Il dialogo fraterno e di amicizia ebraico-cristiano è cresciuto sempre più a partire dai pronunciamenti conciliari di Nostra aetate 4, in seguito al documento della Pontificia Commissione Biblica del 1993 (L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa) e soprattutto a quello del 2001 (Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana). Ha intrapreso un cammino sempre più deciso di rispetto e di accoglienza della diversità di approccio ermeneutico ai testi biblici che caratterizza le due grandi tradizioni religiose “sorelle”.
In quest’ultimo importante documento si ricorda come le sacre Scritture del popolo ebraico siano parte fondamentale della Bibbia Cristiana (Parte I, nn. 2-18) e si ricordano, fra l’altro, il rapporto tra la Scrittura e la tardizione orale nel giudaismo e nel cristianesimo (I.C, nn. 9-12), così come vengono passati in rassegna anche i metodi esegetici giudaici usati nel Nuovo Testamento (I.D, nn. 12-15).
Nella Parte seconda si elencano i temi fondamentali delle Scritture del popolo ebraico e la loro accoglienza nella fede in Cristo (Parte II, nn. 19-65).
Al termine del capitolo II.A (nn. 19-22), che illustra la comprensione cristiana dei rapporti tra Antico e Nuovo Testamento, al punto II.A7 (n. 22), si ricorda il contributo della lettura ebraica della Bibbia.Sul piano dell’esegesi le due tradizioni religiose possono e devono accogliere le reciproche ricchezze interpretative. A livello ermeneutico, occorre invece ricordare che i cristiani non possono leggere la Bibbia come gli ebrei, mossi magari dal nobile intento di rispettare realmente la sua origine ebraica.
Al n. 22 il documento motiva così questa affermazione: «Ragioni ermeneutiche obbligano a dare a quest’ultima domanda una risposta negativa. Infatti, leggere la Bibbia alla maniera del giudaismo implica necessariamente l’accettazione di tutti i presupposti di quest’ultimo, cioè l’accettazione integrale di ciò che è costitutivo del giudaismo, in particolare l’autorità degli scritti e delle tradizioni rabbiniche, che escludono la fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio».
Circa la questione dell’interpretazione ebraica della Bibbia, sempre al n. 22 il documento afferma invece: “In rapporto alla prima questione, la situazione è invece diversa, perché i cristiani possono e devono ammettere che la lettura ebraica della Bibbia è una lettura possibile, che si trova in continuità con le sacre Scritture ebraiche dall’epoca del secondo Tempio ed è analoga alla lettura cristiana, che si è sviluppata parallelamente ad essa. Ciascuna delle due letture è correlata con la rispettiva visione di fede di cui essa è un prodotto e un’espressione, risultando di conseguenza irriducibili l’una all’altra’’.
Nella corposa Parte II.B (nn. 23-63) il documento presenta i temi comuni fondamentali delle Scritture del popolo ebraico e loro accoglienza nella fede in Cristo: Rivelazione di Dio; grandezza e miseria della persona umana; Dio, liberatore e salvatore; l’elezione di Israele; l’alleanza; la Legge; la preghiera, il culto, Gerusalemme e il Tempio; rimproveri divini e condanne; le promesse.
Sullo sfondo di questa lunga premessa si può comprendere con maggior esattezza lo sforzo profuso nel volume in segnalazione. Si intende mostrare la ricchezza intrerpretativa delle due tradizioni religiose, non appiattendole l’una sull’altra.
Dopo una doppia prefazione al libro da parte di papa Francesco e del suo grande amico Avraham Skorka, rabbino docente alla Saint Joseph’s University di Philadelphia, PA (pp. 5-14), segue la presentazione dell’opera a due mani da parte dei due curatori, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia e docente di Filosofia ebraica e Storia dell’ebraismo il primo; frate minore, ordinario di Esegesi neotestamentaria e Preside dell’Istituto teologico di Assisi il secondo (pp. 15-28).
Cinque studiosi ebrei e cristiani offrono quindi cinque introduzioni generali sul motivo per leggere la Bibbia insieme, sul come leggerla per poi viverla, notando come la Bibbia sia il fondamento della cultura europea, pur avendo attraversato stagioni tragiche rappresentate dai roghi del Talmud e della Bibbia (pp. 29-64).
Dieci autori presentano a loro volta in parallelo un’introduzione particolare ai cinque libri che formano la Torah, il Pentateuco cristiano (pp. 65-160).
Trentaquattro fra rabbini e specialisti cristiani – cattolici, riformati, valdesi, ortodossi – commentano nel grosso del volume i brani più importanti contenuti nella Torah/Pentateuco (pp. 161-364). Si va da Gen 1–3, dove creare è far parlare l’inizio, al patto dell’arcobaleno, dalla vocazione di Abramo all’alleanza della circoncisione, dalla legatura di Isacco alla chiamata di Mosè e alla rivelazione del Nome, dalla manna, un pane che domanda, ai tuoni e fulmini che introducono una silenziosa piccola parola di Dio, dalla festa dello Yom Kippur al delicato tema dell’essere ospiti sulla terra, dall’unico culto per il nativo e l’emigrato al rifiuto dell’idolatria e l’adesione al Dio uno e unico, dal rispondere all’amore amando Dio al pressante invito a scegliere la vita…
Nelle Appendici (pp. 365-379) si trovano le traslitterazioni (?) dall’ebraico, il glossario (con una vocalizzazione semplificata non scientifica), l’onomastica in due colonne come è espressa in ebraico (semplificato) e in italiano e, infine, l’indice degli autori e delle autrici.
Opera preziosa, ricca di spunti interpretativi e modello di un approccio sereno e dialogante ai testi biblici da parte delle due grandi tradizioni religiose sorelle dell’ebraismo e del cristianesimo.
MARCO CASSUTTO MORSELLI – GIULIO MICHELINI (edd.), La Bibbia dell’Amicizia. Brani della Torah/Pentateuco commentati da ebrei e cristiani. Prefazioni di Papa Francesco e Avraham Skorka, ed. San Paolo, Cinisello B. (MI) 2019, pp. 384, € 30,00, ISBN 9788892217072.