Rut, storia di una perla

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Laureata in Lettere Moderne a Urbino e addottorata in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana, Ester Abbattista (nata nel 1961) fa parte dell’Associazione Pubblica di Fedeli – comunità di vita consacrata Cenacolo Missionario Comboniano. Profonda conoscitrice del mondo ebraico con studi all’Università Ebraica di Gerusalemme, insegna sacra Scrittura alla Pontificia Università S. Anselmo di Roma e alla Pontificia Università Regina Apostolorum, oltreché in altri Istituti accademici italiani.

La perla e il dialogo

La collana in cui è inserito il volume porta il nome di un albero – il melograno – i cui frutti, forniti di numerosi chicchi, sono gustati appieno solo se mangiati nell’insieme del loro contenuto. Il frutto del melograno è diventato simbolo potente di pluralità e di ricchezza ermeneutica per culture e religioni.

I volumi della collana hanno una struttura costante: dopo aver inquadrato il personaggio in una dimensione teologica, si fornisce una descrizione generale del modo in cui esso è stato recepito nella letteratura ebraica e in quella cristiana, e si offre un’antologia commentata di testi scelti per la loro bellezza e la loro dimensione dialogica.

La collana ha, quindi, un duplice scopo: offrire un’idea della ricchezza ermeneutica delle due tradizioni interpretative, mostrandone aspetti poco noti e suggestivi, e far comprendere come fra di esse vi sia stato un lungo e fecondo rapporto osmotico più che una precoce e netta divisione.

Secondo un’antica interpretazione ebraica, la vicenda della giovane e straniera moabita antenata del re Davide ricorda il processo di formazione di una perla.

Il mollusco, avvertito il pericolo della presenza di un corpo estraneo dentro la conchiglia, secerne una sostanza uguale a quella di cui è formata la conchiglia. Con essa avvolge il granello di sabbia, che vi si è depositato, dando vita alla perla. Proprio quella estraneità impreziosisce il tutto.

In un certo senso Rut è quel granello di sabbia, diverso ed estraneo rispetto alla conchiglia; ma proprio questa sua permanente estraneità (lei sarà sempre “Rut la Moabita”) fa sì che la storia vada avanti, che anche per Davide ci sia una genealogia e che, soprattutto, il popolo porti in sé un messaggio di bontà, di vita e di salvezza per tutti i popoli della terra.

Il libro della studiosa, come è sottolineato dalla Prefazione di Noemi Di Segni – attuale Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane (pp. 9-12) –, intende contribuire al dialogo sereno e arricchente fra il mondo cristiano e quello ebraico, che sia scevro da ideologie di sopraffazione, estraneità totale, volontà di sostituzione.

Il libro e le tradizioni interpretative

Abbattista presenta, dapprima, come il libro di Rut sia trattato nella letteratura ebraica e cristiana antica (pp. 17-44). La studiosa descrive il testo e le versioni antiche, il posto occupato nel canone ebraico – nel contesto dei cinque Rotoli e in quello della Bibbia Ebraica. Nel libro di Rut si sottolinea il legame con Moab, il dovere di assicurare una progenie e il tema della carestia con la presenza del ritorno di tre donne. La Settanta e il canone cristiano presenta un legame narrativo con il libro dei Giudici e 1Samuele. Rut è posto nel mezzo.

Il testo tramette un forte messaggio sul tema del ḥesed/amore fedele e fornisce una genealogia al re Davide che comprende, in maniera inaspettata, una progenitrice straniera.

Si ricordi che, nel Deuteronomio, era ordinato che un moabita non potesse far parte del popolo di Israele neppure dopo dieci generazioni, fornendone la motivazione: «L’Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore. Non vi entreranno mai, perché non vi vennero incontro con il pane e con l’acqua nel vostro cammino, quando uscivate dall’Egitto, e perché, contro di te, hanno pagato Balaam, figlio di Beor, da Petor in Aram Naharàim, perché ti maledicesse» (Dt 24,4-5).

L’autrice ricorda poi, brevemente, la figura di Rut come è considerata nella tradizione ebraica e in quella cristiana.

Flavio Giuseppe introduce molte varianti e omissioni, come pure il Targum del libro di Rut e il Midrash Rut Rabbah. Se, nella tradizione ebraica, Rut diventa il prototipo del proselita, nel Nuovo Testamento e nella tradizione patristica, rappresenta la Chiesa proveniente dalle genti.

Rut e la genealogia

Nei capitoli centrali del volume (pp. 45-140) Abbattista commenta il testo biblico. Si parte dal tempo della carestia, nei giorni in cui giudicavano i giudici. Di chi la colpa? – si domanda l’autrice.

La ricerca di pane nel paese di Moab produce morte (del marito e dei figli di Naomi). Viene presa la decisione di tornare, con la scelta di Rut di rimanere “incollata” alla suocera, con la promessa di seguirla in tutti gli aspetti della sua vita, connotazione religiosa compresa.

L’ingresso in Betlemme mette in agitazione la città. Segue un capitolo dedicato a Rut e Boaz: la mietitura, il primo incontro nel campo, il pasto e il ritorno di Rut da Naomi.

La notte sull’aia mette in campo i due istituti giuridici del goel e del levir. Sono rispettivamente il riscattatore dei beni andati perduti per povertà o altra cause e colui che doveva sposare la moglie del fratello che fosse morto senza lasciare figli.

Nel caso di Boaz i due istituti verranno abilmente interconnessi, coinvolgendo i beni di Naomi e della sua vedovanza con la necessità di “comprare” anche Rut insieme al campo andato venduto per necessità.

I fatti sono narrati nell’incontro con il parente più prossimo alle porte della città, dinanzi a testimoni, e con la scena del sandalo connessa all’istituto del levirato.

Al rifiuto del parente più prossimo di comprare campo e Rut, subentra Boaz che, sposando Rut, genera Obed, da cui nascerà Iesse, il padre del futuro re Davide.

Il libro di Rut termina fornendo una genealogia/toledot al re Davide a partire da Peres, figlio di Tamar e Giuda.

Il Targum offre un’esplicitazione della maggior parte dei nomi.

Nel Midrash Rut Rabbah sembra che l’estraneità di Rut, il suo essere una moabita – con tutto ciò che questo comporta –, sia accolto e ri-compreso come l’“alterità” necessaria (“l’altro luogo”) che permette la venuta del Messia.

Il Midrash si conclude con la storiella di un re e una perla. Le genealogie narrate costituiscono un tassello che fa parte di un racconto in cui ogni singolo nome/personaggio fa avanzare la storia di Dio con il suo popolo.

All’interno di questi nomi e di queste storie vi sono delle “perle” come Abramo, Davide e, prima ancora, Rut. Nessuna di queste perle potrebbe essere tale senza una genealogia, una storia, un passato e – in forza di questo – un futuro.

Rut rappresenta la genealogia mancante del re Davide. È come se la narrazione biblica non fosse a sé sufficiente per brillare e per preparare la strada a colui che “sul trono” regnerà per sempre, il Messia davidico.

Anche Davide ha bisogno di radici, di una storia che lo vincoli per sempre al suo popolo e al suo Dio – scrive l’autrice. Se si comprende questo particolare e la sua importanza, allora si può capire perché per Matteo è fondamentale dare inizio al suo Vangelo fornendo la genealogia, la storia di Gesù e ancorandola non solo al suo popolo e alla sua storia, ma anche a quelle donne straniere come Tamar, Racab e Rut che di questa storia fanno parte in tutta la loro estraneità e alterità.

Alterità feconda

La storia di un’ostrica perlifera fa capire il significato della presenza di Rut nei testi biblici. Rut afferma di essere una straniera e Boaz la definisce una donna di valore (un termine che di solito allude alla forza militare, bellica). È il valore di una donna capace di fare breccia tra due muri.

Alle pp. 161-162 sono fornite le traslitterazioni, mentre alle pp. 163-166 viene riportata la bibliografia.

Grazie all’impostazione metodologica della collana, si capisce l’importanza del libro di Rut e delle interpretazioni ebraiche e cristiane per far proseguire un dialogo interpretativo che costruisca ponti e non muri fra due mondi che si intrecciano inestricabilmente, dove l’alterità è necessaria alla vita e all’autocomprensione della controparte.

  • ESTER ABBATTISTA, Rut, storia di una perla. Prefazione di Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Il Melograno. Personaggi biblici nell’esegesi ebraica e cristiana 5), Ed. San Paolo, Cinisello B. (MI) 2024, pp. 176, € 18,00, ISBN 9788892244603.
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