa del settimo giorno o “riposo-festa di e con Dio”. Per lui ci fu un bel giardino, un dialogo con il Creatore, una vocazione a custodire e a lavorare giardino e ambiente. Nel rispetto pure di limiti davanti a quel Dio amico.
Limiti trasgrediti con un peccato d’orgoglio celato nel raccontino del frutto mangiato, ma non capace di rompere del tutto l’alleanza tra Creatore e creature; “alleanza”: altro importante tema sul rapporto tra Dio e l’uomo, tra l’iniziativa di Dio per l’uomo e l’impegno di ambedue a condurre avanti creato e storia.
A questo punto passavo a leggere qualche bel Salmo a commento e sviluppo di quei temi fondamentali, per esempio il magnifico Salmo 8 (che cos’è mai l’uomo se un Dio così grande si piega su di lui? E così farà un certo Gesù che si piegherà a lavare i piedi sporchi anche a uno come Giuda); il Salmo 139 (mi hai fatto come un prodigio, ricamato nel ventre di mia madre e di madre terra); il Salmo 104 sulla bellezza di tutto il creato, e altre pagine simili.
Tra queste quelle di san Paolo e di san Giovanni sulla misteriosa ma affascinante connessione tra Cristo e tutta la realtà cosmica e antropologica: tutto fu fatto e rimane “in, mediante e in vista di Cristo” (Col 1; Ef 1; Gv 1), ossia di quel Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto-Signore per la salvezza di tutto e di tutti. Cf. anche la visione escatologica di Rom 8,18-23: tutto il creato geme come per un parto in attesa di partecipare alla «libertà della gloria dei figli di Dio».
Su questa antropologia biblico-cristiana cf. il prezioso moderno volume della Pontificia. Commissione Biblica: Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica, Lev 2019, pagg. 336), anche se certe pagine si possono ancora discutere (a volte sembrano più ideologiche che esegetiche).
Sant’Agostino darwiniano?
Se questa cosmologia e antropologia costituiscono l’essenziale e il bello del messaggio biblico, nulla invece se ne può cavare circa il come della creazione? In altre parole si può intravvedere nella Bibbia anche qualche pennellata di evoluzione? Forse sì. In Gen1 si può intravvedere qualche possibile evoluzione o almeno sviluppo nella serie di opere divine in 6 giorni, a cominciare da una misteriosa luce mattutina per passare alla creazione di piante e fiori e delle diverse specie di animali per poi arrivare al top con la formazione dell’uomo dalla terra.
Può far pensare anche quel che si legge su Dio che dapprima crea un uomo in solitudine e poi un uomo coppia! E una donna da una costola o fianco del maschio.
Si tratterebbe solo di piccole tracce. Sant’Agostino invece ci vide di più, con un brano suo purtroppo dimenticato nella tradizione cristiana con conseguenze fatali come nel caso Galileo e nelle chiusure verso maniere più intelligenti di leggere la Bibbia rispetto a letture pesantemente letterali.
Eccolo: «Come nel seme c’erano invisibilmente e simultaneamente tutti quegli elementi che poi, col tempo, sarebbero apparsi nell’albero, così si deve (!) pensare che, avendo Dio creato tutto simultaneamente, il mondo stesso possedesse simultaneamente tutti quegli elementi che in esso e con esso furono creati quando fu fatto il giorno: non solo il cielo col sole la luna e le stelle… la terra e gli abissi… ma anche quegli elementi che l’acqua e la terra produssero: li possedeva cioè in potenza e in causa, prima che, nelle varie fasi del tempo, spuntassero e si manifestassero con quegli aspetti in cui sono ormai noti a noi in quelle opere che Dio tuttora compie» compresa in particolare quell’opera che è l’uomo con la sua originalità rispetto alle altre (De Genesi ad litteram, V,33,45; verso l’anno 410, letto nel complesso del pensiero di Agostino).
Circa la sorprendente originalità dell’uomo già da tempo si ricorse alla domanda intrigante: si può pensare a una semplice continuità tra anche la più evoluta tra le scimmie e Beethoven o gli scopritori dell’energia atomica e di un computer, o non si suppone un bel salto di qualità? Ancor di più se accostiamo due realtà come qualsiasi uomo e un uomo credente in un crocifisso-risorto-Signore! Anche in questo caso resterebbe da spiegare un salto più unico che raro in tutta la storia delle religioni. Gli schemi evoluzionistici soliti non sembrano sufficienti a spiegarlo.
Allora, appunto, come riconosce anche il Magistero pontificio almeno da Pio XII in poi, un certo evoluzionismo può inserirsi ragionevolmente nella magnifica visione cosmica e antropologica biblico-cristiana. Alle scienze e alla filosofia la sua precisazione. Poi ognuno, con ragione e cuore, potrà optare in merito.
Sulla scia anche di pensatori pagani come Epitteto (sec II d. C.) che parlava della vita umana come partecipazione a una festa con Dio, o come l’ebrea Etty Hillesum finita ad Auschwitz nel ’43, la quale continuava a ripetere che, nonostante tutto, «la vita è bella perché dono di Dio» e che non si deve odiare nessuno nemmeno i tedeschi nazisti. Cf. il suo magnifico Diario (1941-43), edito ora da Adelphi.
Su Darwin come uomo di scienza ma anche onesto sui suoi limiti, umile e paziente con tutti, cf. un bell’articolo nella rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica n. 4111 dell’ottobre 2021.