La traduzione del n. 181 di Cahiers Évangile (settembre 2017) arricchisce il pubblico italiano con i contributi di Camille Focant, docente emerito di Esegesi del Nuovo Testamento (1946- ) all’università di Lovanio. Avendo all’attivo ben due commentari maggiori al secondo Vangelo, egli riesce a sintetizzare in questo contributo – cinque chiavi di lettura – un’interpretazione più ricca di un Vangelo non sempre apprezzato, almeno fino a poco tempo fa.
L’autore sfrutta il metodo narratologico e, dopo aver presentato in modo generale il Vangelo di Marco (pp. 7-20), ne offre un quadro narrativo generale (pp. 21-40) a partire da come esso inizia (prologo), e da come termina (finale breve in 16,1-8).
Focant vede nell’episodio della trasfigurazione (9,2-9) una prolessi anticipatrice che colma anche la mancanza di cristofanie pasquali in Mc. La passione dei discepoli adombrata in Mc 13,9-13 anticipa quella di Gesù, così come l’unzione di Betania (14,2-9) ha valore prolettico ed ermeneutico più generale. Il problema per Mc è quello di integrare passione, sofferenza e croce di Gesù con la sua risurrezione.
La trama del Vangelo e la cristologia di Marco (pp. 41-62) vedono una trama di risoluzione e una di rivelazione.
Trama di risoluzione: dal prologo viene annunciato che la missione di Gesù è quella di liberare gli uomini dagli spiriti immondi e il suo battesimo nello Spirito lo abilita ad una prassi liberatrice, con esorcismi e guarigioni varie, che disturba le autorità religiose costituite. Su questa trama si srotola tutto il vangelo.
Trama di rivelazione: Cristo viene rivelato sotto la croce e, nello stesso tempo, vince la morte con la risurrezione. Gli attori del vangelo si rapportano a Gesù con vari atteggiamenti e terminologie. La cristologia marciana è espressa nei titoli analizzati da Focant: Figlio dell’uomo (che però soffre, rispetto alla visione tradizionale) e Figlio di Dio (riconosciuto dal centurione sotto la croce). In sostanza, Gesù resta però l’Inafferrabile, sempre oltre i titoli con i quali ci si rivolge a lui.
Se ci si domanda se la Legge sia una buona notizia in Marco (pp. 63-84), si deve rispondere in modo ambivalente. Essa non è malvagia in sé, ma può portare a difendere una purità legale difensiva e oppressiva dell’uomo, mentre la prassi di Gesù è guidata da una volontà di purità “offensiva”, inclusiva. Partendo da una santità personale, con un’azione di irraggiamento Gesù include tutti coloro che si aprono a lui.
Se il trattato della Mishnah, Kelim 1,1-3 riporta le fonti dell’impurità in modo progressivo (dalle cose che comunicano impurità rituale per contatto di superficie fino alle persone, ai loro flussi, all’impurità cadaverica) e in Kelim 1,6-9 descrive gli undici gradi di santità progressiva a partire dalla terra di Israele fino al Santo dei santi, Gesù sintetizza le sue regole nei dieci comandamenti e si concentra sul cuore, sull’intimo. Le sue regole mirano a impedire che l’impurità esca dall’intimo verso l’esterno, poiché la purità rituale riguarda l’intimo della persona, la sua fede e la sua confessione di Gesù. Le regole d’impurità rituali di Gesù sono inclusive e permettono l’ingresso nel regno di Dio ai pagani e agli impuri.
Le differenze enormi di partenza che dividono Gesù dalle autorità giudaiche possono essere descritte anche in un altro modo. Il valore centrale per gli uni è la santità di Dio, per Gesù la misericordia di Dio. Questo è simbolizzato, per gli uni, nella creazione e nel suo ordine, per l’altro, nel regno di Dio. Le implicazioni strutturali, per gli uni, sono un sistema di purità rituale molto forte con tendenza all’esclusione, per l’altro, un sistema di purità più debole, tendente all’inclusione. La strategia è di natura difensiva, per gli uni, offensiva, per l’altro. La legittimazione, infine, è trovata, dagli uni, in Es, Lv, Nm e Dt, per l’altro, in Gen e nei Profeti.
Per Gesù la Legge è buona notizia, ma a certe condizioni. Essa è fatta per l’uomo e non per sottometterlo; è meglio trasgredirla, se si deve fare il bene. Va essenzializzata nel Decalogo, viene abrogata nei suoi aspetti rituali, in ciò che ha di esteriore ed escludente. Per essere buona notizia, la Legge deve essere sottomessa al vangelo del regno di Dio e alle sue chiavi di interpretazione della vita.
Il Vangelo di Marco sottolinea l’opera di Gesù per arrivare a fare del tempio (hieron) e del santuario (naos) una casa di preghiera per tutte le nazioni (notazione del solo Marco in 11,17) (pp. 85-106). Molte parabole, le dispute gerosolimitane e il gesto provocatorio e profetico della purificazione del tempio tendono ad attuare non tanto la distruzione del tempio, ma l’erezione di un santuario di preghiera aperto a tutti. Lo squarcio del velo (quello interno, probabilmente) del santuario al momento della morte di Gesù (15,38, “fu squarciato/eschisthē”, passivo divino probabilmente) esemplifica il fatto che ormai è nel corpo morto e risorto di Gesù che gli uomini possono accedere liberamente a Dio.
Nel codice architetturale di Marco si vede come Gesù passi progressivamente dal tempio alla casa, passando sempre più dalla sinagoga al luogo intimo della casa. Gesù però è sempre di passaggio, mai stabile (neppure nella tomba).
Il senso della passione (pp. 107-126) è raggiunto da Focant servendosi di tre racconti secondari presenti in Mc 14. Se uno strato letterario A inanella racconti fondamentali della passione, in sé coerenti e successivi l’uno all’altro (così seguendo le indicazioni del commentario di V. Taylor), una serie di racconti secondari (strato B), non essenziali alla trama, offrono invece elementi ermeneutici fondamentali. Focant ne analizza tre.
L’unzione di Betania (14,3-9) anticipa proletticamente l’unzione (mancata) del corpo di Gesù e l’attenzione a “fondo perduto” per il suo corpo “perduto” attuato dalla donna di Betania avrà valore evangelico universale (anche se purtroppo non ricordato molto, a dispetto del tradimento di Giuda, annota Focant).
L’ultima Cena (14,17-25) si pone come banchetto di alleanza nel corpo e sangue donato da Gesù, in parallelismo antitetico con il pasto di anti-alleanza e di morte, vera parodia e antitesi perversa dei valori del vangelo, attuata nel banchetto imbandito da Erode Antipa con la decollazione macabra ed esibita di Giovanni Battista (6,14-29).
L’agonia del Getsemani (14,32-42) mostra la preghiera di Gesù e – unica volta – i suoi contenuti legati ai suoi sentimenti intimi. Pur aborrendo con angoscia e tristezza la morte che si avvicina, Gesù riesce a integrare la sua volontà con quella del Padre.
Il sonno dei tre discepoli presenti non solo alla trasfigurazione di Gesù ma ora anche alla sua de-figurazione, simboleggia la lontananza del loro stato spirituale da quello che invece regge il dono generoso che Gesù fa della sua vita.
Bel quaderno biblico, che fa conoscere anche in Italia un grande studioso del vangelo marciano.
CAMILLE FOCANT, Il Vangelo di Marco. Cinque chiavi di lettura (Temi biblici 14), EDB, Bologna 2019, pp.136, € 17,00, ISBN 978-88-10-22514-1.